Lui è sempre lo stesso Donato che conosciamo. Brillante, arguto, ironico, positivo - soprattutto positivo - e legato alla varesinità più pura: ritrovo in centro da Beppe allo stesso posto (il Break Bar), pizza al trancio da Raffaele alla vicina San Gennaro e, dopo la lista degli ultimi cazziatoni subiti da Beppe Sannino, la bella notizia dell'arrivo di Francesco Gazo - lasciato senza squadra dopo l'infortunio - agli allenamenti del Paradiso che continua la sua scalata in Svizzera anche grazie ai colpi e ai gol di Disabato, ecco spuntar fuori, su nostra richiesta, la foto che gli piacerebbe legare all'articolo. Quella con papà Michele, simbolo della grande famiglia che segue Donato Disabato come un figlio, un amico o un fratello e, soprattutto, come un calciatore che fa la differenza in campo e conquista tutti fuori, cercando sempre un pezzetto di Paradiso in tutto ciò che fa e nei rapporti con gli altri, veri per i tanti che sono abituati ad apprezzare le cose vere. Il Varese? È lui a chiedere, lui a seguire le dirette della domenica, lui a volere tornare, se non al Franco Ossola, perché certe cose fanno ancora male (come quelle lacrime al Madera una sera del dicembre di un anno fa), almeno a parlarne.
C'è un posto chiamato Paradiso, in Ticino, dove una squadra viene promossa per la prima volta nella storia in Promotion League (la nostra C) e, dopo aver battuto due volte la corazzata e capolista Etoile Carouge, è seconda a -3 dalla vetta e cioè dalla serie B...
Campionato che il Paradiso non aveva mai fatto, contro squadre anche blasonate che spendono tre-quattro volte in più rispetto al campionato in cui eravamo l'anno scorso: siamo secondi con un gruppo giovane che prende pochi gol alla sosta invernale dietro a chi è stato costruito per vincere con ex giocatori di A e B svizzera.
Siete lassù a rompere le scatole anche quest'anno: come fate?
Primo: il mister che non molla mai, tenendoci sempre uniti e sul pezzo, anche dopo le vittorie. Noi siamo entrati in questa sua mentalità. Secondo: giochiamo da squadra, il gruppo è fatto da uomini prima che da giocatori. Terzo: la società ci fa stare bene e ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Siamo semi professionisti ma ci fa sentire professionisti, anche dal punto di vista dell'organizzazione. Come dice il presidente Caggiano: siamo la terza squadra del Ticino dopo Lugano e Bellinzona, e possiamo far sognare.
Disabato come sta?
Come il Paradiso: da quando sono arrivato siamo quasi sempre stati nei primi due-tre posti della classifica, l'anno scorso abbiamo vinto e quest'anno siamo ancora davanti. E un giocatore se vince sta sempre bene.
Dove gioca Disabato con Sannino?
Da mezzala o seconda punta, sono un po' più avanzato rispetto a quando mi vedevate al Varese.
Il rapporto con il mister com'è?
Bello, pieno e vero, anche se quando vai in campo Sannino non guarda in faccia a nessuno. Il mister è lo stesso di quando facevo il raccattapalle al Franco Ossola vicino alla sua panchina con il Varese in C e in B: non è cambiato e questa è la sua forza. Spinge tutti, a partire da se stesso, oltre i propri limiti. Tatticamente ci dà un'impronta importante e tutti, a partire dagli attaccanti, devono correre e difendere. Siamo una squadra fastidiosa da affrontare, che prende pochi gol finché là davanti ci pensa Giger (19 anni e 8 reti), un po' all'"italiana": ma per stare in alto devi far così.
È contento Beppe Sannino?
Sì, anche se non lo dimostra.
È contento Donato Disabato?
Sì, sia di stare con lui che di giocare in questa squadra.
Dopo l'infortunio si sta allenando con voi da un po' anche Francesco Gazo, un fratello per te...
Spero che presto possa mettere nero su bianco, firmare ed essere uno dei nostri alla ripresa della preparazione, che avverrà il 3 gennaio, e in campionato. È un giocatore alla Sannino: se gli dai un'opportunità e gli chiedi di giocare su una gamba sola, lui gioca. Ma, soprattutto, è forte: farebbe la differenza in qualunque squadra della serie D italiana. Se viene a Paradiso, è meglio.
Ci sono i tifosi di una squadra e i tifosi per cui la "squadra" è Disabato: parlaci di loro.
Giocano davvero in campo con me perché a Paradiso stanno poco oltre la linea laterale: se mio papà mi grida "sveglia", lo sento...
Ogni volti li ringrazi e ogni volta porta bene: fallo ancora.
Grazie a papà Michele e a mamma Nunzia, a mia sorella Alessandra, a Simone e alla mia nipotina Aurora, alla mia compagna Selene e a Vito, Gaeta, Luchino, Matteo, Patrick, Gigi, Antonio e Stefanone.
Una cosa che ti manca del calcio italiano?
I tifosi che spingono a dare di più anche quando magari inconsciamente le motivazioni possono diminuire. Se vai a giocare a Bra e vedi 200 persone del Varese presenti, come fai a non giocare per loro? Quelle motivazioni in più qui devi sempre averle dentro e devi rinfocolarle, ma ci pensa il mister.
L'obiettivo della seconda parte di stagione qual è?
Fare bene e sognare per noi stessi, per chi ci è vicino, per il presidente Caggiano e lo staff. Dal niente siamo arrivati fin qui, perché fermarci?
L'obiettivo che vi ha posto Sannino qual è?
Continuare a far parlare di noi. E per raggiungerlo abbiamo una sola strada: vincere.
Come va la tua squadra del cuore italiana?
Seguo sempre il Varese perché sono nato qui, cresciuto qui e vivo qui. Ma non sono ancora tornato al Franco Ossola.
Perché?
Perché per me è difficile... Allo stadio non venivo nemmeno quando mi hanno messo fuori rosa per non mettere in difficoltà nessuno: sono fatto così. Sono andato a vedere la Varesina, anche se il Franco Ossola è più vicino a casa di Venegono, ma l'ho fatto per le persone perché con Scandola ho un bel rapporto.
Un parere sulla stagione del Varese?
Sta disputando un discreto campionato. A Varese vogliamo sempre che la squadra vinca, ma non è così scontato né così facile.
E sul pubblico?
Può spingere a dare qualcosa in più ma, se non c'è un ambiente compatto a tutti i livelli, può anche creare pressioni a volte difficili da gestire per chi va in campo.
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Calcio | 13 dicembre 2023, 08:00
Disabato: «Sannino spinge tutti oltre i propri limiti. E ci dice: "perché si parli di voi dovete vincere". Un dono che vorrei? Gazo»
Insieme al centrocampista varesino facciamo due passi in Paradiso, la società ticinese che dal nulla continua a vincere e a scalare categorie allenata da Beppe Sannino: «Siamo la terza squadra del Ticino dopo Lugano e Bellinzona, possiamo far sognare. Le motivazioni qui deve averle dentro, altrimenti ci pensa il mister. Francesco si allena con noi: spero di averlo al mio fianco in partita con questa maglia. Seguo il Varese ma per me è ancora difficile tornare al Franco Ossola»
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