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Basket | 13 febbraio 2024, 07:30

VIDEO - Mario Vernazza a L’Ultima Contesa: «Con me i giocatori hanno uno spazio privato: si lavora sulla capacità di stare concentrati»

Consigliere d’amministrazione e mental skills coach: ospite inedito e tutto da scoprire quello della puntata di ieri, con cui si è parlato della vittoria di domenica, ma anche del suo lavoro e di alcune dinamiche societarie: «Con Pesaro partita piena di insidie. Woldetensae bravo a restare sempre coinvolto. Con Varese Sport & Entertainment l’obiettivo è l’equilibrio economico»

Mario Vernazza, ospite ieri sera de L'Ultima Contesa

Mario Vernazza, ospite ieri sera de L'Ultima Contesa

Sedicesima puntata de L’Ultima Contesa in archivio: la vittoria della Openjobmetis contro Pesaro ha fatto sorridere nuovamente il pubblico di Masnago. E non si poteva che partire da questo nell’ultimo episodio del talk show sulla pallacanestro di VareseNoi.

Se ne è parlato con l’ospite Mario Vernazza, consigliere d’amministrazione di Pallacanestro Varese e mental skills coach della squadra, che ha fornito anche qualche curiosità sul lavoro che svolge con i giocatori e alcune informazioni sulle evoluzioni dell’assetto societario.

Altro ospite è stato Matteo Gallo, giornalista di VareseSport.

Ecco alcune delle dichiarazioni di Mario Vernazza.

«È stata una partita che aveva un sacco di insidie - sul match vinto contro Pesaro - perché era una di quelle che tutti si aspettano tu vinca, e giocare una partita così è semplice. Siamo partiti abbastanza forte col nostro gioco e il nostro ritmo: la solita amalgama di energia della squadra e del pubblico che non esiste da nessun’altra parte».

Su Woldetensae: «È un ragazzo che si è allenato tanto quanto faceva l’anno scorso, e si è sempre comportato in modo professionale. È stato bravissimo a tenersi coinvolto emotivamente nella squadra, e il pubblico credo gli voglia bene perché lo vede come qualcuno che può aiutare e che ha sempre avuto una partecipazione costante. Ci sono ancora dieci partite, più la coppa, e Tomas ha ancora la tavola apparecchiata».

Come è entrato in contatto con Pallacanestro Varese: «Ho il privilegio di conoscer Toto Bulgheroni, che è colui che mi ha introdotto ad Arcieri l’anno scorso. È stato valutato che la mia potesse essere una figura di complemento. Ho fatto una chiacchierata con Michael e con Brase e poi mi hanno coinvolto. È estremamente appassionante».

Sul suo doppio ruolo di consigliere e mental coach: «Le cose sono parallele, sono strade che non si incontrano. Al di là dell’aspetto formale, io non ho deleghe nel consiglio, non scelgo giocatori e non faccio valutazioni tecniche al livello che si fanno oggi in Pallacanestro Varese. Con me i giocatori hanno uno spazio privato tutto loro nel quale possono lavorare sulla componente mentale della loro performance, a livello superficiale o più profondo in base alle esigenze».

Sul suo lavoro con i giocatori: «È una figura di complemento. Lavoro con i giocatori sulla capacità di stare concentrato, che stiano facendo riscaldamento, che stia mettendo la divisa o tirando i liberi. L’obiettivo è vivere quello che sta succedendo nel modo più lucido possibile. Questo lavoro non è il discorso motivazionale, anzi, è l’opposto: i giocatori a questo livello non funzionano in questo modo. L’idea è di scoprire per ciascuno di loro cos’è la cosa che li mette in condizione di esprimersi al meglio, e ognuno ha la sua. Sono dei professionisti, e la sfida, per noi come gruppo di lavoro è trovare un equilibrio tra soddisfare i giocatori al livello personale e a livello di squadra».

«Il lavoro più efficace è quello che si fa durante la settimana, la routine pre-gara non ha senso smontarla. Alcuni di loro chiedono di fare del lavoro specifico che magari dura quindici minuti, un esercizio per svuotare la tensione o per cercare di mettere la motivazione al punto giusto».

«Sicuramente in Italia non è una figura molto diffusa quella del mental coach. In ogni franchigia NBA il livello di accesso alla squadra dipende dall’allenatore, ma culturalmente è parte dello sviluppo del giocatore: fanno tecnica, pesi e fisioterapia, e questa parte si aggiunge allo schema di sviluppo. Gli americani hanno una propensione maggiore, per loro è più parte dell’allenamento». 

Sul progetto Varese Sports & Entertainment: «Mi sento di dire che questo è un tentativo e un’iniziativa che nasce dalla visione di Luis di provare a rendere il contesto sportivo tendente all’equilibrio economico finanziario. Varese Sport & Entertainment è il veicolo attraverso il quale questa cosa potrebbe essere possibile. Non vuol dire che ciò successo negli ultimi anni non andava bene, anzi, semplicemente è un tentativo di fare business nel senso migliore del termine. Il proposito è rendere il prodotto una cosa che si automantiene».

Qui sotto il video della puntata integrale.

Lorenzo D'Angelo


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