Per uscire dallo stallo, la politica si affida a Sergio Mattarella, rieletto capo dello Stato come accadde nel 2013 con Giorgio Napolitano.
Una soluzione arrivata al termine di trattative complesse e largamente condivisa: con 759 consensi, Mattarella è il secondo presidente più votato nella storia repubblicana. Solo Sandro Pertini ne ottenne di più. Ma la politica esce da questa settimana profondamente segnata. Non mancheranno valutazioni, riflessioni e conseguenze su coalizioni e leadership.
Mattarella: bene, ma…
«Non essendoci la possibilità di avere una maggioranza, nessuna forza politica in Parlamento è riuscita a prevalere con una sua proposta. Quantomeno ci si è accordati sulla conferma di Mattarella – osserva il segretario del Partito Democratico di Busto Arsizio, Paolo Pedotti –. Una personalità di grande spessore che potrà fare un lavoro importante».
Se questo è l’aspetto positivo, non si può nascondere che «il Parlamento per la seconda volta in nove anni non è riuscito a eleggere un presidente diverso dall’uscente. Questo fa capire che le relazioni tra le forze politiche sono abbastanza ingessate. È difficile pensare che non ci fosse una persona su sessanta milioni che potesse andare bene. C’è stato un tentativo di forzatura da parte del centrodestra, ma non è stato possibile arrivare a un nome diverso. È un demerito delle forze politiche, seppur in un quadro complicato con un Parlamento senza una maggioranza».
Che dire sul suo partito? «Il Pd fin dall’inizio era consapevole dei propri numeri e non ha avanzato nominativi. Ha dato indicazioni e aperture, tenendo i rapporti con tutte le forze politiche. Queste consapevolezza e responsabilità hanno permesso quantomeno di chiudere il discorso questa settimana, senza prorogare ulteriormente gli scrutini».
«La soluzione che abbiamo di fronte – sostiene l’ex sindaco Gigi Farioli – è certamente la migliore possibile per il Paese in questo momento. Draghi al governo e Mattarella, suo mentore, alla presidenza della Repubblica, assicurano il massimo della stabilità e della garanzia».
D’altro canto, prosegue il capogruppo consiliare di Popolo, Riforme e Libertà, «è stato segnato in maniera plastica il fallimento delle leadership ed è emerso come ormai le cosiddette coalizioni di centrosinistra, che per la verità non c’è mai stata, e soprattutto di centrodestra, come più volte ho avuto modo di dire, siano dei fantasmi che camminano. C’è bisogno di un forte rinnovamento della politica».
A livello cittadino, Farioli si è sganciato dal centrodestra “tradizionale” alle ultime elezioni amministrative: «Rifuggo dal voler leggere le situazioni in chiave egocentrica – afferma – però è forte la tentazione di dire che il percorso iniziato qui è ciò che sta emergendo ai margini di questa brutta pagina della politica politicante. È evidente la necessità della nascita di una forza centrale, liberale, popolare, europea e garantista».
Mattarella: male e…
Fratelli d’Italia ha scelto di non sostenere la rielezione di Mattarella. «Abbiamo mantenuto quanto avevamo detto», fa notare il presidente del circolo bustocco Massimiliano Nardi. «La volontà era quella di eleggere un presidente della Repubblica dell’area del centrodestra. I nomi che sono stati fatti sono di tutto rilievo. Senza nulla togliere a Mattarella: istituzionalmente lo rispetto e accetto il voto, ma non è la mia scelta. Noi siamo rimasti sulla nostra linea, con la volontà di provarci fino in fondo. Qualcun altro ha preferito giocarla diversamente e rimango un po’ basito quando vedo un partito silurare un proprio esponente. Questa elezione poteva essere un cambiamento, invece alla fine ci ritroviamo sempre nei soliti giochini. Come ha detto Giorgia Meloni, sono stati barattati sette anni di presidenza con sette mesi di legislatura».
Nardi cita senza nominarla Forza Italia, che non ha sostenuto compattamente Casellati. Ma è stato deluso anche dalla Lega? «Non sono deluso, però mi aspettavo un comportamento diverso. Salvini ha tirato le fila e evidentemente alla fine ha scelto una strada diversa. Io credo che potesse provarci fino all’ultimo. Come dice Meloni, il centrodestra va in qualche modo rifondato».
Tranchant il giudizio del leghista Francesco Speroni sulla soluzione a cui si è arrivati: «Pessima soluzione. Abbiamo avuto l’Antonelli bis, adesso anche il Mattarella bis. Entrambi avevano detto che avrebbero fatto un solo mandato e poi ne fanno due».
Il riferimento è alla scelta del sindaco di Busto di ricandidarsi (sostenuto anche dalla Lega) sebbene in passato avesse detto di volersi impegnare per un’unica consiliatura. Speroni non ha mai nascosto di preferire un candidato leghista e negli scorsi mesi ha lasciato la guida della sezione cittadina del partito.
Tornando al Quirinale, per l’ex ministro ed eurodeputato «Mattarella non doveva accettare: aveva detto che non voleva il secondo mandato e non doveva prenderselo». E ancora: «Non sono contento di come sono andate le cose. Mattarella non mi piace, non mi è mai piaciuto».
Era possibile continuare a cercare una soluzione diversa nonostante i partiti si fossero ormai incartati? «Si poteva andare avanti molto di più, anche un altro mese. Eventualmente il Parlamento avrebbe potuto fare una votazione una volta alla settimana e continuare a lavorare. Piuttosto che avere sempre la stessa minestra...».
Anche la Lega, alla fine, ha scelto di uscire dall’impasse convergendo sul presidente in carica. «Qualche riflessione dovrò farla – dice Speroni –. 36 anni di Lega e cosa abbiamo ottenuto? Mattarella? Mi dovrò prendere quantomeno un bel periodo di pausa. Quello che è successo in ambito locale ormai l’avevo “assorbito”, infatti questo mese sono tornato a frequentare la sezione. Adesso c’è questo fatto ancora più grosso».