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Territorio | 30 novembre 2020, 17:18

Il Coronavirus fa andare in sofferenza i conti della casa di riposo di Gavirate

In una nota, la vicepresidente Laura De Bernardi e il consigliere Giovanni Speziani Frattini sottolineano che «non ci sono alternative all'accensione di un nuovo finanziamento chirografario che permetta di mantenere regolari i pagamenti a dipendenti e fornitori».

Il Coronavirus fa andare in sofferenza i conti della casa di riposo di Gavirate

L'emergenza Coronavirus manda in sofferenza i conti e il bilancio della casa di riposo di Gavirate Fondazione Bernacchi Gerli Arioli.

In una nota, la vicepresidente Laura Manfredi e il consigliere delegato all'Area Sanitaria e responsabile Covid Giovanni Speziani Frattini spiegano la situazione finanziaria della Rsa gaviratese e si tolgono qualche sassolino dalle scarpe. 

«Preso atto di una pesante situazione, proveniente dal passato, di perdite continuative per oltre un decennio e di debiti crescenti fino al limite della sostenibilità - si legge nella nota - il precedente Cda ha varato, a fine 2015, e attuato, nel 2016, un piano di ristrutturazione e riorganizzazione permanente, comportante la riduzione di costi e l’aumento di ricavi che ha portato per 4 anni consecutivi (dal 2016 al 2019 compresi) a bilanci d’esercizio chiusi in utile con consistente, progressiva riduzione dei debiti pregressi, sostenendo, nel contempo, investimenti per l’adeguamento della struttura e costi straordinari per la sistemazione di pendenze passate. La rinegoziazione di mutui precedenti, conclusa a fine 2019, ha permesso alla Fondazione di avere la certezza, a parità di condizioni in quel momento esistenti, di poter affrontare il proprio debito in misura sostenibile nel futuro. Gli eventi pandemici del corrente anno hanno comportato minori ricavi e maggiori costi anche per la Fondazione e la conseguente necessità di accedere ad un finanziamento chirografario che permetta ora di mantenere regolari, come sempre avvenuto negli ultimi 5 anni, i pagamenti di tutte le risorse che collaborano con la Fondazione, in particolare i dipendenti e i fornitori. Solo il pieno riempimento della Rsa e il contenimento dei costi straordinari sostenuti nel corrente anno per affrontare, nel modo corretto e dovuto, l’emergenza sanitaria nella piena osservanza della sicurezza degli ospiti e dei lavoratori permetteranno alla Fondazione di recuperare l’equilibrio, anche finanziario. La Fondazione persegue sul territorio alti obiettivi morali e sociali che l’attuale Cda, così come il precedente, ben conosce e svolge. Il conseguimento di tali obiettivi deve portare tutti a riflessioni e provvedimenti che siano conseguibili, oltre che ragionevoli. All’interno della Fondazione si è quotidianamente e continuamente all’opera, in maniera fattiva e con la collaborazione di tutti coloro che ivi operano magari in maniera silenziosa e non con commenti aprioristici, per il bene e la sussistenza della struttura (da ultimo, con l’approntamento di un servizio di effettuazione di tamponi rapidi rivolto agli utenti esterni). In tale quadro, come può anche solo immaginarsi “dialogante” l’attuale CdA al cui interno siedono consiglieri del tutto lontani ed avulsi dalla gestione ordinaria e quotidiana della Fondazione, le cui proposte risolutive si traducono, elencate per improponibilità e difficoltà di attuazione crescente, in un piano di dilazione dei pagamenti verso i fornitori; in un’intesa sindacale per il pagamento delle tredicesime; nell’aumento delle rette (proprio al termine di un anno che ha costretto tutti, lavoratori e familiari degli ospiti, a sacrifici e sforzi di non lieve entità); nella messa in vendita di uno stabile di proprietà attualmente dismesso, fatiscente e pericolante e da ricondizionare anche con il coinvolgimento e sentito il parere delle istituzioni locali in quanto l’eventuale alienazione soggiace a ben precisi vincoli non facilmente sormontabili? Ben vengano proposte e suggerimenti, purché gli stessi siano fattivi, efficaci e attuabili con i dovuti tempi e modi. Non ci sono alternative all’accensione di un nuovo finanziamento chirografario che possa permettere alla Fondazione di proseguire la propria missione senza accendere nuovo debito, ma permettendo di superare l’attuale difficile fase. Tale decisione è stata prima valutata e poi presa con cognizione di causa e con la dovuta attenzione e considerazione». 

 

M. Fon.

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