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Territorio | 21 gennaio 2021, 09:37

Besozzo. «Io parrucchiera nel cuore e nell'anima da più di 43 anni chiedo nuove regole per combattere l'abusivismo»

Lettera aperta alle istituzioni di Cornelia Patella, titolare del salone "Cornelia In": «Siamo un bene essenziale visto che possiamo esercitare anche in "zona rossa", coinvolgiamo i giovani, torniamo alla bottega come scuola di vita e facciamo in modo che anche l'emergenza Covid porti delle positività»

Besozzo. «Io parrucchiera nel cuore e nell'anima da più di 43 anni chiedo nuove regole per combattere l'abusivismo»

«Siamo un bene essenziale»; inizia così la lettera aperta alle istituzioni scritta da Cornelia Patella, parrucchiera «nel cuore e nell'anima» da più di 43 anni e titolare del salone "Cornelia In" di Besozzo.

«Il fatto che siamo un bene essenziale è stato decretato all’unanimità, tanto è vero che possiamo esercitare nonostante la zona rossa - afferma - grazie da tutta la categoria. Perché il lockdown ha acceso un occhio di bue sulla nostra professione e professionalità, troppo spesso data per scontata. Credo che il grande insegnamento di questa pandemia abbia senso, se può sfociare in qualcosa di positivo e propositivo. Durante la chiusura totale, nelle nostre case, molti clienti si sono rivolte a noi anche solo per un supporto psicologico, perché i capelli bianchi, il disordine, la poca cura di sé, spesso sono stati sintomo di un disagio, che si è sommato alla paura vissuta. E, in noi, hanno riconosciuto un referente di Ben-Essere. Sicuramente non poco».

«Esercito da più di 43 anni - continua Cornelia - parrucchiera nel cuore e nell’anima, dico “grazie”, ma credo sia il momento giusto per dare nuove regole al nostro settore. Il settore del parrucchiere funzionerebbe molto bene e sarebbe un buon servizio alla società, se non fosse che a causa di un’infinità di regole, leggi e quant’altro non riesce a sviluppare tutto il suo potenziale. Solo chi conosce a fondo questa professione, così complessa, credo possa dare una vera soluzione a tutto ciò che non funziona come dovrebbe, con suggerimenti e suggestioni, che possano trovare una proficua ricaduta legislativa. Elenco una serie di punti che, valutati con diversi rappresentanti della categoria, crediamo siano indispensabili da affrontare, affinché l’essenzialità del nostro lavoro, trovi a tutti gli effetti la sua totale utilità sociale: creare una modalità di lavoro atta a creare attività regolare e combattere l’abusivismo, formazione atta ad accrescere la cultura, l’educazione, le socialità, la professionalità dei nostri giovani (il ritorno della bottega come scuola di vita), continuità lavorativa all’interno dei negozi in modalità indipendente, creazione dell’area domiciliare regolarizzata, possibilità di seguire i meno abbienti o coloro che in periodi particolari della loro vita si trovano ad affrontare perdita di lavoro».

«E' un dato di fatto che una persona in ordine anche nei capelli si presenta più sicura verso la società - prosegue la parrucchiera besozzese - cosa serve per attivare questi punti che porterebbero ad azioni di bene comune e creerebbero un’economia circolare: flessibilità nei contratti di affitto alla poltrona, creazione di una sorta di certificazione di qualità e sicurezza, flessibilità e semplificazione dei contratti di lavoro, sgravi fiscali a quei parrucchieri che prestano il servizio ai meno abbienti, formazione interna con obbiettivi e step di controllo esterno. Credo, crediamo, che questa possa essere una bozza sulla quale lavorare insieme, per dare nuova vitalità ad un mestiere antico, che dona bellezza e molto di più, ossia quel Ben-Essere, che è necessario in ogni momento della vita, ma ancor di più quando le difficoltà sembrano schiacciarci e quindi, ad oggi, ancor di più. Gettiamo insieme le basi, affinché il Covid-19 porti con sé anche positività». 

 

Redazione

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