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Varese | 16 febbraio 2024, 16:08

FOTO. Il Carnevale più bello e colorato è quello nei reparti di Pediatria degli ospedali della provincia di Varese

I volontari del Ponte del Sorriso hanno portato magia, maschere, chiacchiere, frittelle, ma soprattutto compagnia e voglia di stare insieme, ai bambini ricoverati e ai loro famigliari. Alla merenda ci hanno pensato i cuochi varesini

FOTO. Il Carnevale più bello e colorato è quello nei reparti di Pediatria degli ospedali della provincia di Varese

Il Carnevale è sempre molto atteso dai bambini. Potersi travestire, lanciare coriandoli e stelle filanti, seguire le sfilate dei carri, fa parte dell’infanzia, ma per i bambini ricoverati tutto ciò è precluso.

Ci pensa però "Il Ponte del Sorriso" a fare in modo che ci si possa divertire ugualmente anche in reparto e, con un po' di fantasia, a ricreare l’atmosfera allegorica.

In Pediatria a Varese, giovedì grasso, ha fatto arrivare il super illusionista Walter Maffei che, con la sua magia, ha fatto sgranare gli occhi dallo stupore. La merenda, molto apprezzata, è stata organizzata dai cuochi varesini della Federazione Italiana Cuochi con chiacchere e frittelle, anche senza glutine e lattosio per i bimbi più delicati.

In Neuropsichiatria Infantile a Varese, in Pediatria a Cittiglio, a Tradate e a Busto Arsizio sono giorni di grande baldoria e le chiacchere, dolce tipico di questo periodo, offerte dalla Pasticceria Maculan, hanno reso il Carnevale ancora più goloso.

In tutti i reparti Il Ponte del Sorriso ha portato mascherine, travestimenti e il Truccabimbi, così ogni bambino ha potuto trasformarsi in principessa, nell’eroe preferito o nascondersi dietro un personaggio immaginario.

Quante risate con le sagome per le foto e con i clown di Stringhe Colorate. E non finisce qui perché la goliardia si ripete sabato grasso.

«É molto importante non far mancare a un bambino in ospedale la quotidianità della vita, di cui fanno parte le ricorrenze della tradizione. Ne va della sua serenità, della possibilità di affrontare la malattia, di non sentirsi diverso dai coetanei perché malato, di non provare la sensazione di essere isolato dal mondo esterno» sottolineano dal Ponte del Sorriso. 

Redazione

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