Dai panorami della Veddasca, che danno sul lago Maggiore e sulla natura quasi incontaminata, che un tempo in inverno era interamente coperta di neve, ai paesaggi mozzafiato e all’oceano cristallino di Zanzibar, arcipelago della Tanzania al largo delle coste dell’Africa orientale.
Diecimila chilometri di distanza, ma sempre la stessa passione: garantire ai propri clienti un servizio adeguato per trascorrere prima qualche ora spensierata, e oggi giornate indimenticabili all’insegna del relax sulla spiaggia. Tutto questo ha portato Simone Riva Berni, storico gestore del ristorante Sciovia Forcora per numerosi anni, un Alpino amante della montagna e delle arrampicate tra i monti del nostro territorio, a trasferirsi a Zanzibar, insieme alla propria compagna Paola.
Qui la coppia ha aperto ufficialmente da qualche giorno la propria attività, “Polly Lodge Bungalow” a Kiwengwa, litorale situato ad Unguja, nella fascia orientale dell’isola. Un radicale cambiamento di vita, dal freddo invernale della Veddasca, al caldo dei 30° di dicembre, tra l’Equatore e il Tropico del Capricorno.
«Abbiamo deciso di trasferirci a Zanzibar durante il Covid perchè siamo stati abbandonati a noi stessi, lo Stato non ci ha assistito in niente – racconta Simone -, quindi la mia idea era quella di cambiare. Ci siamo innamorati di questo posto, visto che è due anni che veniamo qua in questa meravigliosa isola, e allora ci siamo detti perchè non provare e rischiare? Se non lo avessimo fatto adesso non l’avremmo fatto più. Qui non c’è la frenesia che avevamo in Forcora, i ritmi sono più lenti e non viviamo con i problemi di personale… ogni giorno infatti vengono almeno due persone a chiederci lavoro».
Nel giro di pochi mesi Simone e Paola sono riusciti ad acquistare il terreno e a costruire la struttura, a differenza della macchinosa burocrazia del nostro paese. «Abbiamo costruito quattro bungalow, a cinquanta metri dal mare e con una spiaggia privata, sei stanze molto spaziose in grado di ospitare famiglie o coppie, con diverse proposte che rispondono alle richieste dei nostri clienti», continua Simone.
Un bed & breakfast a tutti gli effetti, con servizio ristorante all’esterno di ogni bungalow: «Il servizio è solo per i nostri ospiti e lo abbiamo studiato con tavolini, sedie e divanetti all’aperto, per garantire la privacy e l’intimità giusta per ogni nostro ospite. A qualcuno abbiamo preparato la nostra polenta, con i calamari in umido, senza possibilità di avere cinghiale o cervo – racconta ancora sorridendo -. Qui, invece, c’è una polenta di mais bianca, che si chiama ugali, stiamo studiando come cucinarla».
Nel frattempo, però, in queste settimane Simone e Paola hanno già accolto ed ospitato clienti provenienti dall’Africa, negli ultimi giorni dall’Uganda, e da ogni parte del mondo, non solo italiani, ma anche americani. «Da pochi giorni siamo su Booking, stanno arrivando già chiamate e prenotazioni per i prossimi mesi. Una signora starà qui da noi oltre un mese, da fine gennaio a marzo», prosegue ancora.
L’intento, però, oltre a quello di cambiare vita, era quello di cercare una sorta di pace interiore. «Avevamo bisogno di tranquillità – conclude Simone -, fa bene all’anima, alla testa e al corpo. Oggi possiamo dire di stare meglio rispetto a prima. Certamente, mi mancano la montagna, la neve e le arrampicate, ma qui stiamo vivendo finalmente sereni… come dicono loro “hakuna matata” (locuzione swahili di uso comune in molte regioni dell’Africa centro-orientale che in italiano può essere tradotto “non ci sono problemi” e “senza pensieri“, ndr)».