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Basket | 29 giugno 2020, 06:50

IL COLPO DEL SECOLO. Luis Scola, un gigante del basket nella leggenda di Varese. A volte anche le stelle si toccano

Da Komazec a Mrsic, da Pozzecco a Matthews e Theus: nulla è paragonabile all'arrivo in biancorosso del "Generale" argentino che con la seleccion cambiò il destino della pallacanestro. E' uno dei migliori giocatori al mondo nel suo ruolo: dagli sponsor ad eventi e pubblico, Luis porta Varese oltre i canestri

IL COLPO DEL SECOLO. Luis Scola, un gigante del basket nella leggenda di Varese. A volte anche le stelle si toccano

Forse non tutti i tifosi della Pallacanestro Varese hanno ancora codificato in maniera adeguata il valore del matrimonio (imminente: questione di ore e di inchiostro) tra la squadra della loro passione e Luis Alberto Scola Balvoa. Certo, già solo il tambureggiare della parola “Varese” nei titoli dei principali giornali italiani (sportivi ma non solo) e stranieri serve a comprendere come il quotidiano si sia disallineato dall’ordinario in questa strana estate che avrebbe dovuto essere di sofferenza e ripartenza e che, invece, si sta trasformando in un’inaspettata e goduriosa passerella.

Conviene, tuttavia, fissare alcuni punti fermi per comprendere il tutto.

SENZA PARAGONI 

Non esiste, nella storia del settantacinquennale sodalizio biancorosso, colpo di mercato paragonabile a quello che sta portando sotto al Sacro Monte il “Generale” argentino

Non entrano nel metro di paragone, non possono farlo, gli acquisti pioneristici di un Paolo Vittori, all’alba dell’epoca d’oro, o prima ancora di Tonino Zorzi, personaggi assoluti ma di un basket (anzi, di una pallacanestro) fenomeno campanilistico e poco più (allora nemmeno si poteva immaginare, tanto per scrivere, quello che accadeva dall’altra parte dell’Oceano: oggi il mondo, e lo sport, non hanno distanze). E lo stesso vale per un Pozzecco, un Komazec, un Mrsic (giusto per compilare un breve e per nulla esaustivo elenco), pietre angolari di tratti di passato e campioni in Italia e in Europa, ma diventati “nomi” solo dopo il loro arrivo nella Città Giardino

E, almeno a nostro giudizio, non reggono il paragone nemmeno Wes Matthews e Reggie Theus, gens cestistica che con Scola condivide un importante passato NBA pre-prealpino. No, neppure il “maledetto” Reggie, uno che tra i professionisti, prima di arrivare qui, aveva segnato qualcosa come 20.000 punti. Ventimila. Il neo-acquisto, giusto per precisione statistica, si è fermato a quota 9000.

Però Luis Scola è qualcosa di più. Lo è per l’epoca in cui ha deciso di spiccare il suo volo, lo è per quello che ha compiuto con la canotta della Nazionale Argentina, lo è per quello che lui e i suoi compagni della Seleccion albiceleste hanno potuto nel cambiare radicalmente i destini e gli equilibri della palla al cesto mondiale.

UN PRIMA E UN DOPO

C’è un prima e un dopo nell’epopea di Luis Scola, che poi è un prima e un dopo per tutto il basket: 4 settembre 2002, Indianapolis, Mondiali. Quel giorno l’Argentina guidata da Ruben Magnano batte gli Stati Uniti alla Conseco Fieldhouse Arena con il punteggio di 87 a 80: gli Usa composti da giocatori NBA, passati dal Dream Team 1992 e dalle successive selezioni sicuramente meno auree ma altrettanto invincibili, non avevano mai perso prima. Mai. Letteralmente: 58 gare, 58 vittorie

Scola (ma anche Ginobili, Oberto, Nocioni, Sconochini e tutta quella splendida masnada che interpretava il Gioco con tecnica sopraffina, sagacia tattica europea e mezzi fisici invidiabili) arriva dove non era riuscito nessuno, facendolo peraltro con la semplicità che solo l’ineluttabile possiede. 

A questo punto cambia tutto nel globo che rimbalza. Gli Yankees scoprono forse per la prima volta che a basket si può giocare molto bene più o meno ovunque e si accorgono della necessità di cambiare le regole d’ingaggio, bandendo la puzza sotto il naso: servono i migliori per competere ai Mondiali e alle Olimpiadi. Non solo: gli stessi americani si convincono ad aprire davvero e definitivamente i loro confini ai giocatori non nativi, infarcendo da lì in poi le loro franchigie con i migliori prospetti mondiali. 

Dal canto suo l’Argentina e i suoi gauchos, uno più forte dell’altro, compiono il primo passo verso un cammino che li porterà letteralmente a dominare la scena internazionale nei successivi diciassette anni: un’oro e un bronzo alle Olimpiadi, due argenti ai Mondiali, due bronzi, cinque argenti e un’oro ai Campionati americani.

Questa la rampa di lancio presa dal nuovo centro di Attilio Caja (vengono i brividi a scriverlo…) per diventare uno dei migliori giocatori al mondo nel suo ruolo e uno dei migliori atleti della generazione contemporanea. Dominante in Europa nei Paesi Baschi, dominante in Nazionale, dominante in NBA dove diventa subito titolare e porta alla conoscenza del pubblico a stelle e strisce - insieme a pochi altri colleghi - un’alternativa vera ed efficace alla nouvelle vague di lunghi dotati solo di balzi stratosferici, lunghe leve e atletismo sovrabbondante. 

Pescate un appassionato di basket in mezzo alla foresta del Borneo o nelle Isole Lofoten e chiedetegli di Luis: vedrete che non rimarrete senza ammirare il sorriso comparire sul suo volto.

OLTRE I CANESTRI 

Per tutti questi motivi, ma non solo per essi, l’avvento dell’ex Olimpia Milano non ha eguali nell’epopea varesina. Ci sarà tempo per discutere di tecnica, di minuti sul parquet, di apporto concreto ai destini della Openjobmetis 2020/2021. E nessuno dimenticherà mai che all’Enerxenia Arena si allenerà e giocherà un uomo di 40 anni. Un gigante di questo sport che, se non avesse avuto tale età, non sarebbe ovviamente arrivato a questi lidi: la ragione sta nelle righe precedenti.

È invece già tempo di provare a immaginare l’impatto extra-sportivo che Scola potrà avere nella realtà di una Varese fortunata a trovarsi nel posto giusto (50 km da Milano) al momento giusto (quello in cui un campionissimo ha deciso che non fosse arrivato il momento di ritirarsi…), ma anche brava a giocarsi in maniera perfetta le sue carte, lasciando fluire senza strappi e contrattempi un destino che voleva compiersi.

Scola può essere una discreta slot machine per il club di piazzale Gramsci… Uno degli sponsor più importanti della galassia societaria ha già annunciato di voler raddoppiare il suo apporto economico annuale in caso di firma dell’argentino, nella mente dei dirigenti si immaginano eventi in grado di andare ben oltre la capienza del palazzetto di Masnago, gli uomini marketing sono al lavoro per studiare strategie che mettano al centro la nuova stella, sfruttando un nome che può arrivare a mercati normalmente impossibili da raggiungere, senza contare il quid in più di biglietti e abbonamenti che potranno essere erogati dal botteghino e che solo l’incertezza Covid può frustrare.

Sarà un sogno che durerà al 90% una sola stagione: facciamo tutti in modo che possa essere una stagione indimenticabile.

Fabio Gandini


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