L’ipertesto è un insieme di informazioni collegate tra loro in forma non lineare attraverso rimandi logici, tali da poter essere fruite attraverso molteplici percorsi di lettura personalizzati da ogni utente. Anche la nozione di ipertesto, come ad esempio quella di multimedia, ha origini piuttosto lontane e ha accompagnato buona parte della storia delle tecnologie informatiche, soprattutto nelle visioni di alcuni precursori che in largo anticipo sui tempi hanno immaginato le possibilità per avvicinare i computer alle forme di pensiero degli esseri umani.
L’organizzazione ipertestuale delle informazioni, così come il multimedia, rappresenta qualcosa di molto più intuitivo rispetto ad altre tecnologie più conosciute, come il libro stampato. Il libro va letto di norma, come ben sappiamo, dalla prima all’ultima pagina: non ha senso leggere solo le pagine pari, o quelle dispari, magari a ritroso.
Che cos’è l’iper-romanzo e a chi si deve tale invenzione letteraria
Il termine iper-romanzo è stato utilizzato per la prima volta in italiano dallo scrittore e saggista Italo Calvino, il quale all’interno del suo speech Lezioni americane – Sei proposte per il prossimo millennio, lo descrive come un luogo d’infiniti universi contemporanei in cui tutte le possibilità verranno realizzate con tutte le combinazioni possibili. Sono considerati iper-romanzi Il giardino dei sentieri che si biforcano di Borges, Se una notte d’inverno un viaggiatore dello stesso Calvino, La vita, istruzioni per l’uso di Georges Perec, Rayuela – Il gioco del mondo di Julio Cortàzar, pubblicato nel 1963. Quest’ultimo esempio è stato spesso considerato dalla critica come una sorta di contro-romanzo, il buco nero di un enorme imbuto, un appello al disordine necessario.
Si tratta di uno dei capolavori del Novecento, che getta le basi per quello che oggi viene considerato il romanzo post-moderno, tra i cui maggiori esempi troviamo autori come Thomas Pynchon, Don DeLillo, James Ballard e naturalmente David Foster Wallace. Proprio quest’ultimo attraverso la realizzazione del suo capolavoro, Infinity Jest, del 1996 si segnala per una intricata e inusuale struttura narrativa, caratterizzata da presenza labirintica di molteplici narratori e da una cronologia interna fortemente frastagliata e non lineare, dove assumono un ruolo nevralgico una notevole molte di note narrativa. Non è un caso se nel romanzo, che conta oltre mille pagine, sono presenti ben 3888 note, che a loro volta sono formate da ulteriori note. Naturalmente questi aspetti lo accomunano alla semiotica de Il nome della rosa di Umberto Eco, capolavoro dello scrittore e filosofo italiano, che fece la sua prima apparizione nel 1980, pubblicato da Bompiani.
La funzione dell’ipertesto oggi
Un ipertesto riproduce la rete di collegamenti logici tra concetti e blocchi di informazioni in modo da rispettare la naturale non sequenzialità del pensiero umano. Così concepito, un ipertesto si potrà considerare come una costruzione multidimensionale che per diverso tempo si è scontrata con i limiti intrinseci della tecnologia: esisteva l’idea ma non le possibilità pratiche di implementarla. Non è certo casuale se Ted Nelson, noto per essere convenzionalmente riconosciuto come l’inventore del termine ipertesto, lo definì nel 1965 come un testo che non può essere convenientemente stampato su di una pagina convenzionale. Questo in altre parole perché per costruire un ipertesto risulta indispensabile ricorrere alla flessibilità delle tecnologie informatiche. Il world wide web rappresenta oggi il miglior esempio riuscito di ipertesto, tanto che l’organizzazione non sequenziale delle informazioni è diventata esperienza quotidiana per ciascuno di noi. Ci sono poi gli esempi dei casual games, dei giochi che si possono praticare in modalità cloud e delle piattaforme di casinò online che sono molto praticate dagli appassionati di gambling.
Considerazioni finali
Chissà cosa avrebbe pensato un altro scrittore originale e innovativo come William S. Burroughs. Burroughs accostato al movimento della Beat Generation, ma più vicino al cyberpunk e alla narrativa fantascientifica, aveva ipotizzato una teoria molto intrigante, circa lo sviluppo e la diffusione del linguaggio umano, considerato come una forma di virus, di cui è impossibile sottrarsi, visto che crea dipendenza e assuefazione. Concetti che sono stati poi elaborati e diluiti da autori come Bruce Sterling e William Gibson, in opere di culto come Neuromante del 1984 e La matrice spezzata dell’anno successivo. Entrambi i romanzi sono al centro dell’ispirazione degli autori dello script del film Matrix (1999) giunto nel 2022 al suo quarto capitolo della saga.