Come tutte le chiese della Lombardia, anche nella basilica di San Vittore, non si possono celebrare Messe, come disposto dall’ordinanza anti Coronavirus; i luoghi di culto della città sono aperti solo per la preghiera personale.
Il prevosto di Varese monsignor Luigi Panighetti ha voluto scrivere una lettera ai fedeli, anche a nome di tutti i sacerdoti della Comunità Pastorale Sant’Antonio Abate, per esprimere la vicinanza della chiesa locale in un momento di difficoltà che riguarda tutti.
«Siamo chiamati a vivere questo tempo difficile con senso di responsabilità civica, senza cedere al panico e a paure irrazionali – scrive il parroco – dedichiamo questo tempo alla riflessione, magari anche aiutandosi con le Sante Messe trasmesse tramite radio e televisione. Se da una parte viene a mancare l’espressione comunitaria è possibile vivere la preghiera personale al meglio, nella logica della Comunione Spirituale che supera ogni barriera».
I sacerdoti varesini stanno comunque celebrando le Messe quotidiane in forma privata, senza fedeli, le cui intenzioni per i vivi e per i defunti di questa settimana vengono applicate secondo le richieste fatte.
Le porte della basilica e delle chiese di Varese restano comunque aperte per la preghiera personale e per le Confessioni, rispettando ovviamente le precauzioni vigenti.
«La circostanza ci permette di riscoprire il gusto di stare in famiglia a far sentire la nostra presenza rassicurante, nonché il gusto del dialogo e del silenzio – prosegue monsignor Panighetti – non vogliamo far mancare l’accompagnamento spirituale, ma invitiamo proprio in questo momento a rivolgerci a Dio perché ci mostri il suo volto. Speriamo di poter riprendere presto quella comunitaria celebrazione che è benedizione per tutto il popolo di Dio».
La situazione che anche la chiesa varesina sta affrontando è del tutto inconsueta e certamente inaspettata. «Ci consegniamo alla protezione di Sant’Antonio Abate, a San Vittore, patrono della città, e alla co-patrona la Beata Vergine Addolorata – conclude il prevosto – a lei affidiamo quanti sono preposti al bene comune, affinché assumano decisioni prudenziali e sagge. Le affidiamo anche quanti soffrono, nonché gli uomini di scienza e gli altri operatori della sanità. A tutti giunga la benedizione del Signore».














