A esercenti, ristoratori e pasticceri che ieri sera hanno spontaneamente riacceso le luci dei loro locali (leggi qui), si uniscono i trenta che da tutta la provincia hanno formalmente aderito all'iniziativa del Movimento Impresa Ospitalità, coordinata in Lombardia dallo chef Maurizio Altamura.
Imprenditori che oggi avrebbero dovuto consegnare le chiavi delle loro attività al sindaco Galimberti, ma che hanno preferito scrivergli una lettera in cui rinnovano le richieste di sostegno a tutto il comparto e sottolineano la profonda crisi del settore.
«Attraverso il sindaco vorremmo simbolicamente raggiungere anche il nostro premier Giuseppe Conte – scrivono- Le chiediamo quindi la sua disponibilità a prendere in consegna la consegna delle chiavi delle nostre attività e a farsi partecipe delle nostre problematiche. Non cerchiamo aiuti personali, ma interventi di sistema a favore di tutto in comparto che possono far sopravvivere le nostre aziende che con grandi sacrifici portiamo avanti e scongiurarne la chiusura».
Gli imprenditori tengono anche a precisare che «la nostra non è neanche una richiesta di poter aprire a tutti i costi prima possibile: aprire rispettando le regole sanitarie e di distanziamento di cui si sente parlare significa ridurre drasticamente gli incassi e aumentare i costi: il preludio del fallimento. Pensiamo che aprire in queste condizioni vuol dire morire. Desideriamo tornare a lavorare ma in alcuni locali con le nuove regole non entrerebbero più di tre o quattro persone e in queste condizioni non siamo in grado di mantenere i nostri dipendenti. Il governo deve farsi carico di questa situazione, aiutarci a sopportare i costi fissi con contributi a fondo perduto e preservare le imprese e la ricchezza imprenditoriale di questo comparto fondamentale per l'economia italiana in modo che quando saremo in grado di ripartire nessuno sarà costretto a chiudere».