Il premier Conte è stato in Prefettura a Milano - dove erano presenti anche il sindaco Sala e il governatore Fontana - prima di raggiungere Brescia e Bergamo. A chi gli chiedeva perché non fosse ancora venuto nella nostra regione (è questa la sua prima visita dall'inizio dell'emergenza), Conte ha risposto così: «La mia presenza qui avrebbe creato intralcio nella fase più acuta dell'emergenza sanitaria».
Conte ha difeso la scelta di allentare le misure con molta moderazione, andando contro quelle che erano state le aspettative e le indiscrezioni circolate per parecchi giorni: «Tutti speravano di tornare presto alla normalità ma non ci sono le condizioni per farlo, ce lo dobbiamo dire in modo chiaro e forte. Stiamo facendo tanti sacrifici, non è questo il momento di mollare, di un liberi tutti. Questo governo non cerca consenso, vuole fare le cose giuste anche se ciò potrebbe scontentare i cittadini».
Sulla durissima presa di posizione dei vescovi italiani contro la scelta di continuare a celebrare la messe senza fedeli (leggi QUI), il premier ha detto che «questo governo rispetta tutti i principi costituzionali. Dispiace di creare un comprensibile rammarico della Cei, non c'è un atteggiamento materialista da parte del governo, nessuna mancanza di sensibilità. C'è una certa rigidità del comitato tecnico scientifico anche sulla base della letteratura scientifica che loro hanno a disposizione sui contagi. Lavoreremo per definire un protocollo di massima sicurezza per garantire a tutti i fedeli di partecipare alle celebrazioni liturgiche».
Confermato dallo stesso Conte il fatto che all'interno di quella che ieri era stata considerata la categoria dei "congiunti" (leggi QUI e QUI), che dal 4 maggio potranno essere raggiunti con spostamenti autocertificati, rientrano «anche persone con cui ci sono rapporti di parentela o stabili relazioni affettive: lo preciseremo nelle faq, ma non significa che si può andare a casa di amici a fare delle feste. Un quarto dei contagiati è negli appartamenti».