«Mi sembra che oggi ci sia una crescente attenzione verso l’artigianato e la sostenibilità fortunatamente. Un tempo questo lavoro era portato avanti soprattutto da persone più anziane, che ora stanno chiudendo le loro attività, ma credo che stia tornando l’interesse per questi mestieri».
A parlare è Maddalena Vossen, giovane artigiana che ha aperto il suo laboratorio di pelletteria a Taino. Con passione ci racconta cosa significa per lei fare artigianato: la cura e l’attenzione che mette nella realizzazione di pezzi unici, l’importanza della sostenibilità e il valore dell’unicità dei suoi prodotti, frutto di un lavoro autentico e consapevole.
Maddalena ci racconta la sua storia?
Ho studiato al DAMS di Torino e successivamente ho svolto un tirocinio in uno studio fotografico in Valle d’Aosta, dove poi ho continuato a lavorare per un altro anno. In seguito sono stata quasi un anno in Nuova Zelanda, dove lavoravo con i bambini nelle attività di sport acquatici. Quando sono tornata in Italia, ho conosciuto Marco Del Tredici, calzolaio di Sesto Calende e gli ho chiesto di potermi avvicinare al suo lavoro. Da lì è iniziato un apprendistato durato un anno. Dopo quell’esperienza ho aperto la partita Iva e ho continuato a lavorare nella sua bottega per diverso tempo, occupandomi di calzoleria, pelletteria e riparazioni di scarpe. Dopo cinque anni e mezzo ho iniziato a lavorare in una pelletteria, dove ho potuto perfezionare le tecniche di cucitura a macchina. Successivamente ho trovato un’occasione qui a Taino, il paese dove sono nata e cresciuta. Ho deciso così di aprire il mio laboratorio artigianale dedicato esclusivamente alla riparazione e creazione di articoli in pelle, ecopelle e in generale tessuti spessi. Ho aperto il laboratorio nel maggio di quest’anno.
Quali sono state le sfide che ha dovuto affrontare nel suo mestiere?
Sicuramente una delle sfide più grandi è quando i clienti mi portano oggetti che hanno non solo un valore economico, ma anche affettivo. In quei casi sento una grande responsabilità, perché ripongono molta fiducia in me. Il mio obiettivo è sempre quello di mantenere l’originalità e la qualità del prodotto e questo richiede attenzione e sensibilità.
Cosa contraddistingue la sua attività di Taino rispetto ad altre realtà?
Ci sono i calzolai, che si occupano principalmente di riparare scarpe, ma ciò che mi distingue è proprio la tipologia di servizio: la riparazione di articoli di pelletteria richiede molto tempo e precisione e spesso i calzolai tendono a darle meno priorità. Io, invece, cerco di gestire tutto in tempi brevi: se non devo reperire materiali particolari, solitamente riesco a completare una riparazione in una settimana.
Per quanto riguarda le creazioni, sono modelli che le vengono commissionati?
Alcuni sì, altri invece nascono dalle esigenze e dalle richieste dei clienti. Spesso si tratta di modelli personalizzati, pensati per loro. Realizzo pezzi unici ed esclusivi, perché tengo molto all’unicità dei materiali. Ogni borsa o articolo è fatta a mano e quindi irripetibile. Inoltre, utilizzo spesso pellami provenienti da campionari post-fiera o da pelletterie e calzaturifici che chiudono, grazie al mio fornitore che si occupa di recuperare questi materiali. C’è quindi anche un’importante attenzione alla sostenibilità: capita spesso che una borsa realizzata con un determinato materiale resti un pezzo unico, proprio perché quel tipo di pelle non è più disponibile.
Nel suo lavoro si ispira a qualcuno?
Mi ispiro soprattutto ai miei clienti e alle loro esigenze. Non amo copiare i grandi marchi: preferisco creare prodotti che rispecchino la personalità di chi li commissiona. È difficile realizzare a mano un oggetto che sembri “industriale”: ogni pezzo è unico, con le sue caratteristiche e imperfezioni che lo rendono speciale.
Quali sono i suoi obiettivi?
Vorrei in futuro dedicarmi meno alla calzoleria e concentrarmi di più sulla pelletteria. Mi piacerebbe trovare un equilibrio tra riparazione e creazione di nuovi articoli. Credo molto nel valore del “riparare” e penso che dovremmo tutti imparare a non buttare via le cose con leggerezza. Viviamo in un mondo “usa e getta”, ma è importante riscoprire il valore del lavoro artigianale e della qualità.
Vorrei trasmettere questo messaggio: acquistare un prodotto artigianale significa sostenere un lavoro fatto con cura, dietro cui ci sono idee, ricerca e materiali scelti con attenzione.
Prevede di instaurare collaborazioni?
Sì, collaboro già con Carola, un’orafa di Angera che si occupa anche di ricamo. Insieme stiamo realizzando una linea di collari e guinzagli artigianali per coprire anche questa esigenza del mercato.
Pensi che questo mestiere abbia un futuro anche per i giovani?
Secondo me sì. Mi sembra che oggi ci sia una crescente attenzione verso l’artigianato e la sostenibilità fortunatamente. Un tempo questo lavoro era portato avanti soprattutto da persone più anziane, che ora stanno chiudendo le loro attività, ma credo che stia tornando l’interesse per questi mestieri. Forse nelle città più grandi è più facile trovare realtà simili, ma io resto fiduciosa.














