Biologa, dirigente, moglie, madre, un interesse alla comunità che si manifesta anche prima dell’incarico amministrativo di esordio (ovvero quello di assessore alle Politiche sociali nel 2011). In una parola, donna: Margherita Silvestrini, candidata sindaco del centrosinistra a Gallarate, pone anche questa riflessione nell’ambito della campagna elettorale in corso. Un sindaco donna, nei più grandi Comuni del Varesotto non c’è.
«Penso che i tempi siano maturi perché ciò accada - afferma Silvestrini - Il valore aggiunto non è certo svolgere una politica di genere, bensì unire e fare tesoro delle energie che ci sono, trovando le risposte insieme». In altre parole, fare squadra, dove questo passa da un altro concetto imprescindibile, vale a dire responsabilità.
Un percorso e il cambiamento
Una convinzione e un approccio che scaturiscono da un percorso di vita. Silvestrini è nata a Cortona, in provincia di Arezzo. Si è laureata con il massimo dei voti in Scienze biologiche, dopo la maturità classica, e subito si è immersa in esperienze professionali differenti, che l’hanno portata in diverse città d’Italia.
«Amo il cambiamento – confessa – non mi spaventa affatto, anzi mi sollecita la novità. Già dopo il Liceo classico, ho scelto una facoltà scientifica, seguendo poi l’indirizzo di Microbiologia diagnostica. Ho svolto il tirocinio nel laboratorio ospedaliero, poi ho partecipato quasi per gioco alla selezione di un’azienda». Selezione, a Roma, che supera brillantemente e si apre così un nuovo percorso per lei, in tutt’altro settore.
«Una crescita professionale interessante – spiega – Lavoravo non in un ambito tecnologico, ma applicativo. Progettavamo cioè sistemi applicativi per le grosse industrie». Non sarà l’unico cambiamento, ad esempio a livello professionale la chiamerà il settore bancario. Ma intanto accade qualcos’altro, l’incontro con il futuro marito, due toscani le cui vite si incrociano in vacanza sulle Dolomiti.
«Ci sposiamo dopo sei mesi che entrambi lavoriamo – osserva – Lui era laureato in Economia. Io lavoravo a Milano, lui a Viareggio. Facevo la pendolare, il fine settimana tornavo a casa. Poi mi sposto a Firenze, ma devo viaggiare comunque, finché abbiamo il primo bimbo nel 1990. Dopo la maternità, torno a Firenze ma mi trasferisco a Cortona, quindi è mio marito a spostarsi».
Una tregua nel pendolarismo che segna insomma l’avvio della vita di coppia: «Affrontato non con leggerezza, non sarebbe giusto dire così, piuttosto senza farsi soggiogare dalla fatica». Finché il percorso professionale chiamerà entrambi a Milano e il secondo figlio nascerà nel 1998 a Gallarate, dove si decide di abitare.
Non c’è una ricetta, precisa, nell’aver conciliato i tempi di lavoro, vita e interessi: «Nasce da una condivisione profonda di valori e dal rispetto dell’altro innanzitutto. Noi abbiamo interessi diversi, ma un profondo rispetto reciproco appunto».
Allenarsi alla cosa pubblica
In questo segmento importante di vita, però, non manca la politica nel senso più ampio del termine: «L’impegno attivo sarà più avanti – conferma Silvestrini – Ma la mia storia fin da adolescente è stata nel segno di Azione Cattolica e poi della Rosa Bianca. Mi allenò a occuparmi della cosa pubblica, a quel pensiero di responsabilità che mi ha visto anche sempre esposta agli impegni di rappresentanza, ad esempio come genitore. Io sono cresciuta pensando così, che sia un grave errore non occuparsi di ciò che accade e ritenere che ciò che non tocca il mio metro quadrato di giardino non mi riguardi».
Nel 2011 la svolta della politica attiva. Margherita Silvestrini – che si era iscritta al Pd, appena fondato – viene chiamata come assessore alle Politiche sociali di Gallarate. «Ho chiesto qualche giorno per rifletterci e ne abbiamo discusso in casa – osserva – poi ho dato la mia disponibilità. Un assessorato che dovrebbe ispirare ogni azione amministrativa, tutti gli altri settori. Ho subito organizzato la prima riunione con il terzo settore per interagire con una serie di realtà che sono antenne a loro volta, non solo dei bisogni e delle esigenze».
Silvestrini entra nella giunta per le quote rosa, crede di aver dovuto dimostrare di più in quanto donna? «Io so quanto ci ho messo – risponde – non so se ho dovuto faticare di più. Non mi sono mai dovuta conquistare le cose con i denti, sgomitando o facendo fuori gli altri. Credo che la lealtà valga prima di tutto nella vita e il riconoscimento che ho ottenuto sia stato alle capacità espresse, indipendentemente dal genere». Il che non vuol dire che non si imponga una riflessione proprio sulla presenza femminile in politica e su ciò che può dare.
Anche per questo motivo, Silvestrini è scesa in campo ora come candidata sindaco, in un territorio appunto con pochissime “prime cittadine” e comunque non nei Comuni più grossi. «La politica – afferma – non viene da me intesa come espressione di intenti o buoni propositi, bensì come capacità di dare risposte concrete alle necessità che si delineano. Io sono stata assessore sì, ma anche all’opposizione per cinque anni e se c’erano scelte condivisibili, non ci siamo tirati indietro. È importante la capacità di ascoltare. Questa, assieme alla capacità di fare squadra, secondo me è una caratteristica molto femminile».
Responsabilità è ugualmente concetto chiave in questo discorso: «Riconoscere l’errore, ammetterlo anche quando non ti coinvolge direttamente ma è di un tuo collaboratore, come pure riconoscere l’esito positivo raggiunto dal tuo team, nelle persone che lo compongono -osserva e continua – La politica deve unire, non dividere, lo ribadisco. E a chi mi chiede appunto se un sindaco donna voglia realizzare una città a misura di donna, io rispondo di no: significa fare attenzione a bambini, famiglie, giovani, anziani. Politiche, quindi, attente ai bisogni di tutti. Ascoltare e sintetizzare».
Prendendo poi le decisioni con questa visione. Pone alcuni esempi concreti: «Quando scelgo di arredare un parco, devo tenere conto del fatto che è un’area frequentata da una pluralità di soggetti, oltre l’aspetto immediato. O spostandoci all’aeroporto, penso che Gallarate non debba andare solo lì a interrogare Sea per capire cosa può darci, bensì come lo sviluppo possa essere d’aiuto. Non dobbiamo chiudersi, piuttosto ritagliarci uno spazio da protagonisti, mentre oggi siamo tagliati fuori da tutte le partite, anche Accam lo dimostra».
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