Capire quanti sono i cittadini ucraini che, in fuga dalla guerra, stanno cercando di raggiungere familiari residenti a Gallarate. E, una volta avuto un quadro della situazione, organizzare forme di sostegno, dal trovare una sistemazione provvisoria al supporto per destreggiarsi fra le maglie della burocrazia. Senza escludere aiuti economici, da valutare. Perché alla fine, lo riconoscono tutti, la guerra appena scoppiata farà sentire le sue conseguenze anche in Italia, anche nella città dei due galli. E c’è bisogno di concretezza.
Questo l’esito dell’incontro avvenuto nell’atrio di Palazzo Borghi nella mattinata odierna. Doveva essere un momento di condivisione tra tutti gruppi presenti in Consiglio comunale, focalizzato su due punti principali: la condanna del conflitto scatenato dalla Russia e la solidarietà a un Paese, a un popolo aggredito. Ma l’incontro è stato qualcosa di più. La partecipazione di cittadini e soprattutto cittadine ucraine lo ha trasformato in un primo momento di ascolto, da parte delle autorità locali, rispetto ai problemi che la loro comunità sta attraversando. Iniziativa proposta dal consigliere Giovanni Pignataro, accolta dal presidente del Consiglio comunale Giuseppe De Bernardi Martignoni. Hanno aderito tutte le forze presenti nell’assemblea civica: «Qui, oggi, c’è una sola bandiera, quella ucraina» ha sottolineato Martignoni.
Sindaco presente con gli assessori Canziani e Mazzetti. «So che parecchi di voi sono in difficoltà – ha affermato Andrea Cassani – e sono disponibile per capire come il Comune possa dare una mano. Prenderò contatto con la Prefettura e la Questura. Tanti stranieri arrivati in Italia vengono definiti “profughi” anche se non lo sono. I cittadini ucraini che scappano dalla guerra sono profughi veri».
Carrellata di dichiarazioni dei capigruppo, senza esplicitare il gruppo di appartenenza, così da trasmettere la compattezza dell’istituzione locale, a prescindere dalle differenti posizioni politiche. Poi, parola a una rappresentanza della comunità ucraina, con tre voci al femminile, tutte cariche di preoccupazione. Oksana: «I ragazzi russi e ucraini sono andati insieme a scuola, andavano negli stessi asili. Sono stati fratelli e adesso sono uno contro l’altro. Devono obbligatoriamente prendere il fucile e sparare. Un russo, oggi, entra nella terra dell’Ucraina e spara al suo insegnante all’università. È assurdo».
Oksana è il nome anche della seconda intervenuta. Da lei un appello ai gallaratesi perché forniscano supporto: «Se ognuno donasse anche solo un euro sarebbe già tanto. I commercianti di Gallarate potrebbero organizzare qualcosa. Ci sono conti correnti ufficiali che si possono utilizzare. Per noi badanti è difficile riuscire ad aiutare, adesso». Alla, fra le più giovani a popolare palazzo Borghi: «Quello che sta succedendo in Ucraina è un problema che tocca tutti». Un esempio? Lo spettro di Chernobyl è stato evocato almeno un paio di volte.
Al “rompete le righe”, capannelli composti da consiglieri comunali, assessori e cittadini ucraini. Scambio di recapiti telefonici, promesse di futuri contatti, il sindaco a tentare di raccogliere le prime informazioni per imbastire le prossime mosse. Mentre, a fine incontro, si scattavano le ultime foto, le agenzie battevano la notizia: a Kiev, stazione centrale presa d’assalto da persone in fuga.