A Varese le buche sono un male atavico, nei marciapiedi come nelle strade e, unica recente fortuna, anche grazie ai molti cantieri aperti negli ultimi anni: già nei decenni passati veniva spesso in mente lo slogan delle caramelle Polo, «il buco con la menta intorno», che si potrebbe declinare come «Varese, il buco con la città intorno».
Davanti al Palazzo delle Poste, che recentemente si è rifatto il trucco, da tempo il marciapiede è sconnesso e il porfido salta via che è un piacere, con buche vecchie rattoppate alle meno peggio che creano piccoli dossi e buche nuove, come quella che ieri è costata un pomeriggio e una sera al Pronto Soccorso alla signora M. caduta rovinosamente a terra dopo aver inciampato in un piccolo cratere non sistemato con la stessa solerzia della facciata del palazzo.
«Stavo camminando e, per evitare una persona che veniva verso di me parlando al telefono, non ho visto il buco e ci ho messo il piede. Sono piuttosto pesante e sono caduta senza poter allungare le braccia per parare in parte il colpo, così una mano mi si è girata innaturalmente e ho picchiato violentemente il torace e una spalla», spiega la signora, che vuole rimanere anonima.
Risultato, una lussazione con trauma alla mano destra e probabili fratture delle costole.
«Al Pronto Soccorso mi hanno detto che alcune fratture si manifestano qualche tempo dopo la caduta, per cui dovrò sottopormi a nuove lastre. Poi con la mano destra fuori uso non posso fare da mangiare e lavorare in casa né portare fuori il mio cane, per cui devo chiedere aiuto a parenti e amici. Il signore che mi ha soccorso mi ha detto che lì sono cadute altre persone, sarebbe ora che chi di dovere sistemasse finalmente il marciapiede, e in fretta».
Ma chi cammina va incontro ad altri rischi, con le strisce pedonali ormai invisibili in alcune strade del centro e dell’immediata periferia: sono scomparse perfino nell’attraversamento di via San Michele del Carso, prospiciente alla via che conduce al monoblocco dell’Ospedale di Circolo e utilizzato da tutti i visitatori che lasciano la macchina nel parcheggio di via Sebenico, e all’incrocio pericoloso di via Maspero con via Leonardo da Vinci. Non parliamo poi del sottopasso delle stazioni, dove è accesa una luce su dieci, non un bel biglietto da visita soprattutto nelle ore serali. Ai poveri pedoni non rimane che affidare una prece a Cristoforo cinocefalo, il santo protettore, ahimè da dividere però con gli automobilisti.