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Economia | 27 ottobre 2022, 08:40

VIDEO. Angelo Colombo: meccanica di precisione da 51 anni. Come precise sono le emozioni

In un «garagino iniziò l'avventura» di Angelo, che fondò l'azienda sfrattando l'auto a Cassano Magnago. Oggi si sfiora la ventina di dipendenti, il doppio di 10 anni fa. Il segreto? «Diversificare». Ma l'ingrediente fondamentale resta la passione, che muove l'imprenditore ancora a quasi 83 anni e già la terza generazione

La squadra dei 50 anni, gli spazi, il papà di Angelo che all'inizio non mancò di dare una mano

La squadra dei 50 anni, gli spazi, il papà di Angelo che all'inizio non mancò di dare una mano

«Qua ci si diverte». Nell’azienda “Angelo  Colombo srl” di Cassano Magnago si è tagliato da poco il traguardo del mezzo secolo: meccanica di precisione e precise sono anche le emozioni. Sì, perché produrre nel proprio territorio, nella propria città è una gioia qualcosa che neanche i problemi dei nostri tempi, burocrazia compresa, possono frenare. Tanto più se già sta facendo li suo ingresso la terza generazione. Soddisfazione, orgoglio, piacere di scoprire il futuro.

Inizia l'avventura

Quella frase – qua ci si diverte –, la pronuncia Roberta, una vita qui, da quando entrò fresca di diploma. Ma la ripete ciascuno dei collaboratori del signor Colombo, e anche la seconda generazione Silvia, Michele, Denis, i nipoti, ogni dipendente. Non è solo perché Angelo – 83 anni il 3 novembre – quando va a fare il giro dei clienti, torna sempre con qualcosa: che sia il pane con l’uvetta o deliziosi biscottini. È che qua si prende a cuore il lavoro, che in via Bonicalza si avviò ormai 51 anni fa.

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Angelo è un ragazzo che fa i turni in un’azienda, e poi studia disegno meccanico, si ingegna. È quello, il suo pane. E quando si sente pronto, compie una mossa per lui importante, mettersi in proprio: «Ho iniziato dal garagino, ho tolto una 850 e ho messo il tornietto. Così è cominciata l’avventura». I diminutivi che usa l’imprenditore cassanese, conducono a un tempo in cui sì, si partiva in sordina, con piccoli gesti. Con semi quasi invisibili, che hanno prodotto sul territorio i fiori delle nostre aziende.

Ancora oggi, Angelo viene al lavoro tutti i giorni, nel suo spazio che ci mostra con comprensibile orgoglio. L’impresa è cresciuta, non solo in metri quadrati. Accanto a sé, ha la seconda generazione appunto e si affaccia pure la terza, con Marco e Marina. Ha tanti giovani, perché qui l’età media dei dipendenti è bassa. Appena si fiuta il talento, ma soprattutto la passione, ci si accaparra il ragazzo che ancora sta leggendo il diploma di  maturità.

Adesso, sembra facile, ma intanto ci vuole quella molla: «Quando uno ha voglia, inizia e si dà da fare» assicura Angelo Colombo, che aggiunge: «I tempi erano quelli… Si parte così, poi si potenzia l’azienda con altre macchine. Mi ricordo a una fiera di Milano il primo tornietto a Cam… Alle sette di sera, stava chiudendo la fiera e mia moglie abbiamo fatto i contratti. Prima i conti... E le cambiali… cià dai su, riusciremo a pagare tu di qua e tu di là». Lui  alla macchina, Mariuccia - «Maria Felicita», allora c'era lei ad assisterlo e spronarlo - si occupa di contabilità la sera, perché lei era dipendente altrove.

Le fatture, escono anche alla una di  notte: «In garage, poi ci siamo allargati un attimo». All'inizio, anche il papà di Angelo dà una mano: è mobilitazione familiare insomma. Un pezzo dopo l’altro si aggiunge all’azienda. Si parte con questo fuoco, «ma ogni passo si fa in base alla gamba. Se è più lungo, si cade».  Come quando bisogna pensare al futuro, e ci sono Silvia e Michele all’appello: lei – ragioniera - si occupa dell’area commerciale, lui della produzione, è perito aeronautico. E poi c'è Denis, ai torni.

A un certo punto papà Angelo guarda e dice: «Ragazzi, se volete la ditta è qua. Se non volete, la chiudo. Stavano cambiando i tempi per la meccanica».

I figli rispondono all’appello, sono cresciuti con la sua passione. E l’anno scorso si sono festeggiati i 50 anni di attività. Ha portato le sue congratulazioni anche l’allora sindaco Nicola Poliseno, poi tutti sul pullman per una giornata al lago d’Iseo. Si va in cantina, si piglia il battello, ci si diverte insieme.

A ciascuno il proprio spazio

Sì, i tempi sono cambiati, sono arrivati i macchinari a controllo su cui le nuove generazioni smanettano che è un piacere. Angelo ha sempre un suo spazio, dove opera, e gli si chiede un parere, un intervento. Perché la tecnologia è bella, in quanto è in mano all’uomo. I dipendenti sfiorano la ventina: sono raddoppiati in dieci anni.

Il segreto è la passione e non solo: «Ho sempre diversificato la clientela – spiega – perché è importante. Un giorno una grossa azienda mi contattò e mi chiese di produrre solo per loro… “Colombo così avrà sempre lavoro”. Io decisi di no, avrei diversificato. Medicale, elettronica, automotive, un po’ di affettatrici, un tempo che record con le caffettiere poi in calo. È così che non solo si sopravvive, ma si cresce.

Non c’è crisi che metta alla prova, neanche il Covid.

Un giorno, Angelo convoca tutti i clienti alle Robinie: «Che bello vederci e parlarci, hanno seguito la nostra evoluzione». Ma la burocrazia non è una spina nel fianco? Silvia annuisce, tanti aggiornamenti per arrivare allo stesso punto: «E quando ho iniziato, a fare le paghe a mano, si faceva in fretta. Oggi serve un programma e poi si deve demandare  al commercialista».  

Gli ultimi macchinari si spostano nel capannone realizzato nell’ultima fase: la meccanica scura e polverosa, non abita qui. A parte l’area ampia e luminosa, se qualcuno è fermo un istante, controlla il pavimento e provvede a pulirlo: impossibile non fare niente. I ragazzi, freschi di lavoro qui, comunicano tutto l’entusiasmo. Chi è andato in pensione, dopo una vita trascorsa tra queste pareti, viene a volte a bere un caffè e riceve volentieri la telefonata del giovane che chiede consiglio.

E il signor Angelo? Ogni giorno arriva qui, naturalmente: «Se uno non fa niente, continuerà così e gli passa la giornata. Se io ho sempre fatto qualcosa, come faccio a passare la giornata? Adesso siamo qua. Ce la raccontiamo, però è bello».

Marilena Lualdi

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