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Busto Arsizio | 15 dicembre 2022, 20:25

La storia dietro l’angolo: alla Rodolfo Comerio, recuperata una “macchinina”

Linee d’altri tempi e colore squillante: Carlo Comerio ripercorre una storia fatta di velocità, innovazione, affetto e bellezza

Carlo comerio presenta l'auto restaurata

Carlo comerio presenta l'auto restaurata

Profumo d’officina, colori squillanti, bellezza. Sono le note suonate alla “Rodolfo Comerio”, storia industriale iniziata nel 1878, oggi fra i leader tecnologici a livello mondiale nella progettazione e realizzazione di linee di calandratura per la produzione di film di materie plastiche e gomma. Ma il successo commerciale si accompagna alla storia che non ti aspetti: fai due passi alla Comerio e la storia è lì, vicino a casa tua. Ha le sembianze di un’auto sportiva, di un regalo.

Quello fatto da un padre, Rodolfo, ai figli. Quello che Carlo ed Enrico Comerio rievocano con affetto e ammirazione. Dalla passione per i motori (il mezzo ha un'anima Lambretta) e dall’amore per la famiglia, nacque un’auto. Poi altre 11. Auto fatte per correre, auto sportive, prodotte fino a creare una sorta di scuderia. Capolavori, nel tempo, dispersi. Fino a un ritrovamento. Partenza da un’immagine apparsa su una rivista specializzata. Il riconoscimento, il recupero, il restauro. Una ricerca, forse inconsapevole, durata 56 anni. E la necessità di tornare alla bellezza originaria.

«Era una macchinina – minimizza, ma orgoglioso, Carlo Comerio - che raccoglieva le innovazioni dell’epoca post bellica. La abbiamo portata nel centro della nostra fabbrica, insieme a tutti i nostri dipendenti». Comerio guarda all’auto (con lui c’è anche la vicepresidente di Regione Lombardia, Francesca Brianza) e un po’ la chiama “pezzo di storia dell’automobilismo”, un po’ la definisce, di nuovo, “macchinina”.

Starà lì, in officina. I dipendenti della Comerio la vedranno, entrando in turno. Ne saranno orgogliosi. Comerio: «È un simbolo della nostra innovazione, un segnale di buon augurio per noi. E per l’Italia». Finale? «Buon Natale a tutti».

Stefano Tosi

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