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Busto Arsizio | 27 settembre 2020, 21:51

Il Ringraziamento più grande di Busto al dottor Stella e a chi si è preso cura degli altri nei mesi bui

Il sindaco di Busto Antonelli ha attribuito la civica benemerenza al dottor Roberto Stella nel giorno in cui la città dice "grazie". «Ringrazio i cittadini che hanno rispettato le regole, compiuto rinunce e aiutato gli altri, spesso in modo silenzioso»

La famiglia del dottor Roberto Stella con il sindaco Antonelli e il presidente Fontana nel momento in cui viene scoperta la lapide in municipio per il medico benemerito

La famiglia del dottor Roberto Stella con il sindaco Antonelli e il presidente Fontana nel momento in cui viene scoperta la lapide in municipio per il medico benemerito

R come ringraziamento e responsabilità. La giornata in cui Busto Arsizio tradizionalmente dice grazie è la patronale del 24 giugno, ma quest’anno non è stato possibile svolgere cerimonie in quella data: lo slancio si è potuto liberare domenica 27 settembre, in municipio e nella basilica.

In una mattina la commozione, la determinazione, la consapevolezza hanno provato non a sfilare, bensì a guardarsi negli occhi. Perché il peggio potrebbe essere passato, il Coronavirus no. E quando il sindaco Emanuele Antonelli ha ringraziato tutti coloro che hanno aiutato ad affrontare i mesi più bui, tiene davanti a tutti quella luce: la responsabilità, nel rispettare le regole per uscire dall’emergenza pandemia. «Non mettiamo a repentaglio la nostra vita e quella degli altri con comportamenti scellerati» ha ammonito il primo cittadino sul finale, dopo aver espresso la riconoscenza a tutte le categorie e le persone che si sono adoperati per gli altri.

A maggior ragione ricordando il dottor Roberto Stella, il presidente dell’Ordine dei medici varesini al quale è stata attribuita la civica benemerenza. Ha «fatto i fatti, affrontato a mani nude un nemico invisibile» alcune delle espressione risuonate oggi -  e che ha perso la vita pensando prima a quella dei suoi pazienti. Una «persona insostituibile», la cui scomparsa ha innescato oltre a un dolore profondo nella comunità, una reazione che si può chiamare così: responsabilità. L’ha provata – ha confidato oggi – il sindaco, e molti altri bustocchi. Anzi, a tutti loro Antonelli ha detto grazie sul finale: ai cittadini che hanno rispettato le regole, compiuto rinunce, aiutato gli altri, spesso in modo silenzioso.

Il silenzio, la commozione tra i discorsi sono stati interrotti raramente oggi. Solo dalla musica, con i Mandolinisti Bustesi e da discorsi in cui non c’è stato spazio per la retorica. Dal presidente del consiglio comunale Valerio Mariani, improntato all’unità della città che è e ancora potrà essere grande nel suo cuore, nella sua reazione, al vicesindaco Manuela Maffioli che ha voluto ringraziare proprio Antonelli: «È sempre stato presente in Comune durante il lockdown a raccogliere le richieste di aiuto e a dare indicazioni, rappresentando quello che un sindaco dev’essere: il punto di riferimento della sua città – e aggiunge - Insieme abbiamo cercato di dare le giuste risposte a domande inedite e delicatissime». 

È tempo di andare in basilica, dopo che già il prevosto monsignor Severino Pagani in municipio ha condiviso le domande che scossero i cittadini in quelle settimane: in San Giovanni ci sarà monsignor Luca Raimondi a celebrare la messa. 

Ma prima, si scopre la lapide dedicata al nuovo cittadino benemerito, alla sua memoria. Una cerimonia sommessa, dove ogni parola scivola via. Ci sono la moglie e i figli del dottor Stella, tra i quali Massimo che si è laureato in Medicina pochi mesi fa. 

Roberto, quel nome scolpito, grida a tutti da oggi di fare la cosa giusta: prendersi cura degli altri, non sottraendosi mai alla propria responsabilità in questa battaglia.


Ecco infine le toccanti parole rivolte dal sindaco Antonelli ai familiari del dottor Stella.

Mi rivolgo in particolare ai familiari del mio amico Roberto, come sapete la sua morte ha rappresentato uno dei momenti difficili dei tanti che ho vissuto in quei mesi.

Quando mi hanno comunicato che Roberto ci aveva lasciato e che il suo collega Marino Corio, un altro amico, era ricoverato, oltre al dolore personale e a quello condiviso con tutta la città  per la perdita di un professionista stimato, ho pensato che tutto sarebbe potuto precipitare e peggiorare ulteriormente. 

Ho avvertito un grande senso di solitudine, non paragonabile minimamente  a quello che avete provato voi familiari, in quarantena in casa, privati anche della possibilità di salutare per l’ultima volta il vostro Roberto, che se ne era andato così all’improvviso, sconfitto da un nemico invisibile affrontato, si può dire, a mani nude.  

Alla cerimonia funebre c’ero io accanto a monsignor Pagani, ma avreste dovuto esserci voi.

La disumanità di quel momento mi ha toccato profondamente e mai come prima ho provato un fortissimo senso di responsabilità verso la comunità che amministro non solo dal punto di vista politico e amministrativo, ma soprattutto dal punto di vista umano. 

In quel momento ho capito che le persone avevano bisogno di essere incoraggiate a resistere, a sopportare la situazione, avevano bisogno di consigli e di indicazioni di cui si potevano fidare.  Ho cercato di dimostrare a tutti la mia vicinanza, spesso non solo a parole, ma anche con i fatti. 

E’ stata una lezione di vita, penso anche per i colleghi di Roberto che hanno dovuto affrontare il peggiore degli scenari possibili: grazie per quanto avete fatto per i vostri pazienti, per aver dimostrato che vivete la vostra professione come una missione, come faceva Roberto. 

E dico grazie alla sua famiglia per la dignità con cui ha vissuto quei giorni di dolore, in particolare a Massimo che si è poi laureato in medicina e che porterà avanti la tradizione di famiglia sempre nel ricordo di Roberto. 
Emanuele Antonelli

Marilena Lualdi

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