Bis di premi e riconoscimenti per l'Osteria del Sass di Besozzo che è stato confermato, anche per il 2021, nella Guida Michelin con menzione "piatto di qualità" e due forchette e pure nella guida Golosaria che ha assegnato la "corona radiosa" assegnate ai migliori ristoranti.
Due attestati in grado di tirar su il morale ovviamente allo chef Costantino Di Claudio e al suo staff, visto che il momento per il settore è particolarmente difficile, ma all'Osteria del Sass nessuno ha mai mollato, né nel primo lockdown né nella fase attuale. «Fare il ristoratore in questo periodo è veramente difficile - spiega Di Claudio che ama definirsi un oste - nel primo Lockdown abbiamo cercato di trovare delle soluzioni e delle idee. Dal momento che lavoro da tanti anni sulla cottura sottovuoto, ho potuto mettere a frutto questa ricerca organizzando un servizio di asporto fin da aprile e devo dire che ha avuto buoni risultati, pur con tutte le difficoltà».
Terminata la primavera e le severe restrizioni anti contagio della prima ondata, il ristorante di Besozzo ha riaperto con nuove idee, allestendo un dehors suggestivo ai piedi del Faro e senza mai rinunciare alle parole d'ordine che guidano tutti i giorni il lavoro dell'oste besozzese. «È stato faticoso riaprire a giugno - continua Di Claudio - però ci siamo adeguati a tutte le regole, investendo e anche in quel caso trovando idee nuove, per esempio tapas e drink all’aperto. È sempre molto complicato per noi ristoratori perché spesso le notizie di riapertura arrivano con pochi giorni di anticipo ed è difficile reperire le materie prime, creare un menù, senza sapere quanti clienti potranno arrivare. Non avendo continuità non basta “aprire la porta”, ma bisogna avere il tempo di fare gli acquisti di prodotti fresche, organizzare le preparazioni. Questa seconda chiusura è ancora più difficile perché si interrompe una lenta ripresa».
Cosa succederà nel mese di dicembre, periodo particolarmente delicato per la ristorazione visto l'avvicinarsi del Natale e delle festività di fine anno? «Il tutto è peggiorato dall’incertezza sulle condizioni del prossimo mese di dicembre. Noi cerchiamo di resistere, ma è disarmante per me vedere la sala vuota per mesi dopo 23 anni di impegno» conclude lo chef besozzese.