Rimane una sola riunione di corse per completare la stagione estiva ed è la più attesa. I motivi tecnici si sprecano: le sette corse in programma sabato 31 agosto includono infatti oltre al 68° Gran Premio Città di Varese, la condizionata per i 2 anni Premio SIRE da quest’anno in ricordo di Giuseppe Zamberletti, il varesino padre della Protezione Civile scomparso lo scorso 26 gennaio, l’handicap limitato Premio Edo e Ietta Grizzetti, e altri tre handicap di buona dotazione in memoria di Domenico Ferrero, di Carlo Panici e di Daniele Porcu.
La corsa riservata ai gentlemen riders ed alle amazzoni è un handicap in memoria di Maria Sacco, grande fantina e allenatrice scomparsa l'8 ottobre 2011 mentre si trovava in passeggiata a cavallo nei boschi di Golasecca: noi vogliamo celebrarne il ricordo attraverso le parole di chi l’ha vista sviluppare la sua passione attorno ai purosangue dal suo primo giorno d’ingresso in un ippodromo, il grande allenatore Alduino Botti. «Maria era stata segnalata e me e a mio fratello Giuseppe da un proprietario, Ettore Simonazzi - racconta - Aveva 16 o 17 anni quando venne in scuderia con il padre, grande amante dello sport, il quale era stato presidente dell’Alessandria Calcio. La ragazza era molto appassionata, montava in concorso e intendeva iscriversi al corso gentlemen. Cominciò così a venire tutte le mattine in scuderia, accompagnata dall’autista personale da Alessandria».
Alduino Botti prosegue ricordando la statura, la stoffa e anche la prima difficoltà superata da Maria: «La sua impostazione a cavallo era ben diversa ma pian pianino iniziò ad accorciare le staffe e prese la patente come amazzone. Ai tempi era difficile emergere tra i puri, doveva lottare ogni volta contro nomi del calibro di Molteni e Zaini, i quali oltre a montare bene avevano grosse possibilità ed una scuderia numerosa, dunque le consigliammo di cambiare la licenza e diventare fantino. Aveva la statura e la stoffa per riuscire. Purtroppo nel corso di una visita medico-sportiva le riscontrarono un’imperfezione cardiaca ed il padre la mandò in America ad effettuare un intervento che, perfettamente riuscito, la dichiarò guarita. Continuò così la sua carriera».
Il racconto di un grande personaggio come Alduino Botti è un viaggio nel mondo dell'ippica, e di ciò che serve per essere un fantino vincente nel galoppo. Di ciò che Maria Sacco conosceva benissimo: «Il fisico le permetteva di montare tutti i pesi leggeri. Cominciò a montare per noi, poi per Federico Regoli, Enrico Camici, Peppino Colleo e tanti altri. Si era inserita molto bene nel giro dell’ippica di quei tempi perché sapeva comportarsi a modo con i proprietari. In pista aveva una bella grinta, era fredda e non sentiva la corsa.
Per essere un buon fantino oltre a saper spingere bisogna avere la testa, bisogna farla funzionare perché al trotto puoi contare sul cronometro mentre al galoppo devi regolarti sugli avversari, non devi sbagliare a valutarli e non mollare mai la scia giusta; bisogna conoscere tutti i cavalli e le loro caratteristiche, occorre essere molto svegli e lei lo era».
Indimenticabile fu il giorno in cui fece poker a Firenze. «Maria Sacco, insieme a Jaqueline Freda, è stata una delle migliori fantine che abbiamo mai avuto in Italia - ricorda Alduino che, con il fratello Giuseppe e il leggendario padre Edmondo, fa parte della storia di questa disciplina - Ad un certo punto l’avvocato Paolo Zambelli le comprò qualche cavallo da allenare e io e mio fratello le consigliammo di smettere di montare in corsa, di fare solo l’allenatore perché al trotto le due figure possono anche coincidere ma al galoppo no, per montare bene bisogna avere la mente libera da responsabilità verso il proprietario. Ci ascoltò e continuammo a darle una mano nel suo percorso, specie quando aveva problemi con cavalli difficoltosi o discreti».
«Aveva un difetto - ricorda infine il grande allenatore milanese - non faceva mai controlli sulla sua situazione fisica: a volte mi diceva “oggi mi vedo blu, sarà forse lo stress…”. Insistevo per farle fare degli esami ma non mi ascoltava... Poi ci fu l’incidente: cadde da cavallo mentre stava facendo un percorso di cross o una passeggiata nei boschi di Golasecca ma probabilmente non fu quello il motivo della sua morte, diagnosticarono un infarto. Ha avuta una vita felice ma travagliata, ha subito anche un rapimento di sei mesi e ci ha lasciati a solo 53 anni. Continueremo a ricordarla per la persona straordinaria che è stata e a celebrarla sabato sera a Le Bettole con la sorella Sofia e la famiglia nel memorial a lei dedicato».















