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Eventi | 16 maggio 2021, 20:21

Il tessile è vivo a Busto e chiama anche il turismo industriale

Con la presentazione del libro di Jacopo Ibello al Museo del Tessile si chiude il Ba Book e si apre una nuova strada da percorrere. Il sindaco Antonelli: «Al centro della nostra mentalità il lavoro». La vicesindaco Maffioli al Fai: «Scriviamo una pagina nuova»

Jacopo Ibello e Manuela Maffioli

Jacopo Ibello e Manuela Maffioli

Il tessile ha permeato la cultura di Busto Arsizio e del territorio, ma è ancora vivo e guarda avanti. Anche attraverso il turismo, che rappresenta un alleato importante.

Così nel finale del Ba Book confluiscono economia, letteratura e arte: nella sala conferenze del Museo del Tessile il festival del libro abbraccia anche le giornate Fai, con la presentazione della “Guida al turismo industriale” di Jacopo Ibello (Morellini Editore).

Geografia del made in Italy

Una geografia del made in Italy, come lo stesso autore l’ha definita nel corso della presentazione con la vicesindaco Manuela Maffioli. Quest’ultima ha messo in luce appunto il legame con la cultura, senza che ciò significhi fermarsi al pur importante “ieri: «Oggi molte imprese tessili esportano all’estero, in tutto il mondo, il nostro tessile è vivo».

Nella guida, circa 250 luoghi da Torino alla Sardegna e in provincia di Varese spiccano dieci siti. Osserva Ibello: «Ci sono luoghi industriali del passato, come questo, il Museo del Tessile, edifici conservati per valore storico e magari come altre funzioni». Qui ad esempio, nell’ex Cotonificio Bustese si è aperto alla cultura, all’arte che si collega anche al tessile stesso, come la fiber art. Nel libro spicca poi un altro cotonificio, il Cantoni, che ospita l’università Liuc nella sua nuova vita. Ma turismo industriale significa anche entrare nelle aziende, dunque nei musei di impresa e negli archivi.

Maffioli ha inoltre ricordato Miva, la rete museale della provincia che vede il Museo del Tessile capofila, ma presenti anche Volandia, il Museo dell’Industria e del Lavoro del Saronnese, poi di Agusta, e ancora Motocicletta Frera, Fisogni di Tradate, Pipa di Brebbia, Flaminio Bertoni.

Il turismo, nuova risorsa. Con scoperte avvincenti: «Chi arriva  a Busto può vedere la cupola di Santa Maria ed ecco che questo lo riporta anche a Crespi d’Adda» auspica Maffioli. Come si ferma  in città a pranzo, a fare shopping, scopre che c’è un evento culturale da seguire.

I turisti industriali non vogliono solo vivere il passato, ma anche «scoprire cosa sappiamo fare oggi» avvisa Ibello. Che dovendo scegliere un luogo particolarmente affascinante, parte dalle miniere. 

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Il presidente della delegazione del Seprio del Fai Alessandro Iannello ha sottolineato: «L’archeologia industriale è un patrimonio di cui il Sud della provincia, in particolare Busto, è ricchissimo e queste giornate Fai hanno permesso di scoprire o riscoprire luoghi che abbiamo sotto gli occhi. È stato apprezzato e ringraziamo per questa opportunità».

Passato e futuro

«Noi contiamo nel Fai come partner – ha rilanciato la vicesindaco – per scrivere una pagina nuova». Il sindaco Emanuele Antonelli, che è anche presidente della Provincia, ha detto: «Sono contentissimo dell’affluenza, è stata una ripresa che ha fatto bene a tutti. La provincia e Busto sono fatte di persone che come mentalità hanno prima di tutto il lavoro». E ha aggiunto: «Penso alla Milani, io ho avuto la fortuna di vederla quando era ancora utilizzata. Mi avete fatto sognare quando avete parlato di turismo e i numeri che può portare. I 150mila visitatori a Volandia sono un piccolo miracolo, fatto dai cittadini lombardi  e da un cittadino bustocco qual è il presidente Marco Reguzzoni».

Ecco perché il futuro può offrire spiragli interessanti, tanto più dopo questo oscuro periodo. «Se gli antichi sapevano costruire aziende belle come le ville non possiamo derogare da quello che facevano – ha detto Francesca Boragno, storica libraia - Non sarà la pandemia a fermare tutto. Dobbiamo pensare però anche noi lombardi che con la cultura si crea lavoro». Pronunciando anche una parola magica per il Paese e per la città, il liberty.

Come un altro filo viene citato, quello che conduce a Malpensa, aeroporto orgogliosamente fondato dai bustocchi, e agli aerei che hanno avuto bisogno anche del nostro tessile.

Lavoro e cultura, il legame è ribadito dai tempi attuali, nonostante la pandemia, attraverso le innumerevoli iniziative di cultura diffusa. Insomma, Busto non ha nulla da invidiare alle metropoli, manca forse la consapevolezza di tutto ciò che ha: «Il vero patrimonio è il mondo dell’associazionismo, quello che dietro sostegno, stimolo, cabina di regia, messa a disposizione degli strumenti da parte dell’ente pubblico, è il valore aggiunto. Va promosso anche fuori dalla città».

Marilena Lualdi

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