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Basket | 30 marzo 2023, 17:00

I "veri" numeri di Varese: ritmo, attacco, difesa, assist e rimbalzi visti con la lente delle analytics

Le cifre della Openjobmetis sono sotto gli occhi di tutti, ma per renderle ancora più precise è necessario fare un passo in più nella comprensione di quello che succede in campo. Luca Cappelletti, analista della squadra biancorossa, ha esposto a L’Ultima Contesa i dati delle cosiddette "statistiche avanzate" relative a diversi aspetti del gioco

Matt Brase, coach della Openjobmetis Varese (foto Fabio Averna)

Matt Brase, coach della Openjobmetis Varese (foto Fabio Averna)

Che il modo di giocare della Pallacanestro Varese 2022/2023 sia salito alla ribalta è ormai un dato di fatto, a causa del suo approccio americaneggiante imposto dal duo Luis Scola-Michael Arcieri e messo in campo da coach Matt Brase, un trio di nomi con un background tecnico formatosi oltreoceano, dove i numeri hanno un'importanza siderale applicati allo sport.

Quelli di Varese sono sotto gli occhi di tutti: a partire dai punti segnati, delle triple tentate e così via… Ma proviamo a fare un passo in più. E proviamo a farlo con l'aiuto di Luca Cappelletti, l’analista della Openjobmetis che è intervenuto in trasmissione a L’Ultima Contesa lunedì (leggi QUI), dando un quadro chiaro e fondamentale di come le analytics (o statistiche avanzate per dirlo in italiano) aiutino a capire meglio le statistiche "pure" offerte da LegaBasket e diano un riscontro assai più preciso di quello che succede entro i 28x15 del parquet.

Occorre fare un’imprescindibile premessa: l’unità di misura su cui si basano le analytics è fondamentale. Si è sempre utilizzata la partita come standard, ma i 40 minuti sono diventati un campione troppo vago, a causa della miriade di fattori che li contraddistinguono. Si è cercato così un range che restituisse un dato molto più preciso, e lo si è trovato nel singolo possesso.

Tutto ciò che accade ogni volta che si ha la palla in mano, quindi, viene utilizzato come intervallo per analizzare meglio la prestazione delle squadre. Le medie "a partita" vengono perciò viste come superate, o addirittura inutili.

Detto questo, le prime tre voci statistiche di cui ci si è occupati di analizzare a L’Ultima Contesa sono state il pace, l’offensive rating e il defensive rating.

Che cos’è il pace? Altro non è che il numero di possessi che una squadra gioca in una partita. In soldoni, quanto si corre, quanto si va veloce. La media dei campionati europei si assesta tra i 70 e i 74 possessi a partita.

In questi termini il riscontro che dà l’occhio è lo stesso che le analytics restituiscono: nel campionato italiano Varese è non prima, ma primissima in questa classifica. Il dato dice che la Openjobmetis gioca 80,3 possessi a partita. Tra la seconda (Treviso) e l’ultima (Reggio Emilia) ci sono soltanto tre possessi di differenza: si va dai 74,5 dei trevigiani ai 71,1 della Unahotels.

Passiamo all’offensive rating, ossia i punti segnati in rapporto a 100 possessi (finiscano essi non necessariamente con un tiro, ma anche con una palla persa), e non in rapporto ai 40 minuti di una partita. Il concetto che sta alla logica è "se vado più veloce ho più possessi per segnare". Il dato dei punti a partita dice che «Varese è l’attacco numero uno del campionato, ma questo è perché gioca molti possessi in più degli avversari» ha affermato Luca Cappelletti.

E andando ad analizzare l’offensive rating delle sedici squadre di Serie A, si scopre che Varese non è il "vero" primo attacco del campionato, ma si assesta a un comunque buonissimo quarto posto (con 113,2 punti su 100 possessi), dietro SassariBologna e Pesaro.

Stesso identico discorso per la definizione di defensive rating, che è quindi il dato indicatore dei punti subiti sui 100 possessi. Qui Varese (che nelle statistiche tradizionali, ovvero i punti subiti tout court, risulta essere la peggior difesa) è tredicesima a 113,7, tre posizioni più in altro rispetto all’ultimo posto del dato su partita, viziato anch’esso dall’alto numero dei possessi della squadra di Brase.

Va fatta qui una riflessione. Nel basket moderno sono ormai gli attacchi a "fare la partita", grazie al cosiddetto "sistema Morey", che ha portato il processo di selezione dei tiri a un livello altissimo, mettendo quindi in maggiore difficoltà le difese avversarie.

Il concetto non cambia se si va ad analizzare il numero di assist, anch’esso quindi proiettato sul campione dei 100 possessi: Varese è seconda nella classifica "normale", mentre è settima nella graduatoria delle assistenze sul centinaio di giochi, con 20,4.

Per i rimbalzi, invece, la statistica avanzata calcola le carambole tirate giù in rapporto a tutte le disponibili. Nel caso di Varese più possessi significa più tiri (sbagliati in questo caso, anche dagli avversari) e quindi più opportunità di rimbalzo. Per questo la Openjobmetis è terza nella statistica assoluta, ma in rapporto alla percentuale dei rimbalzi disponibili è penultima, davanti alla sola Napoli.

Per concludere, tutto ciò che può essere applicato alle squadre può essere fatto sui giocatori. A questo proposito il dato che spicca all’occhio è il primo posto di Willy Caruso nella classifica dell’offensive rating (che nel caso dei singoli giocatori è frutto di un complesso calcolo che tiene conto di punti, assist, rimbalzi offensivi, tiri liberi e altro). Una statistica che, come ha spiegato Luca Cappelletti, avvantaggia i lunghi, ma che vede comunque Colbey Ross e Markel Brown alla posizione 20 e 21.

Questo perché, statistiche avanzate o meno, l’attacco della Openjobmetis funziona. E quello che sta facendo la differenza quest’anno non sono solo i numeri in sé, ma l’uso che ne viene fatto dallo staff e gli accorgimenti che ne scaturiscono. Insomma, tutti i numeri passano dall’eye-test, ovvero quello che l’occhio, alla fine, vede durante la partita.

Lorenzo D'Angelo


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