«Semplificazione contro complicazione». «Squadra unita contro una coalizione disomogenea e in futuro litigiosa». «Rispetto contro mancanza di rispetto».
A tre giorni dal voto Matteo Bianchi va a sottolineare le «grandi differenze che sussistono tra lui d Davide Galimberti, differenze che i cittadini devono conoscere perché sono rilevanti per il futuro di Varese».
Si parte da un concetto: «Che si potrebbe chiamare “progetto affari semplici”. Perché? Perché è una risposta a una giunta uscente e a un candidato sindaco che quando parlano lo fanno sempre al futuro: progetteremo, faremo, inaugureremo…Sembrano sempre guardare un puntino lontano, dimenticandosi che fare il bene di Varese significa guardare al presente e alla risoluzione dei problemi più immediati. E quindi significa scegliere chi si pone come garante della concretezza, come il facilitatore di cui la Città Giardino ha bisogno. Serve prima di tutto partire dalle situazioni ordinarie e costruire una base solida: solo poi si è in grado di pensare al futuro e non cadere nel tranello di una finta funzionalità fine a se stessa».
Il discorso si allarga alla sensibilità politica: «Noi ci siamo presentati a queste elezioni con 5 liste a sostegno, Galimberti con 8. Ognuna delle nostre liste ha una sensibilità individuale, ma è accomunata da un insieme di valori coerenti e precisi: la famiglia, la tutela dell’occupazione senza guardare all’assistenzialismo, la sicurezza, l’identità. Ciò mi consentirà di creare una squadra di governo competente e capace di marciare in un’unica direzione, dietro a un sindaco che gode di consenso unanime».
«Invece dall’altra parte si rischia la “guerra” - continua il candidato del centrodestra - È già successo nel 2016: appena eletto Galimberti, ci sono stati allontanamenti, dimissioni, sostituzioni e rimpasti. Le sue otto liste odierne hanno visioni opposte su molteplici temi e quindi Varese corre ancora una volta il rischio di litigi tra eletti per ottenere poltrone o far valere punti programmatici così disomogenei, piuttosto che guardare al bene della città»
Infine c’è un’altra aspra critica al sindaco uscente. Stavolta comunicativa: «Galimberti non mi ha riconosciuto come suo avversario e questo è davvero triste. Quando si rivolge a me pubblicamente, spesso mi chiama “il candidato sindaco del segretario nazionale della Lega”, invece che chiamarmi per nome e cognome come sarebbe normale fare. Si tratta di un modo per screditarmi che dimostra come a lui non interessi rispettare le persone ma solo mantenere il cadreghino».














