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Territorio | 06 febbraio 2025, 14:49

Travedona Monate ricorda la tragedia delle foibe con la proiezione del film "Il sorriso della patria"

La manifestazione avrà luogo domenica 9 febbraio alle 21 con ingresso gratuito al cinema Sant'Amanzio: «Bisogna fare chiarezza e lasciarci educare dalla Storia – afferma sindaco Fiombo - la memoria è, e dev’essere, bipartisan. Sempre. Così come per la Shoah o il 25 Aprile»

Travedona Monate ricorda la tragedia delle foibe con la proiezione del film "Il sorriso della patria"

Non è un caso che “Il Giorno del Ricordo” venga ancora così poco celebrato e, sovente, accenda faziose polemiche politiche. Da un lato, solo a parlare dalla fine degli anni ’80 del secolo scorso, la storiografia ha studiato e approfondito la tragedia delle foibe e dell’esodo degli italiani da Istria e Dalmazia, dall’altro è relativamente recente, a partire dal 2004, l’istituzione ufficiale della giornata nazionale del “Giorno del Ricordo”. 

Ciò non toglie che, per l’Amministrazione Comunale di Travedona Monate, l’appuntamento sia tra i più importanti dell’anno. Domenica sera, 9 febbraio, alle ore 21 con ingresso gratuito, verrà proiettato al Cineteatro “S. Amanzio” il documentario “Il sorriso della patria” di Giulia Musso.

Costituito da spezzoni di cinegiornali e filmati dell'Istituto Luce - prodotti fra il maggio del 1946 e l'aprile del 1956 - inframmezzati da foto d'epoca e testimonianze, il film, più che la storia dell'esperienza tragica delle violenze subite e dell'esodo, rappresenta gli sforzi di reintegrazione delle popolazioni giuliano-dalmate nel tessuto sociale italiano e le diverse iniziative poste in essere dai governi per favorire questo processo. 

«Ricordare le tante vittime italiane (le statistiche variano tra le 3 mila e le 5 mila) uccise dal regime di Tito, al solo fine di eliminare possibili oppositori politici o, più semplicemente, per vendicarsi dell’occupazione fascista che aveva ottenuto quelle terre, è doveroso» afferma l’assessore alla Cultura e vicesindaco Stefano Baranzini.

Non tutte le vittime però vennero gettate nelle foibe, molte di esse perirono nei campi di sterminio jugoslavi, altre si salvarono solo grazie a un esodo forzato causato dal Trattato di Parigi, firmato il 10 febbraio 1947, che ridisegnava i confini orientali dell’Italia (assegnando alla Jugoslavia l'Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, in precedenza facenti parte dell'Italia). Proprio a quella data fa riferimento il “Giorno del ricordo”. 

«Bisogna fare chiarezza e lasciarci educare dalla Storia – è il pensiero del sindaco Angelo Fiombo - La memoria è, e dev’essere, bipartisan. Sempre. Così come per la Shoah o il 25 aprile. Sul Giorno del Ricordo c’è stata un’appropriazione da parte della destra, con i soliti toni nazionalisti, a cui hanno risposto frange dell’estrema sinistra che sostengono ancora oggi la vecchia versione dei fati del regime jugoslavo: le foibe e l’esodo come resa dei conti contro i criminali fascisti. Ci vuole equilibrio di giudizio: il “Giorno del ricordo” non è una festa della destra, ma di tutti gli italiani». 

Il fatto che la legge istitutiva del 2004 sia stata votata quasi all’unanimità è positivo, perché ha sottratto la tragedia istriano-dalmata a un uso di parte. L’istituzione del “Giorno del ricordo” è un doveroso e tardivo riconoscimento delle sofferenze subite da un numero considerevole di italiani nell’immediato dopoguerra. Inoltre ha consentito il salvataggio di una memoria che stava sparendo, quella degli italiani dell’Istria, di Fiume e di Zara. Non dobbiamo dimenticarlo. 

C.S.

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