La prima intervista da “bandiera”: «Restare qui era ciò che volevo. Nessuno potrà mai offrirmi quello che può offrirmi Varese: giocare per la mia città».
Matteo Librizzi, capitano della Pallacanestro Varese almeno fino al 2028, è sorrisi e parole dense significato nella sua prima “uscita” ufficiale dopo il rinnovo che ne ha certificato il matrimonio a lungo termine con i biancorossi: altre tre stagioni che, sommate alle 5 già in archivio, fanno un totale che solo i più grandi amori di questa storia lunga 80 anni possono vantare.
Libro lo sa: «L’aver rinnovato per un periodo così lungo è bellissimo - afferma - È una manifestazione di fiducia da parte della società che devo fare in modo di ripagare. Oltretutto continuerò a essere capitano, sento orgoglio e responsabilità per questo: rispetterò questo ruolo fino in fondo».
Ecco tutte le dichiarazioni rilasciate nel pomeriggio all’Itelyum Arena:
Sul rinnovo e sulla possibilità che lasciasse la Pallacanestro Varese: «Le valutazioni fanno parte della vita di un professionista. C’è stato il pensiero di poter andare anche altrove, è normale, in realtà però da prima che finisse la stagione avevamo iniziato le trattative per il rinnovo ed ero molto fiducioso sull’accordo. Poi il club ha fatto ulteriori passi importanti verso di me. Altre offerte? Ne ho ricevute dalla NCAA, un pò com’è successo ad Assui, però a livello professionale Varese penso sia la scelta migliore per la mia crescita. Dall’anno scorso ho molta più continuità e voglio portarla avanti».
Sull’essere capitano in campo e fuori: «L’anno scorso diventare capitano non era preventivato e com’era normale che fosse all’inizio ho avuto qualche difficoltà dal punto di vista comunicativo. Ora mi sento più maturo, come ho già parlato con la dirigenza e il coach questa crescita è qualcosa su cui voglio lavorare, in campo mi viene naturale essere un trascinatore puntando su grinta ed energia, mentre fuori voglio essere più pronto a parlare anche con i compagni e a dare in generale qualcosa di più».
Sullo scorso campionato: «Pensare a settembre dell’anno scorso di fare la stagione che ho fatto era complicato, però mi sentivo pronto perché dopo l’infortunio alla spalla ho sempre lavorato per farmi trovare pronto e quel percorso mi ha cresciuto caratterialmente, non solo fisicamente. Sono felicissimo di aver messo questa crescita in campo».
Su che squadra si aspetta per l’anno prossimo: «Sono molto fiducioso e non vedo l’ora d’iniziare. La mia conferma, quella di Assui, quella spero di Alviti e l’arrivo di Ladurner sono già un’ottima base di partenza».
Su quanto sia significativo tornare ad avere due varesini protagonisti in squadra come lui e Assui: «È bellissimo, non c’è una cosa così nelle altre squadre. Questo ripaga gli sforzi che la società sta facendo a livello giovanile e sulla crescita individuale dei singoli».
Sull’esempio di Giancarlo Ferrero: «Giancarlo è stato un grande insegnante per me e gli chiedo tanti consigli. Nel saper trasmettere soprattutto ai nuovi giocatori i valori e la storia del club era il numero uno»·
Sul lavoro da fare dal punto di vista tecnico: «Voglio crescere sempre più dal punto di vista del playmaking puro: gestione della palla, del ritmo, gioco in pick’n’roll. In difesa voglio essere più solido, energia e carattere non mancano, devo limitare la foga che metto in campo perché mi porta a fare spesso fallo».
Sulla nazionale: «Arrivare in Nazionale è stato un qualcosa di nuovo, anche perché a livello giovanile ho fatto solo Under 20. Quando è giunta la chiamata è stata un’emozione, avere il Poz al telefono è qualcosa d’indescrivibile: lui è una figura, un esempio importante per me per il ruolo che ha avuto qui. L’obiettivo che ho ora è quello di ripartecipare a qualche raduno o partita».
Sul nuovo acquisto Max Ladurner: «L’ho conosciuto in Nazionale nell’ambito del progetto U23, è un ragazzo super in campo e fuori e penso ci possa dare una grande mano».
Sul ricordo dei 28 punti contro la Virtus Bologna: «È una serata che non dimenticherò mai. Mi ricordo ancora la carica che sentivo durante la partita, pensavo di poter fare tutto. Quando è finita la gara, dopo la vittoria, ho visto tutta la mia famiglia felice, ci siamo abbracciati, è stata una notte magica. Una svolta? Sì, dopo quella partita ho pensato: allora ce la posso fare».