Ore 8.15 di mercoledì 6 agosto. A ottant’anni di distanza dallo sgancio dell’atomica su Hiroshima, questa mattina Busto Arsizio ha ricordato al Tempio civico il drammatico avvenimento, seguito tre giorni dopo dal bombardamento di Nagasaki.
Nella chiesetta vicino al municipio è stata accesa la candela proveniente da Assisi, simbolo universale di pace.
A compiere il gesto è stata Chiara Milani, che da presidente di Jci ha avuto modo di visitare in più occasioni il luogo della tragedia di Hiroshima. È stata lei a portare la candela da Assisi, dove si trovava al momento della morte di Papa Francesco. Numerosi e purtroppo inascoltati gli appelli alla pace del pontefice, ribaditi oggi con forza anche da Leone XIV.
Francesco, tra l’altro, inviò una lettera di apprezzamento a Jci per sottolineare l’attività di promozione alla pace del Tempio civico, fra le primissime città in Italia a ricordare la tragedia di Hiroshima e Nagasaki, anche per volontà dell’indimenticato Angioletto Castiglioni.
Presente questa mattina per l’amministrazione l’assessore Matteo Sabba: «Solo in un conflitto si ebbe il “coraggio” di fare qualcosa di così tragico che non è mai stato ripetuto – osserva –. Oggi viene a più riprese ribadito un allarme per la bomba atomica, ma non si è mai arrivati davvero a tale pericolo. Certo, l’uomo non impara mai dagli errori, lo vediamo ogni giorno sui giornali. Ma questo evento così tragico, questa grave macchia nel registro dei “buoni”, non si è mai ripetuta».
Alle 8.15 di questa mattina, in corrispondenza con l’orario dello sgancio della bomba su Hiroshima, nella chiesetta antistante il municipio è dunque stata accesa la candela della pace proveniente da Assisi, la città di San Francesco e Santa Chiara, simbolo universale di pace.
La candela viene accesa per qualche istante in occasione di ricorrenze significative: la prima è stata il funerale di Papa Francesco, seguita dal giorno di Sant’Anna, a cui è dedicato il Tempio civico.
Quello di oggi è stato un messaggio che Busto ha lanciato, ancora una volta, in un mondo che continua a dimostrarsi sordo.














