“La c’è la Provvidenza!“ è il pensiero che Alessandro Manzoni, nei Promessi Sposi, mette nella testa di Renzo, quando fuori da un’osteria lo stesso si prodiga, con i suoi ben pochi averi, per aiutare una famiglia che sta morendo di stenti, proprio davanti a lui.
“La c’è la Provvidenza!“ è quello che deve aver pensato l’angerese Daniela, quando il suo disegno di buon cuore, nato davanti a uno dei tanti, singoli drammi della guerra in Ucraina e in procinto di saltare per la solita “mannaia” burocratica, ha trovato finalmente quella mano tesa e disinteressata necessaria, anzi provvidenziale, a portarlo a compimento.
Quel tocco metafisico, e inintelligibile da noi poveri umani, sensibile di mettere giustizia ai garbugli del mondo, sta permettendo a un pullman varesino di essere in questo momento in viaggio verso il confine tra la Romania e la Bessarabia, una regione della bassa Ucraina. Proprio mentre scriviamo si trova in Slovenia, l’itinerario è ancora lungo: una volta arrivato a destinazione si prenderà carico di una ventina di persone, tra donne e bambini, portandoli in salvo in Italia. A bordo, per il momento, ci sono appunto Daniela e sei autisti di Autolinee Varesine che si daranno il cambio alla guida fino a far scorrere del tutto la montagna di chilometri da percorrere.
La storia che c’è dietro vale la pena di un racconto e speriamo anche di una lettura.
La signora Daniela ha una conoscenza familiare in Ucraina, si chiama Valentina. Il primo intento, scoppiato il conflitto, nei giorni che si impilano uno sull’altro gonfi di notizie sempre peggiori, è di fare qualcosa per aiutarla, anzi meglio: per farla fuggire dalle bombe, dalla progressiva assenza di scorte di viveri e di denaro.
Ci prova in diversi modi, Daniela, ma c’è un inghippo alla fine di ognuno. Anche la risoluzione di prenotare un Flixbus salta, perché bisognerebbe attendere troppo tempo. Spunta l’idea di organizzare un viaggio: se non è possibile far venire Valentina qui, andiamo noi a prenderla, pensa la donna di Angera.
Ma non c’è solo Valentina, non ci può essere solo lei: nel suo stesso paese a un’ora dal confine, abbandonato forzosamente dagli uomini tra i 18 e i 60 anni, tutti chiamati a fare la loro parte da riservisti, donne e bambini sono rimasti soli. E la situazione peggiora di ora in ora. In venti chiedono aiuto: si tratterebbe di ricongiungimenti, qui in Italia troverebbero parenti pronti ad accoglierli.
Che si fa? Primo tocco della Provvidenza: contattato, l’amministratore delegato di Autolinee Varesine Fabrizio Laudi mette a disposizione un pullman e sei autisti. Si può partire, anzi no.
Perché per farlo serve una “copertura”, l’egida di qualcuno o qualcosa, non si può improvvisare: non c’è una persona da mettere in salvo, ce ne sono venti. Daniela contatta comuni e un lungo elenco di associazioni: è un nulla di fatto dietro l’altro. Alle 16.30 di ieri l’operazione sta per saltare, finché il telefono non squilla di nuovo. Dall’altra parte di quello che una volta sarebbe stato il filo, c’è don Massimo Mapelli, la sua associazione si chiama “Una casa anche per te Onlus”. Lui e Daniela non si sono mai visti, né sentiti prima, ma non conta nulla: «Non è giusto che non possiate fare ciò che avete in mente - dice il sacerdote - Vi do l’egida della mia associazione». È il secondo tocco della Provvidenza. Quello decisivo.
Il resto lo scopriremo fra poche ore, augurandoci fin da ora che tutto vada a buon fine. Lo meritano il cuore di Daniela, di Fabrizio Laudi, di don Mapelli e dei sei autisti di Autolinee Varesine. E lo meritano Valentina e gli altri 20 fra donne e bambini che attendono i loro angeli custodi, in viaggio su un autobus.