VareseNoi vi racconta i XXXIII Giochi Olimpici e l’atmosfera parigina che li avvolge grazie alle chicche e alle punzecchiature della penna varesina Flavio Vanetti, giornalista del Corriere della Sera ,decano delle Olimpiadi con ben 15 edizioni vissute da inviato.
Buoni Giochi a tutti con il nostro FlaviOlimpico.
Che Stephen Curry, asso della NBA, non fosse un grande simpatizzante di Trump lo si era già capito quando nel 2017, dopo la conquista dell’anello da parte dei suoi Golden State Warriors, fece in modo che la squadra non andasse alla Casa Bianca per il tradizionale ricevimento che viene riservato dai presidenti in carica ai campioni.
Il campione ha però provveduto a ribadirlo e a confermarlo nella presentazione olimpica di Team Usa che si è svolta al centro stampa di Port Maillot. Una presentazione in realtà molto stringata, perché c’erano solo lui e Kevin Durant, ovvero un esordiente di 36 anni e un grande veterano che è invece alla sua quarta Olimpiade.
Durante la conferenza, a una precisa domanda su come vede una possibile candidatura di Kamala Harris alla presidenza degli Stati Uniti, Curry non ha avuto esitazioni e ha detto che si augura che questo avvenga, perché la vede portatrice di un entusiasmo che può essere molto producente in una situazione che ha definito molto interessante per il proprio Paese.
Kamala Harris è originaria di Auckland, ovvero il luogo dove i Warriors hanno giocato per tanti anni prima che si traferissero a San Francisco al Chase Center. Quindi è anche una sorta di conterranea e questo rafforza il legame e la simpatia con quella che potrebbe ottenere la nomination democratica e competere contro il rientrante Donald Trump nell’agone elettorale del 4 novembre.
Secondo Curry è importante che lei ci sia, perché a suo giudizio è portatrice di energia positiva e anche noi - ha aggiunto - «cercheremo come Team Usa di fare in modo di trasmettere tutto il nostro entusiasmo, perché gli Stati Uniti sono un Paese che ha bisogno di buone notizie, di ottimismo e soprattutto di unità».