Il primo gol da professionista contro il Padova e il primo che fa vincere la squadra, contro la Virtus Verona. Si può scegliere quello che scatena le emozioni più forti? Dalla risposta di Niccolò Pierozzi si capisce molto di più lui, quasi quanto da quel suo ardore in campo.
«Il secondo - dice a Stadio Aperto -perché ha mosso la classifica. Nell'ottica di squadra. Il primo poi magari me lo ricorderò di più». Quel senso della squadra che la Pro Patria plasma in maniera sistematica, trapela dalle parole di questo giocatore che già si sente a casa, spiega. Alberto Armiraglio gli scrive: domenica scorsa sembravi Carmelo Dato. Un complimento che Niccolò deve studiare assieme alla storia della Pro Patria: «Che però conoscevo. Sono stato felice di venire qui. Il gruppo mi ha accolto, dopo due mesi è come se sempre fossi qui, facessi parte di questa grande famiglia». Ha legato molto con Stanzani, che già conosceva, ma in realtà si confronta con tutti, a partire dai più esperti: «La parte saggia dello spogliatoio, ma sono anche i primi a scherzare».
Anche se questo ha allontanato un ventenne da casa. E dal fratello gemello Edoardo. Cresciuti insieme a pane e Fiorentina, ora sono lontani, anche se si sentono sempre. Quando il fratello, nell'Alessandria, ha segnato contro i biancoblù, Niccolò l'ha sgridato, racconta sorridendo: «Eh no, un gol contro di me, no». Un rapporto bellissimo, quello tra i due, che appunto tutto hanno fatto insieme, eppure sono diversi sul campo.
«È vero, io ho girato più ruoli e ora mi sto specializzando sull'esterno di centrocampo, ma la duttilità fa parte del mio modello di essere giocatore». Si è espresso alla Fiorentina, nella Primavera, stagioni super anche dal punto di vista delle soddisfazioni e che hanno portato pure a indossare la maglia della nazionale.
Si stupisce, Niccolò, apprendendo che a Busto Arsizio ci sia uno zoccolo duro di tifosi viola: si vede che era proprio un segno. Unica ombra, ora che i tifosi sono potuti tornare allo stadio: fa un po' male non vedere gli spalti pieni, a partire dalla curva. «Non mi permetto di giudicare, però ci piacerebbe vedere i tifosi lì, non cantare da fuori... È un invito». Gli ultrà infatti non sono mai entrati, una posizione che si lega alla questione Green Pass.
Così si rivolge ai bustocchi: «Se venite allo stadio, vi divertite. E più siamo più ci danno la carica per vincere». Poi tutti dicono che Niccolò sia tra i giovani che sono venuti qui a farsi le ossa: vuoi mettere la gioia di vederlo alla prova qui e un giorno magari poter dire «Che campione, quel Pierozzi. Io l'ho visto giocare da ragazzo allo Speroni».
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