Ora la pietra d’inciampo che ricorda Lotte Froehlich Mazzucchelli è al suo posto. A Gallarate, in piazza Garibaldi, dove abitò. È la più centrale fra le pietre incastonate nel tessuto urbano. Resterà lì. I gallaratesi ci passeranno vicino. Scarpe da ginnastica e mocassini. Persone che andranno a cercare un libro o un disco al Carù. O a trovare gli amici, in centro. Aperitivo? Appuntamenti di lavoro? La pietra ci sarà. E vorrà provocare un inciampo, suscitare un ricordo. Fra le strisce dei parcheggi e i passi. I rumori della città. I clacson e le conversazioni. La vita che scorre e va avanti.
Il posizionamento è frutto di un’iniziativa portata avanti da Associazione mazziniana e Anpi. Determinate a ricordare, dopo Vittorio Arconti e Clara Pirani Cardosi, anche Lotte. Nota biografica messa a disposizione dagli organizzatori: «Di famiglia ebraica, nata a Oppein, Germania, aveva sposato l’avvocato Mario Mazzucchelli. Lotte ha perso la vita il 22 settembre 1943, nella strage di Meina».
L’eccidio dell’hotel Meina (la vicenda è raccontata, fra l’altro, in un film che è pietra miliare del cinema italiano) è stata «…una azione preordinata di sterminio razziale e di rapina: 16 vittime a Meina, 14 a Baveno, 9 ad Arona, 4 a Stresa, 3 a Mergozzo, 2 a Pian Nava e a Intra. In totale, considerando anche le vittime di Orta e Novara, furono assassinati 57 ebrei. Gli autori dell’eccidio erano ufficiali del Primo Battaglione SS del secondo reggimento della Divisione corazzata Leinbstadarte Adolf Hitler».
Presente alla cerimonia il presidente della sezione locale di Anpi, Michele Mascella, onori di casa affidati, per l’Associazione mazziniana, ad Angelo Bruno Protasoni. Fra gli intervenuti, gli assessori Chiara Allai e Corrado Canziani, i consiglieri comunali Giovanni Pignataro e Rossella Glorioso, la scrittrice Helena Janeczek (premio Strega, si ricorda su Wikipedia: nata in Germania da genitori polacchi di origine ebraica). Musica affidata a due studentesse del Conservatorio Puccini, Marina Moro e Silvia Raniolo. Si scopre la pietra, il duo esegue il secondo tempo della sonata per clarinetto e chitarra in la minore di Rebay.
Ad ascoltare, Gian Andrea Mazzucchelli, nipote di Mario Mazzucchelli, con la moglie, Nella, molto partecipe. «Non sono stato testimone diretto dei fatti. Ma ne parlavo, con mio zio. Non posso dimenticare i sentimenti che manifestava rievocando la strage e la prescrizione intervenuta per i responsabili. È stato un maestro che mi ha insegnato la democrazia. E penso che questa vicenda sia importante. Io lo sento ancora, ogni tanto, l’antisemitismo».
Dalla nota di Anpi e Associazione mazziniana sugli ebrei che, passando da Meina, cercavano di riparare in Svizzera: «La notte del 22 settembre i militari tedeschi prelevarono i prigionieri e, a gruppi di quattro, li condussero in riva al lago, dove furono uccisi, uno a uno, adulti e bambini, con un colpo alla nuca. I loro corpi, zavorrati, furono portati al largo e sommersi». Ci furono i sommersi e i salvati. Lotte Froelich Mazzucchelli riaffiora dalla storia, come Vittorio Arconti e Clara Pirani Cardosi. Che si inciampi.