Storie | 27 aprile 2024, 17:18

«L'ex caserma Garibaldi? Era casa nostra. Aprivamo la finestra e vedevamo un carro armato parcheggiato nel cortile…»

È una storia straordinaria quella che hanno raccontato a VareseNoi Angela e Franco, figli di Giuseppe Buccheri, penultimo colonnello a servire la patria nell'ex edificio militare: «Per entrare dovevamo esibire la carta d’identità, così come i parenti e gli amici. I compagni di scuola facevano a gara per venire a studiare da noi. Piazza Repubblica allora era circondata dalle piante ed era ancora adibita a parcheggio...». Sarebbe bello intitolare un’ala della caserma proprio a chi ha l'ha custodita con cura e amore

Angela e Franco, a destra, insieme a mamma Carla Tagnochetti e a papà Giuseppe Buccheri, il colonnello della Caserma Garibaldi dove hanno abitato nella loro casa all'interno dell'edificio militare sul lato di via Pavesi da metà anni Settanta a metà anni Ottanta

Angela e Franco, a destra, insieme a mamma Carla Tagnochetti e a papà Giuseppe Buccheri, il colonnello della Caserma Garibaldi dove hanno abitato nella loro casa all'interno dell'edificio militare sul lato di via Pavesi da metà anni Settanta a metà anni Ottanta

«L’ex caserma Garibaldi? Era casa nostra. Aprivamo la finestra e sporgendoci vedevamo un carro armato parcheggiato nel cortile…».

Per la maggioranza dei cittadini il recupero - ormai quasi completato - del fu edificio militare è notizia da annoverare tra le migliori degli ultimi anni in città: ciò che il disuso e il tempo che scorre avevano trasformato in un pugno in un occhio nella quotidianità di vecchi e nuovi varesini - un pugno tra i più “crudeli” perché sferrato in pieno centro, quasi a deturpare l’immagine di una città intera - sta per tornare a splendere come luogo di cultura e di gioventù, ritrovando al contempo la sua antica e austera bellezza.

Per una famiglia in particolare, invece, si tratta di qualcosa di ancora più grande, di un vero e proprio affare di cuore. Perché dentro quelle mastodontiche mura c’era - letteralmente - la casa dove hanno abitato per oltre dieci anni, c’era il profumo dei loro ricordi, c’era il respiro dei loro affetti.

È una storia straordinaria quella che in un giorno di inizio aprile hanno raccontato a VareseNoi Angela e Franco, figli ormai adulti di Carla Tagnochetti e Giuseppe Buccheri, colui che è stato il penultimo colonnello a servire la patria nella Caserma Garibaldi, prima che la stessa venisse dismessa e diventasse vittima di un declino strutturale causato anche dalla mal gestione della politica. 

Siamo negli anni Settanta e Ottanta, quando il presidio aveva ormai quasi solo funzione di deposito. Soldati e camion militari facevano avanti e indietro dal portone per portare o prendere capi di vestiario, armamenti, rifornimenti e tutto quanto contenevano i suoi grandi magazzini, merce destinata a equipaggiare i soldati sparsi in tutta Italia: «Un uomo entrava lì da civile e ne usciva da soldato armato di tutto punto» sorride nella memoria Franco.

In mezzo a quel via vai e in un angolo di quell’enorme complesso fatto di uffici, stanzoni e dormitori, nella parte che dà su via Pavesi, c’era appunto anche un’abitazione, destinata a ospitare gli ufficiali che avevano il compito di dirigere la Caserma: «Era una casa molto grande, dai soffitti altissimi e dalle grandi tavolate - ricorda Angela - Lì abbiamo passato la nostra giovinezza, prima di trasferirci altrove, sempre nella Città Giardino».

È questo il racconto di un’esistenza particolare, totalmente diversa da quella della generalità delle persone. Provate a pensarci: vivere in una sorta di “fortino” regolato dalle più severe regole di sicurezza... «Per entrare dovevamo passare ogni volta dal piantone, messo a guardia dell’ingresso principale: visto che il turno di guardia cambiava ogni venerdì, era quindi per noi obbligatorio mostrare la carta d’identità. Sì, per entrare in casa nostra dovevamo esibire la carta d’identità... E lo stesso dovevano ovviamente fare parenti e amici che venivano a farci visita». «Peraltro - continua Angela - ricordo che i miei compagni facevano a gara per venire a studiare da me. Un po’ più a disagio erano i primi fidanzati…».

Il loro cortile era… il cortile dell’avamposto militare, dove erano parcheggiati mezzi tra cui un grande carro armato. I loro vicini erano… i militari, non più di una decina impiegati a tempo pieno lì dentro. Il loro luogo di svago erano… le lunghe ali dell’edificio, passando per le quali Franco dava spesso uno sguardo all’affascinate deposito delle armi: «Ce n’erano di ogni tipo. E mi fa sorridere pensare che i cittadini che passavano al di là della strada forse nemmeno immaginavano che razza di potenza di fuoco fosse disponibile lì dentro».

Abitare nella Caserma Garibaldi significava anche gettare lo sguardo su una piazza Repubblica completamente diversa da quella di oggi. Inutile girarci intorno: le foto (tra cui quelle che alleghiamo al pezzo) restituiscono una visione molto più bella di quella odierna: «Era circondata dalle piante ed era ancora adibita a parcheggio». Un luogo ordinato, pulito, vissuto autenticamente dai varesini, molto lontano dalla versione “straniera” di oggi.

Tra le memorie dei due ex inquilini della Caserma c’è pure un momento particolare, anch’esso immortalato da uno scatto da loro gelosamente custodito e poi gentilmente fornito a chi scrive: era il 2 giugno del 1982 e si festeggiavano i cento anni dalla morte di Giuseppe Garibaldi. Quel giorno la loro “casa” si riempì di autorità, tra cui anche il sindaco di allora Giuseppe Gibilisco, ritratto insieme al colonnello Giuseppe Buccheri.

Presto quelle stesse porte si riapriranno per un’altra cerimonia: «La riqualificazione? Ci sembra che stia venendo bene, che si stia completando un buon lavoro. E gli spazi utilizzati dai giovani potrebbero essere la collocazione ideale della stessa Caserma. Avremmo anche un sogno nel cuore…».

A completare la frase ci pensiamo noi: sarebbe bello intitolare un’ala della caserma proprio al colonnello Buccheri. In onore a chi ha veramente trattato la Caserma Garibaldi come casa propria.

Fabio Gandini - Andrea Confalonieri

Leggi tutte le notizie di COTTON&CHAMPAGNE EVENTS ›

Cotton&Champagne Events

Cotton&Champagne nasce dalla passione di due amiche per il mondo degli eventi. Le nostre parole d'ordine? Pianificazione e creatività. Quello che facciamo è regalare esperienze da sogno, che siano matrimoni, baby shower, eventi aziendali o feste di compleanno, a Varese e provincia. Proponiamo anche consulenze mirate alla gestione di tempistiche e budget, all'immagine e all'armocromia, per coloro che sanno già come realizzare il proprio giorno speciale, ma hanno solo bisogno di un piccolo supporto per farlo.

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore