Un’azienda immersa nel territorio e spalancata al mondo: questa è Lati, oggi guidata da Michela Conterno, amministratrice delegata: con lei nel cda la sorella Livia che ha la delega degli Affari sociali.
Creare valore e progresso
L’azienda fu fondata dal nonno Cosimo nel ’45 e oggi è uno dei principali produttori europei di termoplastici tecnici per uso ingegneristico. Tutto è prodotto qui, made in Italy anzi in provincia di Varese: luogo a cui Michela Conterno come tutta la famiglia si sente profondamente legata. Quartier generale a Vedano Olona, stabilimento a Gornate Olona dove lei - milanese - ha preso casa: «Mi piace l’idea di mantenermi connessa con il territorio. Anche con un senso civico: interessarmi su ciò che accade... e mi piace anche fare jogging e conciliarmi con la natura qui. Bellissima nella nostra zona, e secondo me è anche per il motivo per cui le imprese virtuose sono portate al rispetto dell’ambiente. Varese ha una forte presenza industriale che ha creato valore e progresso, ma anche bellezze naturalistiche e culturali. Io sono milanese, sì, ma ho preso casa qui. La passeggiata domenicale è il giro degli scavi di Castelseprio o del monastero di Torba».
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Una scoperta consapevole, sottolinea Michela Conterno – diploma di liceo Classico e laurea in Economia -, maturata grazie al cammino imprenditoriale. I materiali plastici realizzati qui, si trovano “nascosti” nelle case, vedi gli elettrodomestici. Lati oggi ha un fatturato di 180 milioni, di cui il 70% generato dall’export e va fiera del suo cuore made in Italy: «Ci piace generare valore e creare progresso – ribadisce la dottoressa Conterno e sorridendo precisa – Anche pagare le tasse in Italia: si ridistribuisce il valore sul territorio a chi ha bisogno».
È un settore, quello di Lati che non ha subìto rallentamenti nell’epoca del Covid, anzi. Viene da una crescita importante nel 2021, del 24%, e dà lavoro a circa 300 persone nei due siti. Inoltre ha filiali estere, con una trentina di dipendenti: «Siamo la classica multinazionale tascabile. I mercati principali sono europei come Germania e Francia, quindi gli Stati Uniti. Abbiamo una filiale in Cina che sta crescendo. Nel 2020 abbiamo avuto una lieve contrazione del solo 3%, quindi abbiamo gestito bene l'emergenza grazie a una serie di fattori. Ad esempio siamo molto diversificati».
Due i settori chiave: l’elettrico e l’elettrodomestico. Il core business è rappresentato da materiali autoestinguenti per componenti di sicurezza, quali interruttori o componenti tecnici che vanno negli elettrodomestici: «Il nostro brand Lati è sconosciuto al consumatore ma i nostri materiali ci circondano nella vita quotidiana». Il 20% è legato al settore auto e i mezzi elettrici costituiscono un’altra, importante opportunità di crescita».
La forza delle donne
Poi si opera in nicchie e l’illuminotecnica è un’altra strada che amplia le prospettive: materiali plastici che vanno a sostituire i metalli, «tecnici e durevoli, il fatto di offrire lunga vita ai prodotti è un pilastro dell’economia circolare». Del resto, quest’ultima filosofia è scintilla originaria di Lati: «L’idea di non sprecare, di recuperare e utilizzare ciò che già esiste, era nella mente di mio nonno. Creò questa fabbrica, tra l’altro tutta al femminile all’epoca. La forza lavoro allora disponibile era costituita dalle donne, si occupavano con grande precisione di tutta l’attività di cernita: qui arrivano prodotti non più utilizzati, danneggiati, residuati bellici, e loro immettevano i nostri materiali nel ciclo produttivo».
Femminile oggi è la guida, frutto di un passaggio generazionale che si è completato lo scorso anno. Prima gestito a livello operativo in azienda: «Mio papà era presidente ma ancora amministratore delegato; aveva delegato a me nel 2016 la parte operativa e gestionale dell’azienda e l’aspetto patrimoniale si è compiuto poi l’anno scorso. Mio padre è ancora presidente del cda ma ha ceduto le azioni a me e mia sorella. Siamo le proprietarie maggioritarie, io sono l’amministratrice delegata, Livia nel Cda ha la delega degli affari sociali». Forte anche dei suoi studi come etologa e con un’impronta psicologica importante: «Lei ha una mente strategica, mi dà idee molto interessanti» osserva Michela, che dopo il diploma al liceo Classico si è appunto laureata in Economia alla Cattolica di Milano.
Dopo gli studi è entrata subito in azienda, partendo dalla holding a Milano, e ha fatto tutta la gavetta, dalla contabilità al controllo di gestione esplorando le parti industriali e approdando alla parte commerciale di marketing internazionale. Una vocazione, quest’ultima, che Michela Conterno sentiva profondamente: la prima ad andare in Cina, è stata lei. Sempre però con quell’attaccamento al proprio territorio che oggi si traduce nel concetto di responsabilità sociale, ma che l’amministratrice delegata dipinge così: «Il tema della reputazione è importante per generazioni di imprenditori che hanno investito nel territorio. L’azienda non è una parcellizzazione di azioni che nessuno conosce, ha un nome e una faccia. Devo poter rendere conto di ciò che facciamo e mi piace che la gente pensi che Lati crea valore».
Il passo naturale è stato la trasformazione in società benefit, «attestare che siamo un’impresa perbene, impegnata non solo per il profitto ma per il bene comune. Essere responsabili significa anche rendicontare ed essere trasparenti. E aprirsi: non siamo ancora arrivati ad avere ancora consiglieri indipendenti. Ma ad esempio un’azienda di Gallarate, la Lasi ci ha invitato a fare parte del suo Cda, abbiamo forti affinità valoriali».
La frase e il sogno
Non è questione di perfezione, ma il desiderio di migliorare sempre che guida e sprona. Anche attraverso l’attenzione al capitale umano. «Abbiamo un giusto connubio tra generazioni – osserva Michela Conterno – perché questa è un’azienda storica. Abbiamo persone con grande esperienza, qui c’è un’alta fidelizzazione e si sta volentieri in azienda. Poi sì, apriamo ai giovani. La loro introduzione può favorire i cambiamenti, ne stiamo promuovendo tanti. Ad esempio, i giovani guardano il rapporto di sostenibilità prima del bilancio e danno importanza alla conciliazione di vita e lavoro».
Le nuove generazioni stanno dunque entrando in azienda: «Il nostro profilo tipo è quello di ingegnere dei materiali, perché abbiamo sempre bisogno di rinnovare le nostre competenze tecniche su cui si fonda il nostro vantaggio competitivo. Inoltre con loro creiamo figure nuove, come il digital marketing o sulla stessa sostenibilità». Non c’è difficoltà a trovare questi profili, in produzione un po’ più di fatica. Ottimi i rapporti con le scuole: «Alternanza e stage servono anche da serbatoio di conoscenze e creazione di legami con i giovani del territorio. Per chi vuole lavorare nel settore delle materie plastiche, Lati è attrattiva. Per la specificità di settore, siamo un po’ la Ferrari delle materie plastiche perché abbiamo una gamma di prodotti talmente sofisticati che gli ingegneri di materiali sono stimolati intellettualmente dai nostri prodotti. Poi cerchiamo di essere attrattivi anche con il benessere organizzativo. Siamo una delle poche aziende che conosco che con un accordo sindacale hanno formalizzato lo smart working fino a 5 giorni su cinque». Le basi c'erano: «Ancora prima del Covid avevamo orari flessibili e stavamo sperimentando lo smart working solo su alcune funzioni. Ha funzionato perché c’era una logica di fiducia e risultato. Già prima del passaggio generazionale c’era l’attenzione alla persona, in una logica di esecuzione e controllo. Ora cerchiamo di puntare su una leadership diffusa, in cui si prende l’iniziativa. Non è più "faccio come mi dicono"…».
Il cambiamento, la flessibilità delle persone, le opportunità che ne deriva affascinano questa imprenditrice, che si è laureata con una tesi sulle fluttuazioni civiche di Francesco Vito: economista cattolico degli anni Trenta che con la grande Depressione offrono spunti preziosi oggi.
Grata anche ai suoi studi classici, perché aprono la mente.
Chiudiamo gli occhi, però, e proviamo ad accendere un sogno? «Sono assolutamente una sognatrice – sorride – ma di cose che posso vedere, quindi realizzabili. Il mio sogno è arrivare a vedere Lati come azienda digitale che riesce a sfruttare tutti i benefici delle nuove tecnologie e a star dietro e acquisire velocemente il progresso tecnologico, in una fase di accelerazione importante. Un’azienda digitale, che cresce anche di valore».
Tante soddisfazioni, ma qual è la più bella per Michela Conterno? «Durante il Covid – racconta – quando mio padre mi ha detto “meno male che ci sei tu a gestire l’azienda in questo momento così difficile”. Non poteva darmi una gratificazione maggiore. Sento la libertà di potermi esprimere, non vivo nella paura di deludere o di dover dimostrare, sono felicissima del lavoro che faccio». Felicità a cui non può che contribuire però una simile affermazione, nel mezzo di una tempesta globale.