La tecnologia ha fatto irruzione nella scuola con il Covid. Eppure coglierne le opportunità, anche nei gesti quotidiani, sembra così difficile, forse persino in arretramento.
Una resistenza al cambiamento che fa parte spesso della natura umana, ma che viene fotografata con riflessioni condivise da Amanda Ferrario. La dirigente dell'Ite Tosi di Busto Arsizio è alla fiera Didacta Italia.
«Un evento che ci ha rimesso al mondo dopo il Covid. Avevamo - e abbiamo - tutti voglia di cambiamento. Di uscire. Di vederci. Siamo tutti più tecnologi. E per quanto riguarda la scuola, di innovare, di rivoluzionare, di guardare avanti. Tanta tecnologia, tante sfide. A Didacta i migliori docenti e dirigenti italiani, quelli più audaci».
Poi, tuttavia, un'immagine raffredda tutto: «Eppure.. ora di pranzo. File interminabili alla cassa dei bar interni per mangiare un panino.. E lí, in bella vista, un totem digitale, tutto solo. In un istante puoi ordinare, pagare e ritirare la comanda. Digitale. Innovativo. Tecnologico. Salta fila. Ma 99 innovatori su 100 scelgono la cassa tradizionale. Le banconote. La fila. Il resto in spiccioli. La seconda fila per ritirare il tutto. La parabola della scuola in una metafora spiccia! La resistenza al cambiamento è un fattore culturale. Difficile da sradicare. Passa da piccoli passi che dobbiamo cominciare a fare con coraggio. Prima di tutto noi».
Riflette ancora, la professoressa Ferrario: «Il cambiamento comincia da noi, dalla nostra capacità di pensare che il futuro è adesso e che per cambiare passo si deve cambiare punto di vista. Non basta raccontarlo, si deve viverlo. E la scuola non si può più esimere: deve parlare la stessa lingua dei suoi studenti per veicolare i contenuti. Senza abbassare il livello, ma usando lo stesso codice»