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Territorio | 09 settembre 2023, 07:50

L'addio di Lavena Ponte Tresa ad Antonio Mastromarino: «Ricordarlo è come rievocare la storia degli anni 70 del nostro territorio di frontiera»

Si sono svolti venerdì i funerali dell'ex assessore, scomparso all'età di 90 anni e padre dell'attuale sindaco Massimo Mastromarino. Le parole commosse di Pasquale D'Agostino: «Ha contribuito con il proprio lavoro a far crescere la comunità di questo paese e allo sviluppo di questa macroregione prealpina e alpina»

Antonio Mastromarino

Antonio Mastromarino

Si sono svolti venerdì i funerali di Antonio Mastromarino, ex assessore del Comune di Lavena Ponte Tresa dal 1971 al 1981, padre dell'attuale sindaco Massimo e scomparso alcuni giorni fa all'età di 90 anni. (LEGGI QUI)

A ricordarlo commosso durante le esequie l'attuale assessore ai Servizi alla Persona Pasquale D'Agostino, di cui riportiamo l'intervento qui di seguito:

«Ricordare Antonio Mastromarino oggi è un po’ come rievocare la storia degli ultimi 70 anni non solo di Lavena Ponte Tresa ma di tutto il nostro territorio di frontiera, è celebrare un nostro concittadino che con il suo impegno nell’ambito professionale, amministrativo e associativo ha contribuito a far crescere la comunità di LPT ed è come rivivere anche la storia delle centinaia ,che negli anni sono diventate decine di migliaia di persone che come lui dalla metà degli anni 50 del secolo scorso, da ogni parte d’Italia, sono approdati qui a Lavena Ponte Tresa e oltre confine in Svizzera, contribuendo con il proprio lavoro allo sviluppo di questa macro regione prealpina e alpina che oggi chiamiamo Regio Insubrica.

Aveva più o meno l’età dei sui nipoti Marco e Matteo, era poco più che ventenne, quando nel lontano 56 dalla sua Montemarano, in Irpinia, per necessità dovette come tanti altri italiani e italiane emigrare qui e, lasciati gli affetti più cari e la propria famiglia, prese anche lui la sua valigia di cartone , la riempì con la sua professionalità, la sua onestà, la sua caparbietà, la sua voglia di lavorare e soprattutto con la sua voglia di dover sempre fare qualcosa, desiderio che a volte diventava bramosia, che lo ha accompagnato per tutta la vita e che quattro giorni fa se l’è portato via.

Antonio dal 1956 ha lavorato dapprima in Svizzera come muratore per quasi un decennio trasferendosi poi a Lavena Ponte Tresa a metà degli anni 60 aprendo un’attività in proprio di imprenditore edile, come fecero i Belotti, gli Spina e tanti altri.

E fu qui a Lavena Ponte Tresa che conobbe la signora Silvana, anche lei immigrata veneta che divenne sua moglie e con la quale ha fatto crescere la splendida famiglia di oggi. Allora erano anni difficili, molto difficili, di sacrifici, di privazioni e anche di umiliazioni se si pensa che non venivano concessi facilmente alloggi in affitto se a richiederlo era un meridionale.

In quegli anni in Svizzera c’era un grande fabbisogno di manodopera e ci fu un importante flusso migratorio dal resto d’Italia tanto è che la sola comunità di Lavena Ponte Tresa passò da poco più di 1300 abitanti a inizio anni 50 agli oltre 4000 alla fine degli anni 60.

Governare, amministrare i profondi cambiamenti e i nuovi bisogni di tutti i residenti più che triplicati, furono le grandi sfide che aveva di fronte chi amministrava il comune di Lavena Ponte Tresa in quegli anni: era necessario pianificare e realizzare importanti opere infrastrutturali, viarie, nuovi servizi che le trasformazioni sociali esigevano ma che richiedevano cospicui finanziamenti.

Conscio di questa realtà, all’inizio degli anni 70 si lasciò coinvolgere da un altro Antonio, il maestro Sanna, poi diventato cavaliere, a far parte di quella squadra , che vide tra gli altri il Rossetti il Currò, per citarne solo qualcuno, e che con diversi avvicendamenti portò Sanna amministrare LPT per i successivi ventisette anni. Forte della sua esperienza in ambito edilizio, il nostro Antonio dedicò 10 anni della sua vita all’attività amministrativa del suo nuovo Paese, lavorando dal 71 all’81 all’assessorato ai lavori pubblici.

Bisogna ricordare inoltre che fu quella compagine amministrativa che riuscì ad ottenere nel 74, dopo anni di lavoro, il cosiddetto ristorno dei frontalieri che ha permesso e consente ancora oggi a tutti i comuni di frontiera di disporre di quelle risorse finanziarie necessarie a realizzare tutte quelle opere infrastrutturali di cui il Comune abbisognava e che permettono ancora oggi di finanziare gran parte delle opere pubbliche.

Finita l’esperienza amministrativa si dedicò a un’altra sua passione, il calcio , tanto da diventare il primo presidente della CSI e continuò ovviamente la sua attività professionale. In questo contesto, in ambito familiare, intanto veniva educato e cresceva suo figlio Massimo. E di quello che quest’ultimo sarebbe diventato l’ha sicuramente inorgoglito, ma era quando parlava delle sue figlie Silvia e Federica che gli si illuminavano gli occhi, così come quando si nominavano i nipoti Marco e Matteo. A me piace ricordarlo come una persona sempre operosa, ostinata, attiva, e instancabile nonostante i limiti imposti dai suoi 90 anni.

Antonio, nessuno potrà affermare che tu non abbia speso i tuoi talenti: hai sempre seminato e operato bene, e hai raccolto tanto. Non riesci a vederla ma sicuramente potrai sentirla ancora: la tua Lavena Ponte Tresa ti saluta e ti abbraccia»

Redazione

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