Non c’è stato tempo per esultare di fronte al ritorno di Fedline dall’ospedale (LEGGI QUI), poiché alla Kay si è dovuto dire addio subito a un piccolo angelo. Battezzato da suor Marcella Catozza «con l’acqua del rubinetto e una scodella per mangiare, perché non c'era altro», sono le parole della missionaria bustocca.
I piccini, i fragili ad Haiti, tormentata dalla miseria e dalla violenza, devono lottare ogni giorno: Benchester, quattro anni, era stato affidato a suor Marcella dai genitori che non potevano più assisterlo. Ma in questo caso all’ospedale non sono riusciti a salvarlo, anzi l’hanno rimandato alla Kay a spegnersi quando non c’era nulla da fare.
«Era arrivato da noi solo qualche mese fa, accompagnato dalla sua mamma e dal suo papà - racconta sua Marcella - Si era aggravato dopo pochi giorni, la corsa in ospedale, il ricovero durato più di un mese e l’altro ieri il ritorno a casa: qui i più gravi li mandano a casa perché non muoiano lì e il numero dei morti non pesi sulle statistiche dell’ospedale stesso».
L’altra sera è iniziata la veglia accanto a lui, «l’attesa che la promessa sulla vita di Benchester si compisse». È in quei momenti che suor Marcella lo battezza, con quello che ha a disposizione ma tutta la fede che fa sbocciare le parole destinate a commuoverci: «L’ho salutato, certa che stava andando in quel Paradiso in cui tutto il suo dolore viene trasformato in Gloria: lui, ultimo degli ultimi diventa il primo nella speranza che quando sarà il mio giorno mi riconoscerà e mi aiuterà ad entrare».
Un addio che addio non vuole essere, ma la commozione è cresciuta all'arrivo del padre, venuto a salutarlo: un momento che ha tolto il fiato a tutti, perché l'uomo ha chiesto perdono a questo suo figlio sfortunato per non essere riuscito ad aiutarlo di più. Bambino mio, gli ha detto, la malattia è stata forte, ma il buon Dio lo sarà di più e ti farà correre per il Paradiso.