FLAVIOLIMPICO - La stella Nicolò agli albori, l'intervista di Brebbia e la domanda del mio capo: «Ma chi è Martinenghi?»

Mentre ero sul tram che mi riportava al mio hotel dopo il "bloody sunday" della scherma italiana, mi sono aggrappato alla grande prestazione di Nicolò Martinenghi con un orgoglio ancora maggiore ostentato a tutti i miei colleghi: sia perché è varesino sia, soprattutto, perché suo padre Samuele ha la "bottega d'oro", dove fabbrica oggetti di gioielleria e oreficeria, nel palazzo di via Morosini dove era nato il mio papà. L'ho ricordato a Nicolò, che si è messo a ridere. 

Insieme al collega Alessandro Pasini, che seguiva il nuoto e mi aveva detto "guarda che a Varese c'è un fenomeno", ero andato a intervistare Nicolò agli albori della carriera, quando già si capiva che sarebbe stato un vincente. Arriviamo a Brebbia e Nicolò ci sorprende, rivelandosi subito un ragazzo in gamba, sveglio, all'epoca magari un po' più timido di oggi quando, pur vincendo e rivincendo, sa esattamente cosa serve nel mondo della comunicazione. Quel giorno a Brebbia avevamo parlato anche con il suo allenatore Marco Pedoja, mentre Tete ci aveva spiegato quali erano i suoi sogni e le sue ambizioni.

Sempre Pasini mi raccontò che una volta lo vide saltare a piè pari un tavolo alto mezzo metro e questo dimostrava già quanta potenza avesse nelle gambe. Qualche infortunio di troppo ha probabilmente ritardato la sua esplosione e gli ha evitato di battere Peaty anche prima di quanto sia accaduto. Ma il tempo è galantuomo, e c'era solo da aspettare.

Ricordo infine quale fu la risposta del nostro capo di allora al Corriere della Sera quando parlammo di questa intervista, dicendo che saremmo andati a trovare Nicolò a Brebbia: "Ma chi è questo Martinenghi?". Per la serie: i grandi pronostici azzeccati.