Questo forte mal di testa può durare qualche ora ma, nei casi più intensi, può estendersi per alcuni giorni, e spesso è accompagnato da nausea e vomito, uniti ad una bassa soglia di tolleranza alla luce e al suono.
Inoltre, il mal di testa può coinvolgere anche l’occhio, con il tipico annebbiamento della vista o con la visione di puntini che si allargano o flash lampeggianti. Oltre ai tradizionali farmaci analgesici e antidolorifici diffusi in commercio, l’emicrania si può curare con la cannabis.
Cannabis come antidolorifico: studi e test
Sono già molte le persone che hanno scelto di ricorrere alla cannabis come alternativa naturale per curare l’emicrania, ottenendo benefici considerevoli. Eppure, fino a qualche anno fa, non esistevano degli studi clinici che si erano occupati in maniera specifica dell’efficacia della cannabis come antidolorifico per forti condizioni come l’emicrania, anche se da secoli questa pianta si utilizza per combattere il mal di testa.
Inoltre, non era facile stabilire se qualsiasi derivato della pianta di canapa sativa potesse funzionare per alleviare il dolore alla testa ed essere privo di effetti collaterali.
Ma uno studio del 2021, condotto da un team di ricercatori della University of California di San Diego, ha dimostrato l’efficacia e la sicurezza della cannabis nel trattamento del dolore da emicrania. I ricercatori si sono dedicati all’esaminazione dei composti THC e CBD in associazione al trattamento dell’emicrania, con particolare riferimento alla dimostrazione dell’assenza di rischi per la salute.
Le conferme di questo studio si nutrivano già dei risultati di alcuni test preliminari condotti su un campione di consumatori l’anno precedente, nel 2020. Infatti, più dell’85% dei pazienti con mal di testa ed emicrania che si erano sottoposti all’utilizzo della cannabis per 30 giorni, avevano avuto un significativo miglioramento dei sintomi. Oggi a riconoscere gli effetti terapeutici benefici sono migliaia di persone che scelgono la pianta di cannabis per ottenere sollievo da questo tipo di dolore e per molte altre condizioni cliniche.
Per quanto riguarda lo studio californiano del 2021, il team di ricercatori ha selezionato 20 volontari tra i 21 e i 65 anni e li ha suddivisi in quattro gruppi, sottoponendo il primo ad un trattamento placebo, il secondo alla somministrazione di THC, il terzo a quella di CBD, mentre l’ultimo gruppo ha ricevuto un mix dei due importanti cannabinoidi più presenti nella pianta di canapa.
I risultati sono stati sorprendenti e hanno permesso di eleggere la cannabis tra i migliori trattamenti per alleviare il semplice mal di testa ma anche vere patologie come appunto l’emicrania, sia nel lungo che nel breve termine.
Cannabis e mal di testa: funziona?
Naturalmente è necessario trovare la modalità di trattamento più adeguata ad ogni singolo paziente, perché l’emicrania, la cefalea e qualsiasi genere di disturbo di tipo neurologico può richiedere una terapia personalizzata. Molto può cambiare, infatti, dal tipo di emicrania, dall’età di chi ne soffre, dalla durata del disturbo, dalle cause. Un po’ come avviene nel caso degli effetti collaterali, che variano di persona in persona, come il famoso incremento dell’appetito come conseguenza all’assunzione di cannabis (maggiori informazioni sulla fame chimica sono disponibili qui).
Ad ogni modo, alla cannabis come alleato terapeutico sono stati riconosciuti molti effetti benefici nella gestione degli episodi di cefalea o emicrania, in affiancamento o in sostituzione alle terapie farmacologiche già in commercio. Il funzionamento della cannabis, in più, sarebbe dimostrabile anche a scopo preventivo nella fase cronica dell’emicrania, soprattutto nei casi di origine nevralgica o tensiva, oltre che ad intervenire sugli episodi acuti.
Conclusioni
L’emicrania è una patologia che troppo spesso viene sottovalutata e trascurata, indipendentemente dal tipo di intensità e dal motivo che la causa (affaticamento mentale, posture scorrette, abitudini alimentari scorrette, variazioni ormonali, stress fisico e psichico, fumo). Eppure, riesce a creare molti disagi a causa dell’intensità del disturbo, al punto da ridurre la qualità della vita di chi ne soffre, fino a determinare difficoltà di socializzazione.
Per questo motivo era necessario individuare il trattamento con maggiori margini di efficacia, che ne riducesse più velocemente la periodicità e con minori effetti collaterali. E la cannabis sembrerebbe essere uno dei trattamenti dal funzionamento più promettente.














