Il Palace ha deciso di ritornare a correre sulla linea del suo tempo, ovvero su quel filo invisibile che collega il suo suggestivo passato a un presente di grandi idee (alcune delle quali già diventata realtà) e soprattutto a un futuro radioso, in linea con la sua storia e con le ambizioni della sua proprietà.
Varese è lì, e non solo a fare da sfondo, perché la corsa e la linea sono le medesime. Un secolo fa “nacque” la Città Giardino, paradiso verde tanto apprezzato dai cittadini della metropoli, museo liberty a cielo aperto, luogo dal clima invidiabile e salubre. Di quella Varese sotto i riflettori, il Palace - costruito dal visionario ingegno dell’architetto Giuseppe Sommaruga e fondato nel 1913 - era uno dei gioielli più brillanti, simbolo e parte di una bellezza conosciuta, anzi rinomata.
Si può tornare indietro? Sì, se si trova la strada giusta. Ed è proprio quello che stanno facendo Varese, affrancandosi da decenni di assenza di turismo, e il suo Grand Hotel più pregiato: «In pochi anni vogliamo tornare agli antichi fasti o addirittura meglio» confessa Egon Zanettin, direttore generale del gruppo varesino “I Palazzi” che comprende, oltre alla struttura del colle Campigli, anche il Ca’ Bonfadini, un cinque stelle di Venezia, una villa storica a Linari, in provincia di Siena, e due yacht della Riva che stanno sperimentando un’inedita attività alberghiera “a bordo”.
Questa corsa verso il futuro, tenendo ancorate le radici nella storia, è iniziata da qualche tempo: le ultime tappe sono state il il rifacimento della piscina («È un servizio per i nostri ospiti ed è molto apprezzata, anche perché è in mezzo al nostro parco e ha una vista incredibile») e la recente realizzazione di un centro benessere a disposizione di chi alloggia: «Sta funzionando molto bene. Non è frequente vedere un servizio di questo genere in una struttura storica, per di più vincolata alle Belle Arti: abbiamo dovuto compiere un gran lavoro dal punto di vista estetico, proprio per rispettare la struttura dell’hotel. Il centro gode anche di una vista molto bella, essendo al primo piano».
Il prossimo inverno il via ad altri grandi progetti: «Inizieremo un lavoro, che oserei definire quasi fisiologico, di ripristino di tutte le aree comuni, nelle quali verranno riportati alla luce gli antichi pavimenti, in legno o in palladiana a seconda di quanto era stato previsto in origine». E ancora: «Rifaremo anche un intero piano, che vale il 20% delle camere, sempre nel rispetto dell’architettura originale. Si tratta di un impegno molto importante dal punto di vista finanziario per la proprietà, ma necessario a rimanere la struttura di riferimento di Varese».
Il restyling - nel quale sarà compresa anche la parte logistica («un hotel è come un teatro, c’è la parte scenica, che è quella che i clienti vedono, ma anche un “dietro le quinte” fondamentale per far funzionare il tutto») - non finirà qui. La ciliegina sulla torta sarà mettere mano all’area suite, all’ultimo piano, questione «complessa per ragioni architettoniche e ingegneristiche», e all’esterno: «Stiamo vagliando diverse ipotesi e la valutazione richiede tempo. Se si consoliderà il trend di spostamento dal business al leisure e lo stesso diventerà definitivo, potremmo arrivare a fare dei grossi cambiamenti anche nella parte esterna in termini di servizi, dotando così Varese del suo primo hotel a 5 stelle ed elevandoci di quotazione sul mercato».
Eccolo svelato, il sogno finale. Ed è l’andamento del mercato a suggerire la possibilità di poterlo coltivare: da approdo per ragioni quasi esclusivamente di business, Varese - e quindi il Palace - sta ritornando a essere metà ricercata per lo svago, il piacere, il tempo libero. Leisure, appunto. «È un po’ quello che è accaduto a Milano precedentemente - continua a spiegare Zanettin - Varese sta mutando pelle: oggi è percepita all’interno della “zona dei laghi” e quindi accomunata al lago di Como e al Maggiore. Con un vantaggio, però: qui siamo al centro, quindi siamo più comodi, in una zona molto più tranquilla e con un rapporto qualità prezzo decisamente migliore. I numeri parlano chiaro: noi quest’anno stiamo andando persino meglio dell’anno scorso, da tutti considerato come l’anno record. È una rarità rispetto al resto del mercato».
Ebbene sì, il turista a Varese c’è, si vede, «rimane, almeno d’estate, tra i 3 e i 4 giorni, tutt’altro che di passaggio quindi. E, normalmente, una giornata la dedica a visitare la città (noi forniamo anche un servizio navetta allo scopo), per poi andare sul lago di Como o sul Maggiore e ritornare qui la sera, all’ora giusta per rilassarsi in piscina e poi cenare. La clientela internazionale - parliamo soprattutto di svizzeri, di tedeschi, britannici e francesi - ci sta prendendo quindi come base per esplorare un’area più vasta, che arriva fino a Milano».
Se l’acquolina proverbialmente vien mangiando, il domani fa rima con Estremo Oriente e con Olimpiadi: «Il mercato cinese è potenzialmente di ottima prospettiva: esistono ormai almeno 400 milioni di cinesi che hanno redditi paragonabili a quelli occidentali e hanno voglia di viaggiare e di cultura. L’Italia la fa da padrona e noi siamo vicini a un aeroporto fondamentale come Malpensa. Le richieste stanno già iniziando. Milano-Cortina 2026? Se è vero che il grosso si concentrerà nelle sedi ufficiali, lavoro potrebbe esserci anche qui: è un po’ quello che succede in piccolo con il Salone del Mobile…», senza contare che Varese sarà comunque base degli allenamenti nel pattinaggio sul ghiaccio di alcune nazionali.
A questo ruolo centrale, a questa sorta di missione che il Palace vuole avere nel futuro ricettivo del territorio, non consegue il fatto di sentirsi «un’isola avulsa dai varesini». Sono parole usate non a caso quelle del direttore generale de “I Palazzi”: «Vogliamo essere coloro che permettono a chi viene dall’estero di scoprire Varese, ma accogliamo altrettanto volentieri chi vive in città. Teniamo molto ad avere un dialogo con Varese, per questo siamo felicissimi di ospitare eventi aziendali, meeting e chiunque voglia semplicemente salire il Colle Campigli per godersi il fresco d’estate e il parco in generale».
Che sia vero lo dimostrano gli aperitivi sotto allo storico e bellissimo colonnato esterno, sempre più frequentati, e il ristorante, «che è pensato sia per i nostri ospiti sia per chiunque altro. E non sono pochi i varesini che lo frequentano».