Un personaggio notissimo, Marco Pannella, raccontato con materiali mai pubblicati che restituiscono un ritratto inedito dello storico leader radicale.
Si intitola proprio Marco inedito: dagli ultimi cento giorni di Marco Pannella il documentario diretto da Simona Ventura proiettato ieri sera a Cinelandia nell’ambito del Busto Arsizio Film Festival.
Ventura, al secondo lavoro di regia dopo Le 7 giornate di Bergamo, era presente in sala con il compagno Giovanni Terzi, ideatore e autore del docufilm.
«L’amicizia con colui che è stato l’assistente personale di Pannella nei suoi ultimi 15 anni ci ha permesso di conoscere questa documentazione inedita e ci ha fatto capire che questo documentario è necessario», ha raccontato Terzi dialogando prima della proiezione con il direttore artistico del Baff Steve Della Casa.
Nel 2016 Pannella decise di registrare in audio e video gli ultimi cento giorni della sua vita, facendosi aiutare dall'assistente Matteo Angioli, dall’attivista Laura Harth e da Mirella Parachini, compagna di una vita.
Autori e regista hanno lavorato su questi materiali, intervallandoli con numerose testimonianze.
«Non è un lavoro didascalico, ma entra dietro le quinte di un personaggio straordinario – ha osservato Terzi –. L’amicizia con l’assistente di Pannella e la creatività di Simona hanno permesso di realizzare un prodotto che si rivolge ai ragazzi: l’ambizione è che i giovani sfiduciati, vedendo la personalità di Marco Pannella, la approfondiscano e capiscano che l’impegno nella politica è necessario».
Ventura ha spiegato di essersi avvicinata alla figura di Pannella chiedendosi proprio «che cosa sappiano i nostri figli di lui». «Praticamente nulla», la risposta. Ecco quindi la scelta di «realizzare la “docu” perché rimanga una testimonianza».
Mettendoci «grande amore e grande passione, con tanti audio e video degli ultimi cento giorni della sua vita. Ci ha molto emozionato quest’uomo di cui tutti hanno voluto parlare, politici di ogni colore. Con le sue battaglie otteneva il rispetto di tutti. Ogni volta che lo rivediamo ci emozioniamo ancora, perché si capisce la sua grandezza e quanto manchi la sua battaglia per il diritto alla conoscenza».