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Varese | 23 settembre 2022, 15:45

Ricci sterili uccisi dal caldo e castagne microscopiche: la siccità si porta via una delle ultime certezze d'autunno

L'allarme arriva dal Brinzio, ombelico del mondo per la raccolta di "castegn" nel Varesotto: metà del raccolto potrebbe mancare all'appello. L'assenza totale di piogge ha fatto sì che le piante abbiano prodotto ricci piccoli che ora cadono acerbi con castagne bianchicce e minuscole, immangiabili

Ecco le mini castagne che si trovano in questi giorni in provincia di Varese. Colpa della siccità estiva (foto Mario Chiodetti)

Ecco le mini castagne che si trovano in questi giorni in provincia di Varese. Colpa della siccità estiva (foto Mario Chiodetti)

Sono verdi, impenetrabili, cadono senza regalare agli occhi il marrone intenso della castagna matura, sono ricci sterili, che il caldo tropicale ha ucciso sul nascere, privandoli dell’acqua necessaria per svilupparsi e diventare dorati, pieni del “pane dei poveri” che un tempo sfamava gli italiani da nord a sud.

L’allarme arriva da Brinzio, l’ombelico del mondo per quanto riguarda la raccolta di “castegn” nel Varesotto, quintali che servono perfino per fare la birra, con le piante curate come in un giardino e la paura che assale il foresto mentre si azzarda a raccoglierne i frutti, perché leggenda vuole che una volta arrivassero fucilate a sale a chi si azzardava a invadere le proprietà altrui.

Vero o falso, resta il fatto che il cambiamento climatico, oltre alle malattie dei castagni, stia distruggendo una delle poche certezze alimentari di tutti noi, il segnale principe dell’arrivo dell’autunno, con i caldarrostai e la ricerca delle foglie d’alloro per fare “le bollite”, ottime con il miele (meglio se di castagno) e il formaggio di capra dop.

E adesso? Metà del raccolto brinziese mancherà all’appello, l’assenza totale di piogge per mesi ha fatto sì che le piante abbiano prodotto ricci piccoli che ora cadono acerbi con castagne bianchicce e microscopiche, immangiabili.

«Ho i capelli arditi come il riccio della castagna», scriveva Emily Dickinson, cui fa eco Marino Muñoz Lagos con un’immagine di meravigliosa sensualità: «Si mangiavano le prime castagne/ e la pioggia era/ una ragazza che giungeva/ sui vetri».

Dell’autunno ricco di frutti e colori, e delle sue suggestioni narra anche uno scrittore controverso come Giuseppe Berto, che regala un’immagine di intensa nostalgia: «E sui colli si vedevano prati e case e alberi di castagne e filari di viti, e la distanza dava a tutte queste cose un’apparenza lieve e anche un po’ malinconica, quasi che non fossero fatte per gli uomini».

La castagna affratella, come sostiene Rocco Scotellaro: «Voglio aria la sera e consumazione/ di vino e castagne in compagnia/ perché ognuno conta una storia/ e insieme viene l’armonia», ma anche diventa spunto per ironia e divertissement, come per Lucilla Masini: «La differenza tra castagne e marroni è che le castagne cadono n autunno, i marroni tutto l’anno». Chi si avvicina di più alla magra di quest’anno è il mite Marino Moretti, poeta crepuscolare: «Le castagne, sgusciate/ fuor dagli acuti ricci,/ son dagli alberi arsicci/ quasi tutte cascate», mentre Federico Garcia Lorca ci invita a ripensare al felice passato, quando l’abbondanza dei frutti rinnovava la convivialità: «Le castagne sono la pace/ del focolare. Cosa d’altri tempi./ Crepitare di vecchi legni, pellegrini smarriti».

E pellegrini smarriti per i boschi siamo oggi noi, cui stanno venendo meno anche le ultime certezze, quelle delle castagne, dell’uva e dei cachi, frutti dell’autunno che puntuali segnavano la stagione, assieme alle nebbioline mattutine e ai maglioni dall’odore di canfora. Ora i cachi sono marciti sulla pianta già a fine agosto, piccoli e di un arancione malato, lattiginoso. Caduti come soldati inermi, vittime dell’orrido anticiclone africano che ha imperversato da maggio a settembre, un incubo fatto di zanzare, sudore, afa, prati color della paglia, interrogazioni compulsive ai vari servizi meteo italiani e svizzeri, laghi e fiumi prosciugati, raccolti andati a remengo, ghiacciai sgretolati, stati di calamità e trombe d’aria per il nuovo clima monsonico dell’Europa.

Proprio oggi venerdì 23 settembre, i ragazzi di tutto il mondo scendono in piazza per il clima, uno sciopero globale indetto da Fridays For Future, il Global Strike per chiedere misure urgenti contro il riscaldamento globale, a partire dal taglio netto delle emissioni di anidride carbonica. Tutti si accorgono del Climate Change tranne i politici e le grandi multinazionali, che continuano a procrastinare gli interventi per evitare una catastrofe prossima ventura, ma i segnali del dramma sono sempre più frequenti ed evidenti, e le piccole castagne verdicce del nostro autunno sono la testimonianza che tutto un mondo finirà se continueremo a nascondere la testa sotto la sabbia.

Vorremmo ancora correre per i boschi e pungerci le dita nell’aprire i ricci, preparare la pentola bucherellata per le “bruciate” e poi nasconderle sotto il panno di lana per “morisnaj”, ammorbidirle e gustarle con il vino novello. E con i versi del poeta moravo Jan Skácel e il lucido frutto dell’ottobre che si racconta: «Sotto le tue dita io sono una castagna bruna./ Così respiro in tasca ai bambini./ E la buccia, che punge tanto,/ l’ha rotta l’amore/ con colpi verdi».

Mario Chiodetti

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