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Eventi | 15 novembre 2023, 13:09

Varese, l’arte e il femminismo: all’Università dell’Insubria una mostra sulla “rivoluzione rosa” degli anni Settanta

«Il Gruppo Immagine: una storia di artivismo femminista da Varese alla Biennale di Venezia», visitabile fino all’8 marzo negli spazi del Rettorato, ospita opere di Milli Gandini, Mariuccia Secol, Mirella Tognola, Mariagrazia Sironi, Silvia Cibaldi e Clemen Parrocchetti. All’inaugurazione interventi del curatore Massimiliano Ferrario e dei professori Andrea Spiriti, Laura Facchin, Barbara Pozzo e Paola Biavaschi

Varese, l’arte e il femminismo: all’Università dell’Insubria una mostra sulla “rivoluzione rosa” degli anni Settanta

Varese, l’arte e il femminismo, una storia avvincente, d’avanguardia, ma poco conosciuta. Prosegue l’attività espositiva dell’Università dell’Insubria, dove è stata inaugurata oggi, negli spazi del Rettorato, la mostra «Il Gruppo Immagine: una storia di artivismo femminista da Varese alla Biennale di Venezia», organizzata dal Centro di ricerca sulla Storia dell’arte contemporanea del Dipartimento di Scienze umane e dell’innovazione per il territorio e visitabile fino all’8 marzo, con ingresso libero dal lunedì al venerdì, ore 9-18.

La mostra è a cura di Massimiliano Ferrario, con la collaborazione dei professori Andrea Spiriti e Laura Facchin, e si inserisce nel calendario delle celebrazioni per i 25 anni dell’Ateneo. Protagonista è il Gruppo Femminista Immagine di Varese, tra i primi collettivi italiani composti da sole artiste chiamate ad animare l’acceso dibattito socio-politico e culturale sviluppatosi degli anni Settanta.

All’inaugurazione hanno partecipato i curatori, le artiste Mariuccia Secol, Mariagrazia Sironi e Silvia Cibaldi, il rettore Angelo Tagliabue, il direttore generale Marco Cavallotti, e due docenti dell’Ateneo in prima linea per le pari opportunità: Barbara Pozzo, che è anche delegata del rettore, e Paola Biavaschi, che hanno sottolineato l’importanza di questa iniziativa per la riflessione sui diritti delle donne in generale, oltre che nel contesto della città di Varese e dell’arte.

Il Gruppo Femminista Immagine è nato nel 1974 per volontà di Milli Gandini, Mariuccia Secol e Mirella Tognola e poi si è ampliato con le adesioni di Mariagrazia Sironi, Silvia Cibaldi e Clemen Parrocchetti. Un movimento che si è caratterizzato per l’impegno sul doppio fronte della militanza civile e della riflessione artistica, nella battaglia per la ridefinizione del ruolo della donna, a partire dalle istanze connesse al lavoro, alla famiglia e alla maternità.

«Abbracciando questi ideali – spiega Andrea Spiriti, professore ordinario di Storia dell’arte moderna e delegato del rettore per la valorizzazione dei beni culturali dell’Università  dell’Insubria – le esponenti di Immagine affermano la loro convinta adesione al valore fondante della “seconda ondata femminista”: la fiera rivendicazione del primato della differenza di genere a scapito del richiamo all’uguaglianza, tratto distintivo della prima fase del fenomeno (metà XIX-anni Cinquanta del XX secolo), quella del cosiddetto femminismo classico».

«Un obiettivo – prosegue Massimiliano Ferrario, docente di Storia dell’arte contemporanea – capace di porre in correlazione, all’interno di un clima pluralista e variegato, Varese con altri centri urbani della Penisola, da Roma a Milano, da Padova a Napoli, particolarmente ricettivi nei confronti del clima di lotta innescatosi. Questa circolarità di rapporti è alla base di una nutrita serie di presenze del Gruppo Immagine a eventi di approfondimento, conferenze pubbliche, performance ed esposizioni, culminata nella partecipazione, nel 1978, alla XXXVIII edizione della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia».

Conclude Laura Facchin, docente di Storia sociale dell’arte: «Se gli ultimi decenni vedono, in Italia e all’estero, il netto intensificarsi di studi e di mostre sul tema della dialettica arte-femminismo negli anni ‘70, solo sporadica e incompleta è la menzione della storia del sodalizio varesino, protrattasi sino alla metà del decennio successivo. Ed è proprio la finalità di ricostruire le tappe salienti di una vicenda che coniuga arte e militanza, creatività e dissenso, a caratterizzare questa esposizione».

La mostra è strutturata in tre macro sezioni: una prima (1974-1977) rivolta all’indagine dell’operato del Gruppo dall’istituzione agli anni di più accesa azione a sostegno del network The International Wages for Housework Campaign (IWFHC); una seconda (1978) coincidente con la maturazione della volontà di «diventare famose» e  di confrontarsi, nel prestigioso teatro della kermesse lagunare, con i colleghi uomini; un’ultima (1979-1988) dedicata alle esperienze più tarde del collettivo, progressivamente ridefinitosi in funzione dell’autonomia delle singole ricerche, che molto devono alla comune esperienza della lotta di genere.

La mostra «Il Gruppo Immagine: una storia di artivismo femminista da Varese alla Biennale di Venezia» è accompagnata da un catalogo scientifico, a cura del Crisac e pubblicato da Editris, e sarà visitabile fino all’8 marzo, con ingresso libero dal lunedì al venerdì, con orario continuato 9-18.

c.s.

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