Ancora una volta sono i ristoratori e i titolari delle palestra e dover pagare lo scotto maggiore per l’introduzione di ulteriori provvedimenti per contrastare la diffusione del Coronavirus. Dopo le mascherine, i gel, i termometri, i separatori in plexiglas, dal 6 agosto si sono dovuti anche attrezzare per la lettura dei green pass e rinunciare alla clientela non in regola con il certificato vaccinale: i ristoranti hanno assunto personale dedicato, mentre le palestre hanno dovuto aggiornare i loro sistemi di lettura delle tessere.
Si sono trasformati in controllori e come se non bastasse, contro di loro si è scatenato l’esercito dei no vax. Da Telegram, il social preferito dalla categoria, è partito l’ordine di boicottare tutte le attività che chiedono il green pass. Il sabotaggio, diffuso anche nelle chat di Varese e provincia, consiste nel bombardare di recensioni negative i ristoranti in modo da abbassare la loro reputation sulle principali piattaforme di sharing. Quelli più conosciuti in città sono già stati presi di mira e il commento da lasciare, seguito da una sola stellina, è sempre lo stesso: “chiede il nazi pass alias green pass, carta verde. Non rispettano i diritti dell'uomo, discriminano gli individui!Assolutamente da evitare”.
Per boicottare le palestra invece, si chiede agli iscritti alle chat Telegram di scrivere una mail chiedendo il rimborso dell’abbonamento, “perché al momento della sottoscrizione non si faceva menzione dell’obbligo del green pass” - dicono -, minacciando azioni legali, per poi postare la risposta che, nella maggior parte dei casi, è negativa.
I titolari dei ristoratori si difendono, sempre a colpi di post sui social: «Non è colpa nostra, la legge lo impone e noi la rispettiamo – scrivono, mostrando la miriade di commenti negativi che in poche ore sono comparsi sui profili dei loro ristoranti – Chi non lo fa rischia la chiusura dell’attività e, a prescindere dalle opinioni personali, siamo dei locali pubblici e ci adeguiamo».