Sport e parità di genere. Questi i due temi che si sono continuamente intrecciati e sovrapposti nell’interessantissimo incontro avvenuto oggi tra i ragazzi della Scuola Europea e due donne di spicco del mondo dello sport passato e presente: Claudia Giordani e Piera Macchi. Assieme a loro il giornalista varesino Marco Dal Fior.
Vicecampionessa olimpica nello slalom ai Giochi di Innsbruck del 1976 e attuale vicepresidente del CONI la prima, slalomista varesina e componente della squadra che tra fine anni Settanta e inizio anni Ottanta si guadagno il soprannome di "valanga rosa" la seconda, le due hanno portato la propria testimonianza di sportive a circa trecento studenti rimasti affascinati dalle loro parole e dai loro racconti.
«La rappresentanza delle donne nei luoghi dove si decide lo sport è ancora scarsa - ha affermato Claudia Giordani in qualità di vicepresidentessa del CONI - Ma al di là dello sport è necessario partire dal concetto generale. La parità di genere è l’obiettivo che l’Unione Europea si è posto da diversi anni: l’obiettivo è raggiungerla nel 2030 in tutti i campi. Raggiungere il pareggio in questo caso sarebbe una vittoria».
Qual è la situazione reale? Una delle associazioni che più si muove in questo senso è l’Istituto Europeo per Uguaglianze di Genere, che pubblica un report annuale sulla classifica per nazioni sulla parità di genere. «La discriminazione è parecchio marcata tra noi e l’estero: l’Italia è solo al quattordicesimo posto in questa classifica». Ai primi tre posti Svezia, Danimarca e Francia.
Tutto questo si riflette nello sport: un altro report, pubblicato da Unione Europea e CIO, sottolinea come nei ruoli di tecnici e di direttori di gara, il gap occupazionale tra uomini e donne sia ancora molto ampio.
Agli ultimi Giochi Olimpici erano solo il 13% le allenatrici donne. All’interno degli occupati nel CIO la percentuale ha raggiunto ormai il 38%. È invece meno del 30% la percentuale delle tesserate femmine in Italia.
«Da piccolina giocavo sempre a calcio, ma mi volevano togliere del campo - la testimonianza della varesina Piera Macchi - Ricordo ancora i miei primi scarponi da sci, grandissimi perché esistevano solo per gli uomini».
«Non avevamo diritto di parlare - continua poi Claudia Giordani - La sensazione era di essere trasparenti, ininfluenti, non capaci, era messa in dubbio in partenza la nostra capacità».
Oltre trecento i ragazzi che hanno attentamente seguito l’incontro, e che non hanno mancato di porre domande alle due ex sciatrici su quelle che sono stati gli ostacoli incontrati nel loro cammino e nella loro carriera.
«Una cosa di cui ho sentito la mancanza - racconta ancora Piera Macchi - è stata la presenza di una figura femminile nella squadra, che sia allenatrice o psicologa. Ero molto sensibile, avrei apprezzato molto una figura che mi avesse capito, avrei potuto fare di più anche a livello di risultati».
«Quando poi le ragazze sono messe in condizioni si rivelano capaci e molto brave» conclude la vicepresidentessa del CONI.