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Basket | 13 aprile 2023, 23:23

STANGATA BIANCOROSSA - Fatti, dubbi, domande e futuro di una condanna tremenda

La Pallacanestro Varese punita per frode sportiva e illecito sportivo: cerchiamo di ricostruire quanto accaduto oggi e nei mesi scorsi. La scrittura privata, la pec, le tempistiche, gli sviluppi autunnali, le regole, la "morale" e il futuro: tanta la preoccupazione, tante le cose che non tornano, tanti gli aspetti da chiarire

STANGATA BIANCOROSSA - Fatti, dubbi, domande e futuro di una condanna tremenda

La Pallacanestro Varese condannata per frode sportiva e illecito sportivo: così si legge nella sentenza della Procura Federale della Fip emessa oggi.

Due "definizioni tremende", che stanno facendo accapponare la pelle a una città intera che il basket lo ama e con orgoglio si specchia nei colori della sua leggendaria squadra. Quando accaduto nel pomeriggio del 13 aprile è troppo grave per non cercare di andare un po’ a fondo, a quanto successo e ai possibili scenari.

L’articolo che segue vuole essere una sorta di riassunto dello status quo: le poche spiegazioni disponibili, la ricostruzione di alcuni fatti, i punti oscuri e le mille domande ancora inevase.

Sperando che nelle prossime ore Pallacanestro Varese possa e voglia prendere una posizione pubblica ulteriore rispetto alle scarne righe del comunicato diffuso oggi.

LA SCRITTURA PRIVATA

Come ormai noto da ore (leggi QUI e QUI) il cataclisma nasce dal caso Milenko Tepic, ovvero dal mancato pagamento di tutti gli emolumenti previsti al giocatore serbo greco, ingaggiato nell’estate 2019 e poi tagliato dopo sole tre partite di campionato, accasatosi in seguito all’Iraklis di Salonicco. 

Ma quale parte del contratto di Tepic non fu onorata? Prealpina.it parla del “secondo anno del biennale firmato nell’estate 2019… sempre rimasto sotto forma di scrittura privata, riconosciuta però dalla FIBA”. Al di là del riconoscimento FIBA, ovvio in virtù proprio della sentenza internazionale (BAT) che ha condannato Varese lo scorso 25 ottobre (ma resa nota solo a inizio dicembre), è anche il dettaglio della scrittura privata a rilevare: chi l’ha firmata? Chi sapeva della sua esistenza? Chi sapeva che la società avrebbe corso il rischio di essere chiamata in giudizio, come poi è effettivamente avvenuto?

LE TEMPISTICHE

In questa vicenda sono decisive. Quando Varese ha saputo del lodo Tepic? Prima o dopo aver depositato - l’estate scorsa - la documentazione con la quale asseriva di non aver alcun debito pregresso con qualsivoglia tesserato, passo indispensabile per potersi iscrivere al campionato 2022/2023?

E qui spunta il dettaglio della Pec, riportato qualche ora fa dal Corriere della Sera nella sua versione online. Così ha scritto Corriere.it: “…c’è probabilmente la svista di un dipendente del club che non ha segnalato la «pec» del lodo a chi doveva perfezionare le pratiche burocratiche e al presidente che le firmava”. 

La voce sta trovando diverse conferme, ovviamente non ufficiali.

Ma quando è arriva questa comunicazione? Prima dell’estate, addirittura in primavera come stanno sostenendo alcuni, oppure dopo?

E ancora: davvero il documento non è stato visto arrivare nella casella di posta? Oppure è stato visto ma è stato sottovalutato? Oppure ancora è stato riconosciuto pienamente nella sua importanza, ma non si è agito perché non sono state considerate legittime le richieste di Tepic? C’è chi attribuirebbe l’errore, qualunque esso sia stato, a un dipendente oggi non più nell’organico societario. Importa poco sapere chi, ma solo se il fatto sia vero o meno.

COSA È SUCCESSO IN AUTUNNO?

Una volta condannata a pagare, la Pallacanestro Varese ha adempiuto all’obbligo: Tepic da mesi non ha più a che dolersi con la società biancorossa per eventuali arretrati. E questo è un dato di fatto.

Ma a quel punto perché Pallacanestro Varese non si è preoccupata della documentazione prodotta in estate per l’iscrizione al campionato, cioè della cosiddetta “falsa” dichiarazione? L’unica evenienza emersa all’epoca fu quella del blocco del mercato dell'autunno 2022: nessuno, né la società, né i media, fecero riferimento a possibili grattacapi con la Fip e con le regole italiane.

E perché, soprattutto, la Procura Federale ci ha messo 5 mesi per arrivare alla sentenza odierna? Cosa e dove ha indagato? Perché la frode e l’illecito sportivo sono stati contestati solo oggi quando, che Varese avesse dichiarato il falso, avrebbe dovuto - a logica - essere chiaro dal giorno del BAT? 

LE REGOLE E LA “MORALE”

Se venisse confermato che la comunicazione del lodo Tepic sia arrivata alla società prima del deposito della documentazione per l’iscrizione al campionato, difficilmente Varese potrebbe uscire senza colpa dalla vicenda. 

Ma per tante ragioni è difficile mettere in discussione la buona fede biancorossa. O quantomeno ravvisare un “animus nocendi” (l’esatta conoscenza del contenuto illecito del suo comportamento) oltre l’errore materiale.

Quale vantaggio ha in termini sostanziali lucrato la Pallacanestro Varese dall’omessa dichiarazione del lodo Tepic? Nessuno.

Perché 16 punti di penalizzazione? Perché una punizione talmente pesante da condannare Varese di fatto alla retrocessione?

Viene punita una società nella stagione della sua massima trasparenza, in un nuovo corso che ha visto l’amministratore delegato Luis Scola farsi carico palesemente di tutte le situazioni pregresse conosciute, con attente due diligence che hanno scandagliato i conti societari: si vuole sostenere che l’argentino non avrebbe trovato 100 mila euro in più per estinguere anche il debito Tepic se lo avesse saputo? Non scherziamo…

IL FUTURO

Quello prossimo è chiaro: si farà ricorso, come annunciato, adendo la Corte D’Appello Federale e, se necessario, l’Alta Corte del Coni in successivo grado, assistiti dall’avvocato Florenzo Storelli, esperto di diritto sportivo.

Quello remoto è nebuloso, ma alcuni scenari sono drammatici da ipotizzare.

Quelli del campo, in primis: se la penalizzazione non verrà ridotta, la discesa in A2 pare inevitabile. Oggi Varese ha 12 punti in classifica, quattro in meno di Verona penultima, 6 in meno di Reggio Emilia terzultima. E mancano solo cinque partite alla fine.

Quelli extra campo, poi. Lunedì prossimo 17 aprile avrebbe potuto essere il giorno buono per la definitiva conclusione dell’accordo con il gruppo Pelligra: ma come reagiranno ora gli investitori australiani a questo tsunami? Ci sono possibilità che si tirino indietro? Di fatto nessuna firma è ancora stata apposta sui contratti…

E gli sponsor, che dalla vicenda subiscono un enorme danno d’immagine? Cosa faranno?

Due cataclismi eventualmente secondari, ma ancora più devastanti negli effetti.

Fabio Gandini


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