Rilancio di Palazzo Minoletti, passaggio in Commissione Territorio ieri, 26 gennaio. I piani dell’Amministrazione comunale per recuperare la ex Casa del fascio, nel cuore di Gallarate, sono stati resi pubblici a luglio. In una conferenza stampa con Benedetto Di Rienzo, presidente di Fondazione Its Incom, il sindaco Andrea Cassani aveva svelato (il proposito era trapelato nei giorni precedenti) che in piazza Garibaldi avrebbe potuto prendere casa un Istituto tecnico superiore. Cioè una realtà formativa, parallela all’università, che offre percorsi biennali progettati a stretto contatto con le imprese.
Da subito, se ne è parlato già in estate, si è puntato a ottenere un finanziamento da due milioni di euro da Regione Lombardia (bando Arest, Accordi di rilancio economico, sociale e territoriale). Per conquistarlo è necessario mettere mano al Piano di Governo del Territorio con quella che Marta Cundari, dirigente del settore competente, ha definito “Variante non variante”. «È un nome improprio – ha precisato – si tratta di una modifica prevista all’articolo 9 comma 15 della Legge Regionale 12 del 2005, utilizzandola si deve effettuare un solo passaggio in Consiglio comunale».
In buon sostanza, si tratta di cambiare la “vocazione” delle aree su cui insiste il Minoletti da quella attuale, “per attrezzature collettive”, a “servizi scolastici e di interesse sovracomunale”. Burocratese, forse, ma il sindaco ha sottolineato come il passaggio sia fondamentale «…per il recupero di Palazzo Minoletti, un tema di cui si parla da 30 anni. Fra l’altro, l’edificio sarebbe frequentato da giovani, che darebbero vivacità al centro storico. Maggiorenni, quindi con qualche possibilità di spendere in più rispetto agli studenti delle scuole superiori». Con ciò che ne consegue per le attività della zona. Il progetto, fra l’altro, prevede che l’edificio, oltre alle attività didattiche, offra un’area, nella parte rialzata, aperta a tutti.
Focus sulle cifre richiesto dal consigliere Giovanni Pignataro, Pd, e parola al dirigente del settore Bilancio, Michele Colombo. Con le cautele dovute alla fase di pre-fattibilità, il finanziamento regionale messo nel mirino è, appunto, di due milioni di euro. I costi più corposi sono riconducibili a opere edilizie e impiantistiche (circa 4,5 milioni), quelli per la progettazione si aggirano intorno ai 280mila euro. Il Comune dovrà attivare un finanziamento, con relativi costi, mitigati dal canone che Its Incom verserà all’ente, presumibilmente 90 – 95mila euro all’anno. Sempre Its si farà carico della rifunzionalizzazione (arredi e attrezzature di laboratorio) per una cifra stimata di circa un milione.
La modifica ha incassato voti favorevoli, con l’eccezione di Pd e Città è Vita, astenuti, come da prassi in Commissione.