Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda. Oggi raccontiamo la storia delle Tre Croci sul monte omonimo al Campo dei Fiori.
L'ORIGINE DELLE TRE CROCI POSTE SUL MONTE OMONIMO PRESSO SANTA MARIA DEL MONTE
Un Comitato varesino presieduto dal dott. Umberto Zavattari, ha provveduto a rinnovare le tre croci poste sul monte omonimo che sovrasta il paesetto di Santa Maria del Monte, sta ora studiando la sistemazione della zona circostante. Mi è stato chiesto, ma quando furono collocate per la prima volta croci sul suddetto monte?
Una stampa del 1697 raffigurante il Sacro Monte di Varese, già porta disegnate tre croci sulla cima del monte ora cosi nominato, il che vuol dire evidentemente che esse risalgono almeno a tale data. Un documento rintracciato nell'Archivio di Stato di Milano (Fondo religione, Parte antica, n° 3852) c'illumina un pochino in proposito.
E' preceduto dalla scritta: «1636 - Memoria come il suddetto anno fù fatta la fontione di piantare le trè Croci sopra il Monte alla dritta di Santa Maria e da quel tempo in quà il Monte delle tre Croci ». (Cassettone segnato A - Mazzo secondo - Numero 139).
Ma il documento, scritto con elegante calligrafia, non c'illumina del tutto poichè rivela che in quell'anno furono sì poste tre croci a Santa Maria del Monte, ma una sola sul monte che allora dicevasi «Biotto ».
L'atto proviene certamente dall'Archivio del monastero delle Agostiniane esistente a Santa Maria, come sia finito nell'Archivio di Stato di Milano non si sa. Il documento è un'anonima, poetica relazione stesa qualche tempo dopo la posa delle croci indirizzata «alla Molto Illustrissima e Molto Reverenda Madre Suor Francesca ornata di bone qualità... », delle cerimonie fatte nel 1636 per innalzare nel villaggio e zona circostante tre croci.
Le suore avevano evidentemente seguito l'avvenimento dal loro convento di clausura, ma non avevano potuto vedere quanto era stato fatto all'esterno del monastero e desideravano esserne informate.
La collocazione delle tre croci fu fatta con l'approvazione entusiastica (con gran gusto) del cardinale Federico Borromeo (se ne era già parlato con lui? Il cardinale Federico morì nel 1631), del cardinal Monti (arcivescovo di Milano dal 1632), del Molto Illustrissimo Signor Antonio Rusca, Vicario Generale delle Monache, dell'illustrissimo e Molto Reverendo Andrea Tenca, protetto e confessore delle suore e, naturalmente, di quest'ultime.
Pare che il merito principale dell'iniziativa andasse al Tenca che fu l'entusiasta suo realizzatore quand'era Prefetto e Confessore delle monache all'epoca in cui era badessa Suor Anna Francesca Orrigoni (ecco un nome da aggiungere all'incompleto elenco delle madri badesse conservato presso il monastero e pubblicato dal Minola Cattaneo.
In seguito alla bolla di Papa Leone X — 17 marzo 1593 - le madri badesse, salvo nel caso di merito o di motivi particolari, restavano e restano in carica tre anni con la possibilità di conferma).
Le croci furono collocate in venerdì ogni volta con cerimonie solenni: « con gran trionfi ».
La prima fu collocata ai margini del piazzale che si apre a levante della basilica, in un punto dominante l'ultima rampa del vialone che raggiunge il santuario. Ancora oggi in tal luogo sorge una croce consorella dell'originale che fu sostituita più volte.
La croce probabilmente di legno, fu posta prima sull'altar maggiore della basilica e il reverendo Tenca celebrò una messa pontificale con predica di un cappuccino.
Finita la Messa la croce fu portata processionalmente sul piazzale da alcuni sacerdoti seguiti da una gran folla, mentre le campane del vicino campanile suonavano a distesa e venivano sparati mortaretti in segno di giubilo.
Con gran meraviglia apparvero all'improvviso alcuni suonatori a rallegrare con la loro musica la cerimonia e si pensò addirittura che fossero: «angeli del cielo... e la montagna pareva un paradiso terrestre per il gran giubilo e consolazione che si sentiva... ».
L'apparizione di gente inattesa non riusciva un fatto nuovo per il Sacro Monte, anche S. Ambrogio quando si accinse a celebrare la messa sull'altare che aveva fatto costruire alla Vergine, si trovò accanto improvvisamente, dice la leggenda, alcuni vescovi che avevano raggiunto il luogo per ispirazione interiore.
La seconda croce fu messa, con analoga cerimonia, in cima alla torre, tuttora esistente, posta nel punto più alto del giardino delle monache, che la leggenda dice sia stata l'ultimo rifugio degli Ariani inseguiti da Sant'Ambrogio (la croce è anch'essa raffigurata nella stampa del 1697 e anche oggi la torre trasformata in una cappella, porta sul colmo del tetto una piccola croce).
La terza croce infine, fu collocata in cima al monte « biotto » (che si vuole sia l'attuale Monte Tre Croci) paragonato per la sua natura rocciosa e per la sua mole incombente, col monte Oreb ossia col monte Sinai: « che ben si può dire Montem Dei Oreb ».
Nelle croci furono poste diverse reliquie e particolarmente in quella innalzata sul piazzale a levante della chiesa. Indulgenze erano riservate a chi rivolgeva loro un cenno di saluto anche da lontano: «a salutarla appresso e di lontano ».
Secondo il nostro manoscritto nel 1636 fu dunque posta una sola croce sull'attuale Monte Tre Croci, resterebbe ora da rintracciare la data di quando furono aggiunte le altre due a simboleggiare il Calvario, ciò avvenne certamente nell'intervallo di tempo fra la data del nostro documento e quello della stampa del 1697, a meno che la notizia della posa di una sola croce sul Monte « biotto », non sia una imprecisione del nostro fantasioso, poetico e non esattissimo relatore e che già sin dal 1636 si ponessero sopra tal monte tre croci come indica la scritta posta all'esterno della cartelletta contenente la relazione.
Leopoldo Giampaolo
Post de La Varese Nascosta














