«Passo almeno quattro volte all'anno sui viadotti di Mestre teatro della tragedia dell'autobus precipitato e ogni volta quei guardrail bassi e antiquati mi fanno sempre provare dieci minuti di panico. Dirò una preghiera su quei cavalcavia quando ci transiterò di nuovo. Per quelle persone, per scacciare la mia paura e per l’autista del mio bus».
È la testimonianza di un nostro lettore che ci ha scritto in redazione per raccontare la sua esperienza sui luoghi della tragedia costata la vita martedì sera a 21 persone. Silvio Gorini, questo il nome del varesino, è un frequentatore abituale di quelle strade, percorse proprio con pullman di linea. Il suo racconto descrive una costante percezione di pericolo su quei viadotti, con corsie strette, traffico intenso e soprattutto guardrail inadeguati a garantire la sicurezza in caso di impatto con un veicolo, anche a bassa velocità.
«Ho toccato con mano la situazione - racconta Gorini - e ho una reazione di rabbia e forte tristezza. Per questo mi sento di darvi la mia testimonianza, forse sperando che si possa cambiare o migliorare qualcosa. Su quei cavalcavia ci passo almeno quattro volte all’anno con bus privati che vanno in Croazia. Dai finestrini l’ambiente che vedi non è dei migliori già nei dintorni della stazione ferroviaria: ponti arrugginiti con sotto immondizia ed erbacce, scritte sui muri, persone apparentemente disagiate “appostate” qua e là. Tutti segnali di un ambiente lasciato un po’ indietro».
«Ma il culmine - prosegue il racconto - personalmente lo vivo sui cavalcavia che portano verso l’autostrada. Si tratta di uno dei due o tre punti del mio viaggio che mi fanno veramente paura: corsie strette, camion o altri bus che ti affiancano e soprattutto guardrail così bassi e antiquati che mi fanno passare 10 minuti di panico. Ringrazio ogni volta il buon Gesù e l’autista di uscirne senza problemi. Non voglio fare il tecnico - aggiunge - ma quel bus a quella velocità con guardrail adeguati non sarebbe caduto di sotto».
Infine un pensiero alle vittime: «Che tristezza profonda. Possibile che nessuno abbia visto lo stato di quelle strade? Che pena per le vittime: dirò una preghiera su quei cavalcavia quando ci passerò di nuovo. Per quelle persone, per scacciare la mia paura e per l’autista del mio bus».