Ippica | 30 aprile 2024, 07:43

Sua maestà Gonnelli, le Bettole come San Siro: «Varese con i suoi 250 cavalli è in serie A»

Parla un'istituzione del galoppo, vice presidente dell’Unione nazionale allenatori: «Tra qui e Caravate, abbiamo alcuni dei migliori purosangue d’Italia. Di tutti i nostri 50 monitoriamo ritmo cardiaco, respirazione, la velocità e la falcata, oltre alla spinta dei quattro arti»

Marco Gonnelli e, sotto nella prima foto in gallery, la figlia Alice

Marco Gonnelli e, sotto nella prima foto in gallery, la figlia Alice

Non sappiamo se Galdino da Varese abbia mai dipinto cavalli, ma le sue figure ieratiche, affrescate nella chiesa di Santo Stefano a Bizzozero, richiamano certo il portamento altero dei purosangue che ogni mattina scendono in pista ad allenarsi percorrendo la via a lui dedicata. Loro si muovono al passo, e poco distante si scorge uno scooter dalla marmitta scoppiettante con in sella un allenatore ormai leggendario, Marco Gonnelli, che arriva in pista così, «per accorciare i tempi» e non percorrere a piedi le poche decine di metri dalle scuderie all’erba.

Gonnelli è una istituzione alle Bettole come a San Siro, è vice presidente italiano dell’Unag, l’Unione nazionale allenatori galoppo ed ex presidente della sezione varesina, senese e tifoso della Contrada dell’Istrice, e tante altre cose che ci ha spiegato tra una telefonata e l’altra e un consiglio a groom e fantini, prima e dopo l’uscita di allenamento.

«Varese per ciò che riguarda i cavalli in allenamento è in serie A, con 250 animali tra qui e il centro di Caravate, della Svicc dal 2006, con alcuni tra i migliori purosangue d’Italia, campioni che corrono anche all’estero. L’anno prossimo ci sarà il nuovo bando del Comune per la gestione dell’ippodromo, speriamo che la situazione complicata che sta vivendo l’impianto possa migliorare».

Marco Gonnelli ha incominciato a occuparsi di ippica ancora studente universitario di economia a Siena, prima nelle gare a ostacoli, poi come gentleman rider.

«Mi trovavo a Pisa, e per caso incontrai il proprietario varesino Giorgio Macchi, che gareggiava con la sua Scuderia Milena. Mi chiese di montare per lui, così nel 1992 arrivai a Varese dove celebrai anche il mio matrimonio con Monica. Dopo 15 anni come fantino, incominciai la carriera di allenatore a Varese, ma in inverno avevo cavalli a Pisa, Napoli e Corridonia. In questo momento qui alle Bettole ho 50 purosangue, dieci di proprietà del Gonnelli Team, che oltre a me e a mia moglie conta mia figlia Alice, che ci aiuta in ufficio».

La scuderia di Marco ha due giubbe, la prima è della sorella Letizia, ed è verde con una V rossa, mentre l’altra è rossa con le spalline verdi. Presto ne arriverà una terza, tutta di Alice.

Nell’ufficio delle scuderie fanno bella mostra i tanti trofei vinti, tra cui due edizioni del prestigioso “Royal Mares” di Milano, premio di Gruppo 1 per le femmine sui 1.600 metri, nel 2017 e 2018 con Musa d’Oriente montata da Luca Magnezzi, il Criterium 2014 e il Premio “Città di Napoli” nel 2015 con Avabin di Carlo Fiocchi, Il Premio “Don Vittorione”, il Premio Audi a San Siro con Amonet, la prima edizione del Premio intitolato all’allenatore Luciano d’Auria e tanti altri.

«Tra i cavalli migliori che abbiamo ora in scuderia ci sono Blu Note, un tre anni di proprietà delle entusiaste Francesca e Paola Costa, l’ottimo Amonet di Luigi Zocchi e i nostri Sopran Papavera e Faisol, un quattro anni specialista delle pista di sabbia», racconta Marco Gonnelli, che allena tra gli altri i purosangue di Zocchi e ha in pensione anche i destrieri della Polizia a cavallo.

Il trainer senese acquista i puledri di 18 mesi alle aste internazionali, li doma e li fa crescere a Varese, allenandoli gradualmente fino a portarli in gara a due anni.

«In estate incominciamo gli allenamenti alle 5 e mezzo del mattino, in inverno e a inizio primavera più tardi e capita anche di uscire verso le 10, dipende un po’ dal clima. Gianandrea Redaelli, ex proprietario della Lativa, e appassionato di rally e auto d’epoca, ci ha proposto un apparecchio, in uso in Francia, in grado di monitorare le prestazioni del cavallo in allenamento: ritmo cardiaco, respirazione, la velocità e la falcata, oltre alla spinta dei quattro arti. Lui ha brevettato un’applicazione che consente di leggere i dati sul cellulare e poi trasferirli nel computer, dove Alice si occupa di archiviarli. Questo registro dei vari parametri è molto utile per interpretarli quando per esempio il cavallo vince una gara, così si cerca di mantenerli costantemente buoni in allenamento».

A fine chiacchierata, Marco Gonnelli ci racconta due cavalli che gli hanno dato particolare soddisfazione. «Il primo è Avabin, nato in Irlanda, che oggi fa lo stallone a Pinerolo. La proprietaria, che lo aveva comperato all’asta, ci disse testualmente: “È talmente brutto che non giustifica il pagamento della pensione”. Così ce lo regalò. Al Criterium pagava 76 di vincente, vinse e ancora dissero che era stato un caso. Poi ribadì il concetto, vincendo anche il “Città di Napoli”. L’altro cavallo era Olimpiakos, un grigio cattivissimo, che dopo una vittoria staccò una falange al suo proprietario che, felice per il risultato, gli aveva offerto una carota. Era il mio primo anno da allenatore, e lo ricordo con affetto».

Mario Chiodetti

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