Si conclude questa sera la lunga campagna elettorale per “5 sì” ai referendum che verranno proposti ad elettrici ed elettori l’8 e 9 giugno.
Un percorso che ha visto la macchina organizzativa della Cgil di Varese impegnata al massimo. Dopo la raccolta delle firme a sostegno dei quesiti referendari, dal 25 aprile è partita la campagna elettorale che si è chiusa questo pomeriggio, in piazza Repubblica a Varese, con l’evento “In Festa per i Referendum”, a partire dalle 17 e fino alle 22.
In questi mesi l’impegno organizzativo della Camera del Lavoro di Varese è stato forte e ha coinvolto tanti sindacalisti, attivisti, volontari, esponenti del comitato referendario.
La mobilitazione in provincia di Varese ha portato a questi numeri:
- 125 i volantinaggi nei mercati all’aperto
- 71 le piazze coinvolte nei weekend
- 28 le stazioni ferroviarie in cui sono avvenuti i volantinaggi
- 30 le scuole presso le quali è stato distribuito materiale per i referendum
- 35 le assemblee pubbliche sui referendum
- 411 le assemblee organizzate nei posti di lavoro
- 400mila i volantini distribuiti nei posti di lavoro e in tutti i Comuni e della provincia
- 8 mila i manifesti che sono stati attaccati negli spazi autorizzati
Complessivamente la campagna elettorale per i Referendum ha visto la partecipazione, in provincia di Varese, di un migliaio tra sindacalisti, attivisti, volontari, esponenti del Comitato referendario.
«Siamo ormai alla fine di una campagna molto impegnativa - ha commentato la segretaria generale della CGIL di Varese Stefania Filetti - La macchina organizzativa ha retto, ci è costata molta fatica, ci siamo occupati di tutto, passando dalle assemblee cittadine per poi arrivare ai volantinaggi e agli incontri organizzati dalle singole associazioni e dai partiti, anche con lo scopo di approfondire il merito dei quesiti. I quesiti sul lavoro non erano facili da capire: era necessario un approfondimento. Ed è certo che quello sulla cittadinanza è legato a quelli del lavoro».
«Voglio sottolineare - ha continuato Filetti - la grande collaborazione con le associazioni e i partiti che hanno aderito al comitato referendario. Dal Pd, a Sinistra Italiana, dai Verdi ai 5 Stelle al Partito Comunista, a Rifondazione Comunista. E poi le associazioni: Arci, Anpi, Legambiente, le Acli… Tutti hanno fatto parte di un movimento che abbiamo fatto sul territorio in maniera ampia ed estesa. L’intento era quello di comprendere i quesiti e andare a votare, a tutti ci ha accomunato il fatto di voler andare a votare, che è la cosa più importante per due ragioni: perché l’astensionismo è pericoloso, per la democrazia, e perché dobbiamo rispondere in maniera molto chiara a chi, in questa situazione di disincanto verso il voto, che il referendum è uno strumento potente in mano ai singoli, è uno strumento di democrazia diretta.
«Le aspettative per la provincia di Varese? Difficile dare una risposta, però anche solo un mese fa, quando partecipavamo ai volantinaggi, la maggioranza delle persone era diffidente, non sapeva, perché le informazioni non era girate. Diverso era nei luoghi di lavoro, dove abbiamo solo dovuto rinfrescare le idee. Negli ultimi giorni, invece, la gente incontrata per le strade sembrava molto più consapevole e questo significa che abbiamo fatto un buon lavoro. Non è un referendum certo, ma per la provincia di Varese mi sento di dire che è passato il messaggio».